Legge 104 | L’assegno di invalidità cambia di nuovo: e l’aumento dal 74% al 100%?

Nuovi cambiamenti per l’assegno di invalidità che permette l’erogazione anche se si lavora, ancora in attesa l’aumento per gli invalidi con una percentuale dal 74% al 99%. 

Assegno di invalidità torna cumulabile con i redditi da lavoro
Assegno di invalidità torna cumulabile con i redditi da lavoro

L’assegno di invalidità è al centro dell’attenzione, l’INPS lo scorso ottobre ha pubblicato un messaggio (n. 3495/2021) che negava il diritto di qualsiasi attività lavorativa anche l’interessato rientrava nei limiti di reddito. L’Istituto si era adeguato all’orientamento della Corte di Cassazione facendo riferimento a due sentenze specifiche. Ieri, l’Istituto ha pubblicato un nuovo messaggio (n. 4689/2021) che ribalta il messaggio precedente e permettendo anche a chi lavora di percepire l’assegno in base al limite reddituale prevista dalla normativa.

Legge 104 | Assegno invalidità cambia di nuovo ma l’aumento dal 74% al 100%?

L’Istituto con il messaggio n. 4689 del 28 dicembre 2021 ribalta il precedente messaggio, stabilendo che l’assegno di invalidità erogato agli invalidi civili che hanno un’invalidità compresa tra il 74% e il 99% spetta anche in presenza di un’attività lavorativa. Il messaggio INPS è stato pubblicato in seguito all’entrata in vigore del decreto legge n. 146 dell’anno 2021 del 21 dicembre 2021.

La normativa precisa che l’invalido che percepisce l’assegno di invalidità può svolgere un’attività lavorativa nei limiti di reddito annuo personale, inferiore a 4.931 euro. Nel messaggio si legge che le domande presentate e non accolte in virtù della precedente interpretazione INPS, saranno riesaminate direttamente d’ufficio in autotutela secondo le nuove disposizioni normative.

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Aumento pensione di invalidità dal 74% al 99%: a che punto siamo?

Resta ancora aperta la questione sull’aumento pensione di invalidità per coloro che hanno una percentuale invalidante dal 74% al 99%. In effetti, l’aumento c’è stato, il cosiddetto “incremento al milione” ma solo per coloro che hanno un’invalidità totale al 100%. Pensione invalidità dal 75% al 100%: quanto è importante il bonus sui contributi

L’assegno di invalidità pari a 287 euro la mese (valore del 2021) può arrivare fino ad un massimo di 651 euro al mese. L’assegno è erogato per tredici mensilità ed è rapportato ai redditi personali. La prestazione spetta per invalidità civile totale, per sordità e cecità assoluta e ai titolari di inabilità totale. Possono percepire l’assegno coloro che hanno un’età uguale o superiore ai diciotto anni.

L’aumento è regolato in base ai redditi personali, nello specifico:

a) se il richiedente non è coniugato il reddito di riferimento è 8.469,63 euro;

b) se coniugato, il reddito del nucleo familiare di riferimento è 14.447,42 euro.

Nel calcolo del reddito sono da considerare tutti i redditi anche quelli esenti ai fini IRPEF.

Nella riforma pensioni, le associazioni di categoria, hanno presentato una proposta per estendere l’aumento “incremento al milione” anche ai disabili con invalidità dal 74% al 99%. Ricordiamo che tali percentuali invalidanti danno diritto all’assegno di invalidità, quindi, secondo le associazioni, si è creato un’ingiusta disparità di trattamento tra pensionati.

Si spera che tale adeguamento sia considerato nella manovra di Bilancio che è ormai agli sgoccioli per diventare definitiva.

Maggiorazione contributiva

Un altro aspetto da non sottovalutare che permette di accedere prima alla pensione è la maggiorazione contributiva riconosciuta agli invalidi con una percentuale dal 75% al 100%. Spetta a coloro che sono affetti da insufficienti mentali dovute a difetti sensoriali o funzionali, affetti da minorazioni congenite o acquisite, sordi  e invalidi di guerra e per causa di servizio presso P.A. o Enti locali. Precisiamo che per le “cause di servizio” la patologia deve rientrare nelle quattro categorie previste nella tabella A del Testo Unico delle pensioni di guerra.

La maggiorazione si tratta del riconoscimento di due mesi di contributi figurativi per ogni anno di lavoro prestato, per un massimo di cinque anni. Questi contributi sono utili ad anticipare la pensione ma non incidono sul valore dell’assegno pensionistico.

Fonte: Messaggio n. 4689 del 28 dicembre 2021

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