Reversibilità, contributi fino a 655 euro: ecco a chi spettano e perchè

Pensione di reversibilità vuol dire assistenza, vuol dire in qualche modo conforto a chi resta solo, a chi non sempre è autonomo.

Pensione reversibilità
Pensione reversibilità (Adobe)

La pensione di reversibilità è un sostegno che scatta nel momento in cui un coniuge, o anche un figlio, resta solo per la perdita del genitore o del congiunto passato a miglior vita. Ci troviamo di fronte ad un sistema che in qualche modo prevede la possibilità di sostenere, qualora non ci siano altri redditi consistenti nel nucleo familiare al sostentamento del nucleo stesso. Negli ultimi tempi numerose misure hanno riguardato questo particolare tipo di pensione. Misure che hanno concesso la possibilità di vedere in alcuni casi anche gli importi mensili erogati dall’ente previdenziale.

Uno dei casi che spesso tengono con il fiato sospeso i cittadini coinvolti in questo particolare tipologia di condizione è quello in cui la vedova in questione, ad esempio, sia di fatto occupata o percepisca un’altra pensione in seguito a nuove dinamiche sopraggiunte. C’è da dire ad esempio che nel caso della quantificazione dell’importo ricevuto mensilmente, questo varia a seconda della composizione del nucleo familiare, più componenti portano ad un importo più alto. Di conseguenza tale importo può subire dei tagli se ad esempio un figlio termina il percorso di studi e trova lavora, quindi risulta regolarmente retribuito.

Pensione di reversibilità: tutte le varianti e le opportunità di variazione dell’importo mensile.

Quindi la variazione può altresì essere condizionata da un cambio della condizione del beneficiario, aver trovato un lavoro ad esempio, oppure aver maturato il diritto di andar in pensione. La variazione degli importi quindi dipende esclusivamente dalla presenza o dall’aumento di determinati redditi nel nucleo familiare. Altra variazione, quantificata in un importo unico annuale di massimo 655 euro può riguardare in vece particolari tipologie i contribuenti. Parliamo della cosiddetta quattordicesima che ad esempio può spettare ad una vedova che non abbia mai percepito reddito o che percepisca un trattamento pensionistico che non comprende la quattordicesima mensilità.

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La variazione della stessa quattordicesima mensilità è determinata a seconda della posizione contributiva, in questo caso, della vedova si va a considerare l’aspetto contributivo del soggetto. Con meno di 15 anni di contributi la variazione si assesterà su circa 440 euro. Nel caso invece di una situazione contributiva maggiore dei 25 anni complessivi, l’importo arriverà a toccare i 655 euro. Davvero niente male insomma anche se per una mensilità soltanto.

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