Pensioni, chi è tagliato fuori dall’attuale logica di sistema

Di pensione si parla ultimamente ed anche tanto. Una parte di lavoratori, però, ne è tagliata completamente fuori.

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Pensione

In queste settimane si fa un gran parlare di pensioni. Questo succede perchè al momento c’è forte discussione sul sistema da adottare per i prossimi anni. Il Governo sembra intenzionato a pensionare prima del tempo, il gioco di parole rende perfettamente l’idea quel Quota 100 che sembrava la soluzione più opportuna solo qualche anno fa. Lo scenario che si prospetta per il prossimi anni sarà un continuo opportunistico tam tam tra modalità di pensionamento e classi generazionali. Si assisterà a vantaggi che aumenteranno, nel caso, esclusivamente in base all’età anagrafica del lavoratore in questione.

In tutto questo si fa avanti l’adozione della riforma Fornero, condizione che andrà a penalizzare, secondo molti, coloro i quali hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, anno in cui è entrato in vigore il sistema che prevede il calcolo contributivo rispetto a quello retribuito. Ciò che deriva da quel momento storico è un continuo modificare o proporre nuovi interventi con il rischio concreto di aumentare sempre di più l’età pensionabile. I lavoratori in tutta questa confusione continuano a vederci poco chiaro.

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Per quel che riguarda i cosiddetti Quota 0, cioè i lavoratori ai quali ci si riferiva prima che sono entrati nel mondo del lavoro dal 1996 non sembra esserci prospettiva alcuna. Il rischio concreto, analizzati una serie di fattori è quello di andare in pensioni da quasi settantenni. Altra classe assolutamente penalizzata è quella che ha iniziato a lavorare negli ultimi anni, gli attuali quarantenni, insomma. Per loro non esiste il briciolo di una qualche previsione. I vari momenti, al momento, o meglio fino ad ora non si sono mai realmente interessati alla cosa con il risultato di aver creato oggi una profonda incognita tra gli stessi lavoratori.

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Si prospettano mesi caldi per il Governo, alla ricerca di una soluzione che possa essere finalmente concreta. Le idee si rincorrono, da quelle che tendono ad anticipare l’età pensionabile anche per creare un aumento di nuovi posti di lavoro ed una gestione completamente diversa di tutto il sistema a quelli che invece spingono paradossalmente al pensionamento in età ancora più avanzata. La sintesi in questo caso è lontana dall’essere trovata.

Altro spunto interessante arriva dalla cosiddetta Opzione donna. In merito a tale tematica è di forte impatto la dichiarazione dell’ avvocato Celeste Collovati dello studio legale Direttissimo esperta in questioni previdenziali: “Ad oggi ancora la conferma dell’Opzione donna è in dubbio e qualora venisse prorogata, sarebbero comunque previste alcune modifiche. Fino ad ora con tale regime, possono uscire anticipatamente dal lavoro le lavoratrici dipendenti che al 31.12.20 hanno 58 anni d’età e 35 anni di contribuzione; oppure le lavoratrici autonome a 59 anni e sempre 35 anni di contributi versati. Da quanto sembra – ma ciò, ripeto, dovrà essere confermato e definito con la Legge di Bilancio ’22 – l’idea è quella di alzare la soglia anagrafica. Questo, sia per le lavoratrici dipendenti, sia per le autonome, rispettivamente a 59 e 60 anni che soddisfino tali requisiti al 31.12.2020″. La sintesi, cosi come anticipato, è lontana dall’essere trovata.

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