Pensioni, il Governo chiude il cerchio e si concentra su due possibilità: quali sono

La Riforma pensioni è allo studio e i sindacati prendono posizione presentando due possibilità di pensionamento (a 62 anni o solo con 41 anni di contributi).

Anticipare la pensione
Anticipare la pensione a 62 anni o solo con i contributi

Tra le tante proposte in atto sulla Riforma pensioni 2022, i sindacati lanciano una proposta unitaria intitolata “Cambiano le pensioni adesso”. Da tempo CISL, CGIL e UIL chiedono di discutere sulla fine della pensione anticipata Quota 100 al 31 dicembre 2021. Infatti, lo scorso maggio hanno presentato un documento unitario con le proposte possibili per riformare il sistema previdenziale. Anche il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, nelle scorse settimane, aveva proposto una pensione a 62 o 63 anni ma calcolata con il sistema contributivo. Quindi, spostando così il sistema retributivo a partire dall’età pensionabile di 67 anni che da diritto all’accesso alla pensione di vecchiaia con venti anni di contributi. Diversa è l’idea dei sindacati inserita nel documento unitario, vediamo di cosa si tratta.

Pensioni, sono 2 le proposte da considerare secondo i sindacati

Nel documento presentato dai sindacati, si evidenzia la necessità di instituire maggiore flessibilità per l’accesso alla pensione, senza penalizzazione per i lavoratori con contributi prima del 1996. Inoltre, la pensione deve essere accessibile a partire dai 62 anni di età in poi. Oppure, con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Quest’ultima misura riguarda una promessa fatta già nel 2019 ai lavoratori di Quota 41, che chiedevano l’eliminazione di tutti i vincoli per aderire. Scure sulle pensioni, ritorno alle regole della legge Fornero: chi rischia?

In effetti, oggi per accedere alla Quota 41 bisogna perfezionare particolari requisiti. Nello specifico: 41 anni di contributi di cui almeno uno accreditato prima del diciannovesimo anno di età. Inoltre, il lavoratore deve far parte di una delle quattro tutele previste dalla normativa:

a) disoccupato dopo la fruizione dell’indennità NASPI;

b) disabile con una percentuale dal 74% in su;

c) lavoratore caregiver con convivenza da almeno sei mesi dall’atto della domanda;

d) lavoratori che svolgono mansioni faticose e pesanti (gravosi/usuranti).

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Limitare l’adeguamento della speranza di vita e il sistema contributivo

Le proposte continuano con la riduzione del sistema contributivo che, condiziona il diritto alla pensione e penalizza i redditi bassi. Poi, bisogna rivedere l’indice di adeguamento alla speranza di vita, che funge da doppia penalizzazione sulle pensioni. Questo perché agisce sia sul calcolo di trasformazione dei coefficienti sia sul requisito anagrafico e contributivo.

Inoltre, bisogna rafforzare i contratti di espansione e isopensione, permettendo l’accesso anche alle piccole aziende. Infine, sostenere con misure adeguate le categorie di lavoratori deboli con un allargamento delle categorie di lavori gravosi e usuranti, che comportano malattie professionali ed esposizioni a materiali nocivi.

In altre parole, nel documento unitario si evidenzia la necessità di maggiore tutela verso i lavoratori, con la possibilità di garantire una pensione a partire dai 62 anni di età, e per chi ha molti contributi accumulati (41 anni) può anche accedere fin da subito senza limite di età.

Al momento il Governo sembra in parte accogliere la proposta dei sindacati considerando la proroga dell’Ape Sociale e ampliando la platea dei beneficiari. In bilico anche la pensione anticipata Opzione Donna, che è stata bocciata dal rapporto OCSE, ma il Governo sembrerebbe favorevole alla proroga anche per il 2022.

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