Mutui, cambia lo spread tra tasso fisso, variabile e cap: come scegliere per pagare di meno

Se è possibile una nuova recessione in Europa sicuramente i prodromi si scontano già sull’economia reale; è il caso del costo del denaro, dei prestiti e quindi dei mutui.

Le banche centrali hanno avviato l’aumento dei tassi di interesse per rallentare l’inflazione. Per farlo sono obbligate a rendere più costosi i prestiti, colpendo negativamente anche la crescita economica.

Mutui, sale lo spread tra tasso fisso, variabile e cap

In questo contesto il mercato dei mutui inizia a sentire l’effetto delle decisioni prese la scorsa settimana dalla Banca Centrale Europea. L’aumento lungamente annunciato era teoricamente già scontato nelle scelte degli operatori.

L’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso IRS a vent’anni è passato dallo 0,6% di gennaio al 2,19% del 9 giugno; il livello più alto dal 2014. L’indice di riferimento dei tassi variabili resta invece ancora negativo. L’Euribor a tre mesi è pari a meno 0,3% con un aumento stimato a un valore positivo entro 12 mesi.

La differenza tra il Tan medio dei contratti a tasso fisso e variabile è destinata a restringersi nei prossimi mesi. Quest’ultimo infatti è pari al 1,08% contro il 2,24% di quello fisso, ma la domanda potrebbe presto ridursi; chi accenderà nei prossimi mesi un mutuo a tasso fisso vedrà interessi vicini al 3%.

Mercato dei mutui, cambia lo spread tra tasso fisso, variabile e cap

Al momento tutti gli interessi sui prestiti sono coinvolti dalla dinamica inflattiva; soffre così anche il debito pubblico con interessi da pagare che raggiungono oggi circa 60 miliardi di euro all’anno. Se le finanze pubbliche sono deboli e la crescita rallenta le conseguenze si riflettono sulla qualità dei crediti erogati e sulla domanda. Per ora il mercato dei mutui è rimasto abbastanza stabile nonostante l’aumento dei prezzi.

Tuttavia ora le politiche della BCE porteranno a un aumento dell’Euribor; per i creditori un modo per difendersi dalle incertezze potrebbe essere una surroga verso i mutui a tasso fisso o il ricorso a mutui a tasso variabile con cap. Questo impedisce a fronte di una spesa maggiore il superamento di una certa soglia di interessi.

Chi rischia di più in questo momento sono le famiglie che hanno in corso un mutuo variabile avviato da poco tempo. Tra questi gli under 36 che hanno ottenuto nel 2021 condizioni di favore tramite il decreto sostegni; oltre la metà degli acquisti nel primo trimestre dell’anno sono state rese possibili da un finanziamento bancario. Il provvedimento è stato di fatto efficace nel trainare il mercato aumentando oggi il rischio di insolvibilità di chi ha deciso di esporsi contando su condizioni che potrebbero non più continuare a essere garantite.

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