Irpef 2022, si taglia: il Governo vara la rivoluzione delle aliquote

Il Governo Draghi mette mano all’Irpef cosi come era stato ampiamente anticipato. L’esecutivo fa sul serio e si vede.

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Il Governo stavolta fa sul serio e decide di abbassare le tasse sulle retribuzioni. Un disegno in realtà ampiamente anticipato, un atto dovuto nei confronti dei lavoratori dipendenti, tra i più soffocati in Europa per il cuneo fiscale troppo pressante, per una tassazione sulla retribuzione che ormai aveva raggiunto dei valori quasi non giustificabili. La rivoluzione è insomma appena iniziata. Oggi i lavoratori possono insomma sperare di guadagnarci anche dal provvedimento adottato dall’esecutivo, anzi con tutta probabilità sarà cos. Oggi si apre una nuova pagina per quel che riguarda questo specifico contesto.

Il progetto del Governo tende ad abbassare da 5 a 4 gli scaglioni dell’Irpef oltre che a ridurre alcune aliquote. La riduzione delle aliquote considerati i tratti di una imposta come l’Irpef porterà ad una circoscrizione delle percentuali di trattenuta, di conseguenza, per forza di cose si andrà verso una diversa concezione dell’intero impianto fiscale. Il lavoratore, almeno in teoria, dovrebbe giovarne in ogni caso. L’Irpef, che nel nostro paese è praticamente obbligatoria su ogni reddito si manifesterà, per cosi dire cosi come in precedenza al 23% sui redditi fino a 15, al 25% per redditi da 15 a 28mila euro, 35% per redditi da 28 a 50mila euro e 43% per redditi sopra i 50mila euro.

Irpef 2022, si taglia: vantaggi per gli stipendi medio alti

Una fetta di lavoratori, nemmeno poi tanto poco consistente, trarrà vantaggio sicuramente più di altri dalla riforma in questione. La fascia di reddito medio alto dovrebbe  sulla carta portare a casa il risultato migliore. In ogni caso a guadagnare dalla nuova iniziativa dell’esecutivo dovrebbe essere anche le fasce di reddito più basse con qualche centinaia di euro in busta paga considerato il fatto che la no tax area dovrebbe salire dai 4mila ai 5.500 euro per gli autonomi, per i pensionati da 8.130 a 8.500 euro e per i dipendenti invece resterà invariata a 8.145 euro.

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In quest’ottica il vecchio bonus Renzi dovrebbe essere assorbito dalle iniziative della riforma in atto nel settore ella pressione fiscale sulle retribuzioni. Una misura che quindi andrebbe a contenerne un’altra che tanto era piaciuta agli italiani, che tra l’altro sarebbe passata da 80 euro mensili a 100 euro. I lavoratori insomma finalmente sorridono per un Governo che si impegna su fronti prima inesplorati dai precedenti esecutivi. La certezza della linea guida, la sicurezza nello stabilire i propri obbiettivi ed una classe, quella dei lavoratori sempre e comunque da tutelare.

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