Riforma pensioni: quota 41 sarà il futuro? I dubbi di Fratelli d’Italia

La riforma pensioni 2022 continua ad essere una priorità inattuata oppure si vede all’orizzonte un programma di riforma davvero efficace?

I dubbi di FdI sull’applicazione di quota 41 confermano che il dibattito sulla previdenza prosegue senza essere vicino alla conclusione.

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Il dibattito sul futuro del sistema previdenziale in Italia continua a tener banco, oggi più che mai. In assenza di soluzioni concrete e formalizzate durante il Governo Draghi, ora che ci avviciniamo alle nuove elezioni politiche il tema delle pensioni 2022 e della correlata riforma è diventato centrale nella campagna elettorale. D’altronde, a ben vedere, non poteva essere diversamente.

Ecco perché alcune formazioni politiche stanno attentamente ponderando cosa dire e quali promesse fare agli italiani, in considerazione del fatto che c’è il rischio che queste appaiono fin troppo lungimiranti, se non addirittura irrealizzabili. Pensiamo ad esempio a quello che potrebbe essere un parziale ‘dietrofront’ di Fratelli d’Italia, ovvero il partito dato per favorito alle prossime elezioni del 25 settembre.

Il tema è in particolare quota 41 (anni di contributi) e su di esso questa formazione politica pare aver espresso ultimamente alcune perplessità e dubbi circa la sua possibile realizzazione. Con ciò però distaccandosi dalla linea della Lega che invece – come noto – spinge molto su quota 41 e su una riforma pensioni fondata su questo concetto.

Con Fratelli d’Italia al Governo vi sarà davvero il lancio di quota 41 o sarà piuttosto un addio? Proviamo a fare il punto della situazione in base alle notizie delle ultime ore.

Riforma pensioni 2022: Quota 41 e Fratelli d’Italia sono un binomio possibile?

Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fratelli d’Italia ma soprattutto responsabile del programma politico del partito, starebbe valutando se davvero si può parlare di attuazione e di fattibilità di quota 41, preservando al contempo i conti pubblici. Sarebbero in lui emersi alcuni dubbi di rilievo, i quali potrebbero incidere sia sulla campagna elettorale di FdI, sia sul programma nei mesi successivi alle elezioni politiche – qualora il centro-destra risulti vincitore.

Il dibattito è aperto e, se è vero che in molti stanno cercando soluzioni ed alternative per non tornare all’applicazione tout court della legge Fornero nel 2023, è altrettanto vero che il tempo stringe e che trovare la ‘formula magica’ per rinnovare l’assetto previdenziale in Italia si sta rivelando sempre più difficile.

C’è però chi nel partito continua a spingere verso questa soluzione, che incontrerebbe il favore non soltanto della Lega – ma anche dei sindacati. Vero è però che sul tema pensioni non si parla soltanto di questo: c’è anche la campagna di chi promette pensioni minime a 1.000 euro al mese (Forza Italia) e chi invece sollecita il potenziamento di Ape Sociale e Opzione donna. Insomma, tanti i temi sul tavolo ma non molti i punti di reale condivisione.

Pensioni 2022: il problema è l’applicazione pratica di quota 41 e i relativi costi

Proprio cosa vuole o vorrebbe fare Fratelli d’Italia appare argomento di interesse, considerate le previsioni di cui ai sondaggi. Se a ciò sommiamo la delicatezza e l’importanza dell’argomento riforma pensioni 2022, ben si comprende perché sia opportuno avere le idee un po’ più chiare sulla posizione di questo partito in merito a quota 41.

Ebbene, un altro noto esponente del partito, Walter Rizzetto, ha recentemente ribadito che il meccanismo di quota 41 ha ragion d’essere, specialmente se abbinato e combinato ad istituti che hanno riscosso un buon successo – quali Opzione Donna e Ape Sociale. La linea di ragionamento FdI indica che si tratta di strumenti di effettiva agevolazione e non di mero anticipo pensionistico: una sorta di pensionamento in senso stretto e non di misure ‘tampone’.

Ma il problema di fondo non è la flessibilità in uscita e l’introduzione o il potenziamento di misura che facilitino l’uscita dal mondo del lavoro e il (pre)pensionamento. La questione ruota sul come applicare queste idee al concreto. Proprio Fazzolari, responsabile del programma FdI, ha recentemente espresso perplessità sulle categorie cui riservare quota 41, alimentando un dibattito sulle pensioni che sembra non intravedere un approdo.

D’altronde secondo l’Inps il costo del provvedimento costerebbe all’Erario 18 miliardi di euro fino al 2025, cioè 6 miliardi l’anno. Perciò si tratterebbe anche e soprattutto di capire come fare a far quadrare i conti.

Secondo la leader FdI Meloni occorre trovare un equilibrio

Sul tema non poteva non intervenire anche Giorgia Meloni, chiedendo a tutti ponderatezza, prudenza ed equilibrio nelle valutazioni. La leader di Fratelli d’Italia intenderebbe sostenere la flessibilità – e dunque anche quota 41 – ma dandone priorità in particolare a coloro che hanno avuto e hanno una carriera lavorativa frastagliata. Ci si riferisce in buona sostanza alle persone che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e, dunque ai lavoratori che sono inclusi nel sistema del contributivo puro.

Insomma, parrebbe farsi largo un’idea di flessibilità selettiva anche in Fratelli d’Italia. Da un lato regole sulle pensioni più elastiche, ma dall’altro flessibilità soprattutto a favore di specifiche categorie di lavoratori (ad es. quelli che compiono attività gravose ed usuranti). Ciò potrebbe rendere la riforma pensioni sostenibile per le finanze dello Stato.

Concludendo, non resta però che attendere gli ulteriori dettagli sul programma elettorale di questo partito – e ovviamente anche degli altri – per avere maggior contezza delle soluzioni prospettate sul fronte riforma pensioni 2022.

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