Pensione con 20 25 o 35 anni di versamenti: si può, ma attenzione alle condizioni

Molti contribuenti non sanno che è possibile andare in pensione con 20 25 o 35 anni di versamenti, a patto che vengano rispettate specifiche condizioni.

La legge Fornero è la riforma pensionistica a cui attualmente devono fare riferimento i lavoratori italiani prossimi al pensionamento. Essa prevede la possibilità di ritirarsi dal lavoro a 67 anni di età con 20 anni di versamenti contributivi, a prescindere dal genere del lavoratore.

pensione con 20 25 o 35 anni
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Tuttavia, i lavoratori italiani hanno la possibilità di accedere anche ad altre misure di pensionamento, che rappresentano una deroga alla Riforma Fornero. Tali misure hanno lo scopo di agevolare il pensionamento anticipato di alcune categorie di lavoratori/contribuenti.

Per questo motivo è possibile andare in pensione con 20 25 o 35 anni di versamenti contributivi, a specifiche condizioni.

Pensioni con 20 25 o 35 anni di versamenti: diamo un’occhiata alle opzioni possibili

In attesa che il nuovo esecutivo dia delle risposte in merito alle misure di pensionamento anticipato per il prossimo anno, i lavoratori vicini al pensionamento sanno che, a partire dal 2023, occorrerà fare riferimento alla legge Fornero.

La riforma pensionistica attualmente in vigore fa riferimento ad un requisito anagrafico decisamente alto, ovvero il raggiungimento di 67 anni di età. La speranza, per molti lavoratori, è che il Governo Meloni possa quantomeno prorogare le misure di pensionamento anticipato accessibili fino al 31 dicembre 2022.

Ad ogni modo, sarà possibile andare in pensione con soli 20 anni di versamenti contributivi accedendo proprio alla Riforma Fornero. In questo modo, il lavoratore, sia di genere femminile che di genere maschile, potrà accedere all’assegno di pensionamento dopo 20 anni di carriera e, dunque, di versamenti contributivi obbligatori. Ciò vuol dire che il lavoratore può avere iniziato a lavorare anche a 47 anni.

Ad ogni modo, la riforma prevede, in caso di importo troppo basso, l’integrazione al minimo, ovvero a €525 al mese (nel 2022).

Tuttavia, per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal primo gennaio 1996, e che non hanno alcun versamento contributivo precedente alla suddetta data, è necessario soddisfare tre condizioni e, dunque, aver:

  • Raggiunto il sessantasettesimo anno di vita
  • Versato almeno 20 anni di contributi effettivi
  • Maturato un importo della pensione pari o superiore a 1,5 sociale erogato dall’INPS. Per il 2022 è necessario aver maturato una pensione mensile di almeno 702 euro.

Andare in pensione con 25 anni di versamenti

I lavoratori italiani prossimi al pensionamento hanno la possibilità di ritirarsi dal lavoro anche con 25 anni di contributi versati.

Considerando che l’ammontare del trattamento pensionistico equivale al 2% della retribuzione del lavoratore per ciascun anno di contributi, con 25 anni è possibile ricevere un assegno pensionistico pari al 50% della retribuzione.

Ad ogni modo, il lavoratore che ha maturato 25 anni di versamenti contributivi non ha la possibilità di accedere alla pensione anticipata ordinaria. Infatti, questa misura prevede il versamento di 42 anni per gli uomini e 41 anni per le donne.

Con 25 anni di versamenti contributivi è preclusa la possibilità di accedere alla misura conosciuta con il nome di Quota 102. Questa infatti richiede il raggiungimento di 64 anni di età e il versamento di almeno 38 anni di contributi.

Stesso discorso vale per l’Ape sociale, per la quale sono necessari almeno 30 anni di versamenti contributivi.

È dunque chiaro che le misure di pensionamento anticipato attualmente disponibili, non consentono di ritirarsi dal lavoro dopo soli 25 anni di versamenti contributivi.

Pertanto, il lavoratore ha due opzioni: accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria per la quali sono necessari 20 anni di contributi e 67 anni di età; la rendita integrativa temporanea anticipata.

Pensione con 20 25 o 35 anni di versamenti: c’è RITA

In quest’ultimo caso, ci stiamo riferendo alla misura conosciuta con l’acronimo Rita. Si tratta di un fondo previdenziale complementare al quale è possibile accedere effettuando almeno 5 anni di versamenti contributivi nel fondo. Il lavoratore che intende beneficiare di questa misura deve aver compiuto almeno 62 anni di età e aver versato almeno 20 anni di contributi in modo ordinario.

Tuttavia, in questo caso non si tratta di una pensione erogata dall’INPS ma di una rendita mensile che viene erogata dal fondo e ha lo scopo di accompagnare il lavoratore fino al compimento degli anni necessari per accedere alla pensione di vecchiaia.

Pensione con 35 anni di versamenti

Vi è poi la possibilità di accedere alla pensione con 35 anni di contributi versati. In tal caso, occorre fare riferimento a delle specifiche misure, come Opzione Donna, la pensione anticipata usuranti e Ape sociale.

Di fatto, con 35 anni di versamenti è impossibile accedere alla misura di pensionamento anticipato ordinario che richiede 40/41 anni di contributi e 64 anni di età.

Tuttavia, con Opzione donna è possibile ritirarsi dal lavoro con 35 anni di versamenti e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti o 59 anni per le lavoratrici autonome. Come è chiaro, questa misura è accessibile solo ai lavoratori di genere femminile.

In alternativa, è possibile accedere alla pensione anticipata usuranti per la quale occorre avere raggiunto 61 anni e 7 mesi di età per gli uomini 62 anni e 7 mesi di età per le donne. Anche in questo caso sono sufficienti 35 anni di versamenti contributivi e il raggiungimento di un quorum della quota 97,6.

Ad ogni modo, poter accedere a questa forma di pensionamento è necessario aver svolto uno dei lavori usuranti per almeno 7 anni negli ultimi 10 di servizio o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. Questa misura di pensionamento è indirizzata solo ai lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che del settore privato, che appartengono a specifiche categorie di lavoratori, così come indicato dalla legge.

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