Pensione: contributi non versati dall’azienda? L’Incredibile decisione dell’INPS

Quando la pensione è vicina i lavoratori eseguono il controllo dell’estratto conto, ma cosa succede se ci sono contributi non versati dall’azienda? 

Pensione: contributi non versati dall'azienda
Pensione: contributi non versati dall’azienda

L’amara sorpresa di molti lavoratori dipendenti è quella di non trovare i contributi, dovuti per legge, nell’estratto conto. Ma, non tutto è perduto, perché è possibile chiedere all’INPS l’applicazione del “principio di automaticità“. Questo principio, non sempre è applicabile in quanto è soggetto a prescrizione. Esaminiamo oggi cosa fare per non perdere il diritto ai contributi utili per la futura pensione.

Pensione: contributi non pagati dall’azienda?

Un Lettore si è rivolto agli Esperti di Trading.it in quanto ha scoperto che il datore di lavoro per un determinato periodo di due anni, non gli ha versato i contributi, si tratta del periodo svolto come apprendista. Chiede come può recuperare i contributi e non perdere due anni.

Poiché, parliamo di due anni all’inizio della carriera lavorativa, in questo casi i contributi non versati risultano prescritti perché sono trascorsi più di cinque anni dal momento in cui dovevano essere pagati. Quindi, il recupero dei contributi per la pensione non sono recuperabili. È possibile operare il riscatto a spese proprie, e serve a coprire i periodi non coperti da contribuzione. Pensione: attenzione alle brutte sorprese, alcuni contributi si devono riscattare

Per il recupero il lavorate deve dimostrare l’esistenza e la durata del periodo di lavoro secondo la legge 1338/196 all’a

LEGGI ANCHE>>>Pensione e servizio militare: come non perdere i contributi e aumentare l’assegno

Contributi non prescritti: scatta il “principio di automaticità”

La legge tutela il lavoratore anche quando il datore di lavoro non versa i contributi. Tuttavia è il dipendente che deve rilevare questa situazione, in tempo utile, e presentare denuncia all’INPS in modo che l’ente si attivi per la riscossione dei contributi.

Il termine della prescrizione dei contributi è di cinque anni, quindi, il lavoratore prima della scadenza dei termini deve inviare segnalazione all’INPS. Trascorso tale periodo i contributi cadono in prescrizione.

Quindi, il dipendente ha la possibilità di recuperare i contributi omessi e non prescritti, inviando denuncia all’INPS del mancato pagamento, corredando la denuncia dei documenti che comprovano il rapporto di lavoro. In questo caso, infatti, scatta il “principio di automaticità delle prestazioni” che garantisce comunque al lavoratore l’accredito dei contributi.

La lettera inviata dal nostro Lettore, ci dà l’occasione di ricordare a tutti di controllare periodicamente l’estratto contributivo e non solo quando si è prossimi alla pensione. L’INPS ha semplificato l’accesso al “cassetto previdenziale” con un App mobile che permette di tenere sotto controllo l’estratto conto, il cedolino pensione, le istanze presentate e tanti servizi utili.

Cosa fare se i contributi sono prescritti?

Nel caso in cui i contributi sono prescritti e non è possibile utilizzare il “principio di automaticità“, il dipendente può intraprendere tre azioni:

a) ottenere dall’INPS una rendita a carico del datore di lavoro, che serve a compensare il diritto alla prestazione;

b) agire legalmente contro il datore di lavoro per risarcimento del danno subito;

c) procedere con il riscatto dei contributi a proprie spese, pagando all’INPS le somme dovute dal datore di lavoro.

In riferimento alla rendita vitalizia sui contributi prescritti, in cui il datore di lavoro non può più assolvere all’obbligo contributivo, la legge concede una possibilità. In questi casi, infatti, permette che il datore di lavoro costituisca attraverso l’INPS una rendita vitalizia reversibile per il lavoratore pari alla quota della pensione o alla pensione totale, che sarebbe spettata al lavoratore in relazione ai contributi non versati.

Impostazioni privacy