Lo spettro della Legge Fornero nel 2023, cosa pretendono i sindacati e come cambiare le carte in tavola

Con l’anno nuovo farà il suo ritorno la Legge Fornero “pura”. Si vedrà il pensionamento o al compimento dei 67 anni o raggiunti i 43 anni di versamenti contributivi. Intanto Anief chiede appello al Governo del futuro. La speranza è che chiunque vinca la tornata elettorale si dia da fare affinché si eluda quest’ecatombe.

legge fornero
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L’improvvisa anticipazione delle elezione politiche che ora andranno in scena nel mese di settembre, scompagina i piani e le riforme nell’agenda del Governo Draghi. Tra i lavori sul tavolo del governo in uscita vi era proprio la riforma delle pensioni.

Ed è così che si intravede nuovamente lo spauracchio della Legge Fornero “pura”.

Lo spettro della Legge Fornero “pura”

Entro la conclusione di quest’anno, del resto, Quota 102 esaurirà definitivamente il suo breve corso. Salvo casi eccezionali e dell’ultimo secondo dell’Esecutivo che verrà, all’alba del 2023 ecco ripresentarsi la disposizione legislativa predisposta dal Governo Monti.

Questi i termini: si esce dal mondo del lavoro all’età di 67 anni, con la sola possibilità di anticipazione concessa ai pochi che saranno in grado di ostentare 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi (solamente uno in meno per le donne).

Si muovono i sindacati

Stando alla prospettiva di Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, non sarebbe concepibile uno scenario che dopo un decennio veda il ritorno alla legge Fornero, con la strada al pensionamento che si spalancherebbe solamente a partire dai 67 anni o con 43 di versamenti contributivi.

Il sindacato si rivolge direttamente al Governo che eromperà dai risultati delle elezioni settembrine, a prescindere del colore che avrà. Quello che si richiede è un lavoro ufficiale per modificare la riforma delle pensioni.

Sarebbero necessarie delle dispense per specifiche tipologie di lavoratori e per tutte le donne, partendo dalla ‘finestra’ per i lavoratori dell’Istruzione e della Formazione senza penalità, poiché è certificato come la sindrome da burnout divampi nel settore e come a 60 anni i dipendenti non possano essere vincolati a permanere operativi esponendosi a patologie solitamente importanti.

Il riscatto degli anni di studio

In questo senso , chiude il sindacalista autonomo, si chiede ancora una volta, in accordo con il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, l’opportunità di svincolare in maniera gratuita gli anni di formazione accademica, sulla scia di Stati come la Germania.

Si presuppone, senz’altro, un investimento di un certo tipo, circa 4 miliardi. Come spiega sempre Pacifico:

Il riscatto della laurea senza emolumenti andrebbe ad agevolare il turn over, che in comparti come quello della scuola è bloccato, oltre che per il mancato ritorno al doppio canale di reclutamento, proprio per l’età media avanzata del personale. Inoltre, si ridurrebbe fortemente la disoccupazione e l’ignobile record italiano dei Neet, i giovani che non lavorano e nemmeno studiano.

Sempre parlando di pensione, di recente e precisamente durante il 57° congresso Federspev, Marcello Pacifico, in veste di segretario organizzativo Confedir, ha affermato la necessità di immaginare assegni adeguati all’inflazione e liquidazione istantanea TFS/TFS e anticipazione di 365 giorni per le mamme.

Non solo, è fondamentale che per lavori gravosi e con elevati standard di burnout, si pensi a Scuola e Sanità, si ammetta l’uscita in anticipo, intorno ai 60 anni e senza detrazioni. In più si è ribadita l’importanza di andare oltre e abrogare la Legge Fornero dando spazio a Quota 100 o 102 “flessibile”.

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