Luce, gas e benzina: sarà stangata, cosa succede dal 1° luglio

Negli ultimi 10 giorni il prezzo del greggio sembra avere interrotto la sua corsa rialzista, recuperando dai massimi raggiunti il 28 giugno a quota 76,6 dollari al barile, con un ritracciamento che ha portato le quotazioni a chiudere intorno ai 74,5 dollari.

Barile di petrolio su mappa

Le influenze che hanno condizionato l’ascesa del greggio sono molteplici, a cominciare dalla ripresa dell’economia globale agevolata dalla diffusione dei piani vaccinali, che con la sconfitta del coronavirus, potrà continuare a spingere la domanda nei prossimi mesi.

Nonostante questo, i prezzi rimangono comunque elevati e i rincari si stanno già scontando sull’economia, dal costo dei carburanti fino ai prezzi dell’energia, su cui contribuisce anche la ripartenza del settore produttivo e che andrà a influire sul costo delle bollette e di conseguenza sul consumatore finale.

Rincari per le utenze di luce e gas previsti per luglio

In Italia dal 1° luglio sono previsti rincari sulle bollette, che in base ai dati preliminari Arera sono stati stimati intorno al 12% per l’elettricità e il 21% per il gas, annullando in questo modo i risparmi registrati a causa della diminuzione della domanda nel 2020. Il petrolio in questo scenario gioca un ruolo fondamentale. Ogni mese infatti i membri dell’Opec si riuniscono al fine di concordare i livelli di produzione, l’ultimo incontro tenutosi a inizio giugno, non ha dato alcuna occasione agli investitori di modificare il sentiment sul lungo periodo. Il cartello ha infatti deciso di proseguire il ritmo produttivo concordato aumentando la produzione a luglio di 840 barili al giorno, questo compenserà in parte l’aumento della domanda di energia e carburante, senza tuttavia incidere in modo significativo sui prezzi del greggio.

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Quali sono le cause dell’aumento nel costo delle bollette in Italia?

In attesa dei dati ufficiali per quanto riguarda l’aggiornamento delle tariffe per luce e gas da parte dell’Autorità di regolazione per energia, in Italia l’incremento dei costi sta risentendo non solo dell’aumento dei consumi e del prezzo del petrolio, ma anche della scarsa diversificazione dell’offerta per un mercato dell’energia liberalizzato, la cui scarsa concorrenza e l’assenza di tutele potrebbe offrire prezzi a livelli che non si vedevano dal 2008 quando superavano i 10 cent€/kWh.

A incidere sul costo dell’energia, anche i rincari dovuti alle politiche ambientali dell’Unione Europea, che fanno scontare sulla sua produzione le tariffe sull’inquinamento ambientale, che hanno raggiunto i 55 euro per ogni tonnellata di Co2 emessa, il doppio rispetto alla fine del 2020.

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Le influenze sul prezzo dell’energia nello scacchiere internazionale

L’Arabia Saudita ha mantenuto con disciplina gli accordi con i resto dei paesi produttori per rispettare i limiti auto imposti mantenendo invariata la riduzione, che si attesta finora al 60% rispetto ai livelli precedenti il crollo della domanda, causati sul piano internazionale dai fermi produttivi. I limiti di una produzione, che negli anni precedenti si attestava intorno ai dieci milioni di barili di petrolio, ha fatto aumentare nell’ultimo mese il prezzo del future sul petrolio più del 10% con le dinamiche internazionali che sembrano promettere nuovi possibili aumenti.

A esclusione della ripresa della domanda spinta dai consumi a livello globale, le tensioni internazionali tra la Cina, l’Iran e gli Stati Uniti potrebbero portare a nuovi record il prezzo dell’oro nero. Al contrario c’è chi invece spera in un effetto sulla riduzione dei prezzi a luglio, dato dalla nuova riunione dell’OPEC che potrebbe prendere in considerazione la possibilità di nuovi fermi produttivi, a causa delle nuove incertezze sulla diffusione della variante Delta del coronavirus, che stanno riportando lockdown in alcuni continenti come in Asia e in Australia e che potrebbe causare problemi alla ripresa economica, almeno finché non sarà stata raggiunta l’immunità per almeno il 70% della popolazione. Questo potrebbe spingere i paesi produttori a modificare le proprie politiche e spingere i prezzi a ribasso almeno entro i 60 dollari al barile.

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