La Russia ha tagliato più del 30% di gas, cosa succederà adesso e come peserà sulla bolletta

Parte l’escalation nella guerra del gas e la Russia risponde sul piano commerciale all’accerchiamento politico internazionale.

La Germania ieri ha accusato la Russia di usare l’energia come “arma” contro l’Europa, dopo che Gazprom ha tagliato una parte delle forniture.

La Russia ha tagliato più del 30% del gas

La situazione si sta inasprendo; il problema non è solo la riduzione delle forniture con l’ultimo dei punti di ingresso del gas che passa per l’Ucraina, ma anche l’annuncio di Gazprom della fine dell’uso del gasdotto chiave per l’Europa della Polonia.

Le sanzioni russe hanno colpito il gasdotto Yamal Europe che trasporta circa 33 miliardi di metri cubi di gas. Questa fonte di approvvigionamento rappresenta un sesto delle esportazioni russe all’Europa. Ieri la Russia ha annunciato sanzioni nei confronti di più di 30 società energetiche, tra cui la polacca Europol GAZ, proprietaria della parte polacca del gasdotto Yamal Europe, come ritorsione alle misure adottate dalle nazioni occidentali.

La Russia ha tagliato più del 30% del gas; la possibilità di nuovi aumenti è dietro l’angolo

A questo punto l’unico punto di accesso rimasto per l’approvvigionamento di gas verso l’occidente passa per l’Ucraina. Appare facile immaginare cosa possa succedere se vi fosse un incidente, o un attacco, all’unico punto di accesso rimasto aperto. Da qui il gas arriva in Germania, Austria, Italia, con un calo dei volumi che attualmente è stimato a circa il 30%.

Il forte aumento dell’inflazione in Europa influisce sulle decisioni circa il prossimo pacchetto di sanzioni. Il pericolo è quello che le conseguenze economiche diventino troppo difficili da sostenere per l’Ue; martedì Mario Draghi ha detto che le aziende europee saranno in grado di pagare il gas in rubli senza violare le sanzioni, apparentemente respingendo le linee guida dell’Unione europea in merito. Le compagnie europee hanno studiato per settimane il problema, soddisfare la domanda russa di pagamenti in rubli senza finanziare le casse statali russe.

I funzionari dell’UE sono titubanti; le aziende dovrebbero continuare a pagare in euro perché l’apertura di un conto bancario in rubli andrebbe contro le regole. Tuttavia, l’UE corre un grosso rischio, oltre a quello dell’interruzione della fornitura del gas, anche quello della credibilità politica. Nonostante da marzo l’Unione abbia respinto più volte la soluzione e il ricatto del pagamento in rubli delle forniture energetiche russe, le affermazioni di Draghi hanno mostrato per la prima volta in modo palese una falla nella coesione dei leader europei.

“Non c’è una dichiarazione ufficiale su cosa significhi violare le sanzioni”, ha detto Draghi durante una conferenza stampa mercoledì. “Nessuno ha mai detto nulla sul fatto che il pagamento in rubli violi le sanzioni”. “È un dato di fatto, la maggior parte degli importatori di gas ha già aperto il proprio conto in rubli con Gazprom”, ha aggiunto.

Come peserà sulla bolletta il taglio dell’afflusso di gas dalla Polonia

Polonia e Bulgaria sono gli esempi delle conseguenze del rifiuto dei nuovi termini sul pagamento del gas voluti da Putin. Il calo del gas naturale rischia già oggi di impedire all’Italia di accumulare riserve sufficienti per ottobre. Il riempimento almeno al 80% dei depositi di gas è necessario per passare l’inverno senza problemi.

Il peso sulla bolletta non tarderà a farsi sentire perché a questo punto le risorse della Russia per continuare a finanziare la guerra non sembrano dover finire a breve. Si preparano, così ulteriori interventi visto che il conflitto in Ucraina ha condizionato ancora una volta il prezzo del gas. L’aumento si aggira intorno del 9%. In previsione di ciò era già stato prorogato anche al terzo trimestre del 2022,  per i mesi di luglio, agosto e settembre, il bonus luce e gas.

Non sembra che le sanzioni pesino sull’economia russa

L’economia reale Russa si è rivelata sorprendentemente resiliente. I prezzi al consumo sono balzati di oltre il 10% dall’inizio dell’anno. Tuttavia a fine del mese scorso la banca centrale ha cominciato a ridurre il tasso d’interesse portandolo dal 17% al 14%. Le aspettative eccessivamente pessimistiche sull’economia russa sembrano rientrare entro livelli più ragionevoli. La Russia si era preparata in anticipo; la ragione sostanziale del fallimento della strategia dell’Occidente è nelle fondamenta stesse dell’economia russa, basata sugli immensi giacimenti di combustibili fossili.

The Economist calcola che, nel complesso, dal giorno dell’invasione dell’Ucraina, le importazioni russe si sono ridotte di circa il 44%, mentre le esportazioni sono cresciute di circa l’8%. Le esportazioni cinesi verso la Russia sono rimaste sostanzialmente stabili ad aprile, mentre le importazioni sono cresciute del 13%.

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