Superbonus 110%, le aziende rischiano il fallimento: panico tra lavoratori e contribuenti

Superbonus; sono 30.000 le imprese artigiane a rischio nella filiera delle costruzioni a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi.

A rischio 150.000 posti di lavoro nel settore dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti.

Superbonus 110%: allarme le aziende in crisi rischiano il fallimento

Per disinnescare quella che sarebbe l’ennesimo cedimento dell’economia italiana la Cna, confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, sollecita il governo a trovare rapidamente una soluzione. Le imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura non monetizzato attraverso una cessione ammontano a quasi 2,6 miliardi di euro.

Sono oltre 60.000 le imprese artigiane che si trovano crediti che valgono ora solo sulla carta. Per il 68,4% è molto alto il rischio del blocco dei cantieri, con quasi un’impresa su due che sta pagando in ritardo i fornitori. Il superbonus 110% è riuscito nell’obbiettivo di sostenere il Pil sul breve termine generando tuttavia un eccesso di speculazione che ha reso eccessivamente onerosa la manovra. Adesso però a farne le spese secondo la Cna sono circa 33 mila aziende a rischio fallimento. Il motivo è chiaro; le imprese hanno riconosciuti sconti in fattura senza vederli monetizzati ed è ora quindi esposta ad una perdita notevole.

Superbonus 110%: più di 5 miliardi i crediti ancora in attesa di accettazione

Ad oggi, i crediti in attesa di accettazione superano i 5 miliardi, di cui circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura. Attraverso lo sconto in fattura, infatti, l’impresa ha anticipato per conto dello Stato il bonus al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperarne il valore attraverso la cessione a terzi.

Dall’analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti emerge che le imprese con un giro d’affari di 150 mila euro detengono 57 mila euro di crediti. Alla crescita del fatturato l’incidenza tende a diminuire ma resta rilevante; un’impresa con 750 mila euro di ricavi sconta 200 mila euro di crediti bloccati.

Un doppio fallimento per il Governo che potrebbe essere costretto a intervenire nuovamente con ulteriori esborsi che gravano sul risicato margine di manovra della spesa pubblica. Il 47,2% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4% lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi. Il mancato avvio di nuovi cantieri può avere così ripercussioni negative sull’intera filiera e sull’economia, nonché sul programma di riqualificazione energetica degli immobili.

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