Peggiora l’aspettativa di famiglie e imprese italiane sul corso dei prossimi mesi. Lo rivela il dato sulla fiducia dei consumatori.
A ottobre come si poteva immaginare, considerate le tendenze di aumenti generalizzati nel costo della vita, si attenua la fiducia dei consumatori per l’economia.
![acquisti consumatori](https://www.trading.it/wp-content/uploads/2022/10/acquisti.jpg)
La dinamica negativa in sinergia con il conflitto in Ucraina non poteva non portare pessimismo tra consumatori e aziende. La fiducia raggiunge il livello più basso da maggio 2013, proseguendo in calo dopo un periodo di ridimensionamento e poi stasi fino a giugno 2022.
La recessione per i primi sei mesi del 2023 è stata pronosticata anche dalle stime del Fondo Monetario. Nel complesso si prevede un Pil in calo almeno dello 0,2% per il 2023. Ogni circostanza ha però modo di mutare considerando la rapidità con cui la fine del conflitto e l’intesa di pace con la Russia potrebbe riportare velocemente in crescita i listini e ridurre i costi di energia e inseguito ridurre la generale inflazione.
L’istat, tuttavia, al momento rivela nello specifico la preoccupazione dei consumatori per l’impossibilità sulla possibilità di risparmiare in futuro e quelle sull’opportunità di acquistare beni durevoli. Seguono a questo i giudizi in deterioramento sia sulla situazione economica personale sia su quella nazionale.
Il clima di fiducia delle imprese italiane
Forse peggiore l’aspettativa delle imprese; il clima di sfiducia è presente in tutti i comparti, in particolare nel commercio al dettaglio che segna un incremento da 110,5 a 108,7.
L’allarme delle associazioni non può arginare naturalmente quelle che sono dinamiche per lo più internazionali e fuori dal controllo economico del nostro paese. Il Governo è in grado per il momento di ridurre la pressione di caro vita e bollette; questo dipenderà dalla variazione dei prezzi e dalla capacità di spesa e di finanziamento del Governo.
Secondo Confesercenti il 68% degli italiani prevede di ridurre gli acquisti da qui a fine anno. Un tentativo di risparmio che metterebbe a rischio 5 miliardi di euro di spesa. Questo accade in un contesto in cui il potere d’acquisto si è comunque abbassato negli ultimi trent’anni, considerando i salari in calo e l’inflazione naturale.
La riduzione del cuneo fiscale può migliorare l’economia nel 2023?
L’Italia ha un carico assistenziale eccessivo rispetto agli investimenti indiretti per rigenerare il tessuto economico e produrre nuovi posti di lavoro. È un esempio il reddito di cittadinanza, riduce la quantità di persone che accedono al mercato del lavoro e pesa per sei miliardi all’anno che vengono sottratti in termini di imposte sui lavoratori.
Come il nuovo governo Meloni può far aumentare i salari netti? È possibile incidere sulla fiducia dei consumatori attraverso la percezione di un fisco meno oppressivo; si punta sulla decontribuzione, cioè la riduzione dei contributi sociali in busta paga. La percezione della ricchezza è correlata alla capacità di risparmio, questo genera ottimismo e propensione ai consumi che aumenta la disposizione positiva dell’economia.