Made in Italy, come stanno reagendo i grandi brand italiani?

Il mondo della moda è in rapida trasformazione, la recente crisi dei consumi ha contribuito a rafforzare il dominio dei grandi conglomerati nel settore. Spiccano in particolar modo LVMH, Kering e Richemond.

passerella sfilata moda

Le grandi firme tentano di allargare l’offerta e arrivare al pubblico in modo originale, attivando quelle strategie di marketing che si basano sull’appartenenza a un gruppo che condivide i reciproci interessi. Esattamente come accade nella cultura diffusa tramite i social media, ogni cliente può diventare il membro di una community in grado di interagire e rafforzare l’identità culturale con quella del marchio, che esso indossandone gli abiti, va a rappresentare.

Il valore dell’immagine sociale all’interno del consumismo competitivo

È il cosiddetto consumismo competitivo, all’interno del quale la nostra immagine sociale è valorizzata dal tipo di beni che riusciamo a consumare mostrando questo agli altri. Il concetto di concorrenza e di valore sembra quindi traslato dalle dinamiche del capitalismo e dagli oggetti ai soggetti che ne fanno uso. La strategia di vendita si concentra quindi sui consumatori in competizione tra loro che acquisiscono valore per mezzo dei loro acquisti al fine di rappresentare, spesso anche in modo superficiale e occasionale, un certo tenore e stile di vita.

Il gruppo a cui vogliamo appartenere o a cui aneliamo è spesso utilizzato dalla moda attraverso il cinema e la televisione, cosi come oggi sui social network, per veicolare nuovi modelli stilistici che raccolgono in sé la sintesi di uno stile di vita e di pensiero associato all’abbigliamento.

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Only the Brave, Armani e Moncler

La pandemia ha naturalmente portato cambiamenti anche nel settore della moda, nel quale le aziende Italiane si sono rivelate le più resilienti aumentando anche in questo campo le fusioni e acquisizioni, con l’Italiano Moncler che ha acquisito Stone Island, O.T.B di Renzo Rosso creatore del brand Diesel, che ha acquisito Jil Sander. Il Made in Italy a partire almeno dagli anni ’80 è divenuto un simbolo distintivo della moda italiana e viene da allora apprezzata in tutto il mondo, anche e grazie soprattutto alla manifattura specializzata, tramite la quale venivano confezionati abiti con tessuti e lavorazioni di qualità particolarmente pregiata.

Il 2020, ha messo in seria difficoltà i ricavi del comparto manifatturiero e naturalmente dell’alta moda, Armani ha affrontato con relativo equilibrio la crisi, con ricavi scesi del 25% ma con un patrimonio e una liquidità rimasta stabile. Il marchio italiano vive un periodo favorevole, che a partire dal primo semestre 2021 ha visto incrementare le vendite trainate dalle grandi economie come Stati Uniti, Cina e più recentemente anche Europa, con una crescita del 34%. Un altro risvolto positivo è stata la partecipazione nella realizzazione delle divise della nazionale italiana e la grande esposizione mediatica avuta con la vincita degli euro2020 nonché attualmente delle squadre olimpiche e paraolimpiche nazionali che partecipano alle gare di Tokyo in questi giorni.

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O.T.B. potrebbe essere quotata in borsa

O.T.B. la holding che controlla i marchi dell’abbigliamento come Diesel, Marni e Jil Sander potrebbe essere quotata in borsa, secondo quanto ha dichiarato il suo fondatore Renzo Rosso, che vorrebbe tuttavia per ora mantenere la maggioranza dell’azienda. Ci si aspetta per il prossimo triennio una crescita robusta e un aumento del fatturato del 15%. Moncler, la multinazionale italiana della moda presente con 122 negozi in 66 paesi del mondo, è l’unica tra queste a essere attualmente quotata, registrando dal punto di vista tecnico un incremento eccezionale e in controtendenza rispetto alla crisi scaturita nell’ultimo anno.

A partire da ottobre 2020 infatti le quotazioni hanno superato i massimi che dal 2018 trattenevano il prezzo entro i 39 euro arrivando fino a oggi ai 59,9 euro, con incremento dl valore intorno 50%. Dall’inizio di giugno le quotazioni sono rimaste in un range confinate intorno ai 56,5 euro, superate proprio dalla giornata del 26 luglio che ha chiuso a 59,8 euro. Sono possibili nuovi ingressi long a partire da un ritracciamento sul supporto di prezzo a partire almeno dai 57,8 euro.

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