Reddito di cittadinanza 2022: quali rischi corre chi percepisce il sussidio, ma lavora in nero?

Il reddito di cittadinanza 2022 non può essere percepito da coloro che lavorano in nero, senza un regolare contratto. Pena: il carcere!

Il reddito di cittadinanza è un sostegno economico che il Governo eroga in favore delle persone che si trovano in una momentanea situazione di difficoltà economica. Lo scopo della misura è quella di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro e nel frattempo offrire un sussidio economico.

Reddito di cittadinanza
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Per questo motivo, la legge è piuttosto severa nei confronti di coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza 2022 pur non avendone diritto. Ci stiamo riferendo a coloro che falsano le autocertificazioni, dichiarando di avere un patrimonio mobiliare e immobiliare inferiore rispetto a quello realmente posseduto.

Vanno incontro ad un grosso rischio anche coloro che possiedono i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza, ma lavorano in nero. Ci stiamo riferendo alle forme di occupazione non regolamentate, ovvero che non prevedono un contratto tra lavoratore e datore di lavoro.

In questo caso, si verificano due illeciti: truffa ai danni dello Stato per aver percepito indebitamente l’Rdc e per lavoro irregolare.

C’è un altro caso in cui il percettore di reddito di cittadinanza rischia di finire in galera: mancata comunicazione all’INPS in merito alle variazioni della situazione reddituale.

Reddito di cittadinanza 2022: i rischi per i lavoratori in nero

Da quando il reddito di cittadinanza è stato introdotto, sono state individuate centinaia di persone che hanno percepito il sussidio pur non avendone diritto.

Lo Stato ha introdotto tale supporto economico per offrire un’opportunità a chi cerca lavoro, ma non riesce a trovarlo e nel frattempo fa fatica ad arrivare a fine mese.

Per questo motivo si è deciso di erogare un assegno mensile in favore dei lavoratori inoccupati, che si trovano in una determinata condizione reddituale e patrimoniale. Contemporaneamente, però, i centri dell’impiego lavorano per trovare occupazione ai percettori di reddito di cittadinanza.

Un gran numero di cittadini che possiede i requisiti per beneficiare del trattamento erogato dall’INPS, perpetua un reato molto grave, ovvero quello di truffa ai danni dello Stato.

Ci stiamo riferendo a quei percettori del reddito di cittadinanza che dichiarano di essere inoccupati, ma in realtà svolgono un lavoro irregolare.

Il problema del lavoro in nero

Il lavoro in nero è un reato ancora molto diffuso in Italia, soprattutto al meridione. I lavoratori in nero non risultano iscritti all’INPS e, dunque, non effettuano versamenti contributivi. Ma la cosa più grave è che non è assicurato all’INAIL. Pertanto, in caso di infortunio sul lavoro non potrà godere dell’assistenza offerta dal suddetto Ente.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha inasprito ulteriormente le sanzioni previste per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, ma lavorano in nero.

La corte suprema ha stabilito che nel caso in cui si configurasse un reato come quello sopra descritto, il lavoratore rischia oltre un anno di carcere.

In pratica, con queste nuove sanzioni è molto più facile andare in galera quando si prova a truffare lo Stato, intascando il reddito di cittadinanza e, contemporaneamente, lavorando in nero.

Lo stesso discorso vale anche nel caso in cui il percettore di Rdc non comunichi tempestivamente all’INPS la variazione della propria condizione economica.

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