Prezzo petrolio: una serie di sanzioni che hanno colpito solo i consumatori, lo scenario reale è questo

Sono ancora ostinati gli sforzi dell’occidente di cercare di impedire la vittoria di Putin sull’Ucraina. Tuttavia alla luce dei fatti le sanzioni hanno effetti controproducenti.

Paradossalmente il fallimento delle sanzioni petrolifere contro la Russia porterebbe il prezzo a perdere circa il 30% del suo valore; un effetto che può essere superiore rispetto a quello costituito dalle sanzioni stesse.

sanzioni che hanno colpito solo i consumatori, lo scenario reale
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Uno dei fattori da considerare è che prima dell’invasione dell’Ucraina, l’Europa importava circa 2,7 milioni di barili al giorno di petrolio greggio dalla Russia e altri 1,5 milioni di prodotti petroliferi, principalmente diesel. Tuttavia, l’aumento del prezzo quasi del 100% ha ampiamente compensato il calo della domanda occidentale.

Dopo la riunione con i ministri della Difesa dell’Ue, l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ieri ha assicurato che “gli stati membri hanno abbastanza risorse per continuare a sostenere militarmente l’Ucraina. Le forniture di armi stanno facendo la differenza sul campo, con la Russia che ha perso il 15% delle sue truppe all’inizio della guerra.

Oltre a questo, l’amministrazione Biden è pronta a bloccare la capacità della Russia di pagare gli obbligazionisti statunitensi dopo la scadenza della prossima settimana. Questo equivale a sancire la fine dei finanziamenti per mezzo delle obbligazioni di Mosca. Gli Stati Uniti sperano di spingere così lo Stato russo vicino al default.

Una serie di sanzioni arrivate a un bivio: ecco lo scenario reale in Europa

La Commissione europea ha intanto presentato il RepowerEu per aiutare gli stati membri a mettere fine alla dipendenza dagli idrocarburi russi e a fronteggiare le conseguenze della crisi energetica. Il pacchetto dovrebbe stanziare 195 miliardi di euro a tutto vantaggio degli investimenti sulla sicurezza energetica e sull’efficienza dei singoli Stati membri.

Per quanto riguarda il petrolio Ungheria e Slovacchia continuano a essere contrari rispetto al bando del petrolio russo. Rispetto a questa materia prima i due Stati membri sono dipendenti, secondo i dati del 2021 dell’Agenzia internazionale per l’energia, rispettivamente per il 58% e il 96 percento dal petrolio russo.

Altri paesi europei che dipendono dal Paese sono la Repubblica Ceca per il 50% e la Bulgaria che dipende quasi completamente dalle forniture di gas da Gapzrom, e la sua unica raffineria è di proprietà del gigante petrolifero statale russo, Lukoil, che la rifornisce di oltre il 60% del suo fabbisogno totale di carburante. Questo rende molto improbabile una applicazione concertata ed efficace delle sanzioni petrolifere da parte dell’Unione europea.

L’Unione europea non ha più carte da giocare

A questo punto appare chiaro che l’Unione europea non ha più carte da giocare e deve attendere un graduale e lento decorso per la fine del conflitto. Questo continuerà a danneggiarla attraverso l’inflazione e in misura minore per il costo per il finanziamento della guerra. Gli italiani, intanto, si defilano quasi in silenzio mostrando l’intenzione di pagare effettivamente il gas in rubli.

In una nota Eni spiega come ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti di cui uno denominato in rubli. La società precisa che la decisione è stata “condivisa con le istituzioni italiane” ed è stata presa “nel rispetto dell’attuale quadro di sanzioni internazionale.

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