Superbonus 110% e mancato completamento dei lavori: ecco i rischi che forse non conosci

Il Superbonus si sta rivelando un boomerang per beneficiari ed aziende edili, specialmente se pensiamo ai tanti casi di mancato completamento dei lavori edili causa congelamento dei cantieri e all’impossibilità di cedere il credito. 

Il Superbonus 110% è uno dei temi scottanti di questi mesi, essendo più volte finito nel mezzo di casi di cronaca di certo poco ‘edificanti’ e che hanno dimostrato come sia stato possibile aggirare le regole sul meccanismo, per trarne un ingiusto profitto.

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Non solo. Nei tempi odierni le imprese edili stanno facendo i conti con il blocco e le limitazioni alle cessioni dei crediti dei bonus edilizi e con la crisi energetica conseguenza della guerra in Ucraina.

L’agevolazione è di tipo fiscale e voleva, almeno nelle intenzioni, contribuire rilanciare l’economia nazionale e le imprese edili, ma – alla prova dei fatti – il meccanismo si è rivelato un clamoroso boomerang per le stesse aziende che avrebbero dovuto beneficiarne.

Per mancanza di liquidità, gli imprenditori hanno difficoltà a fronteggiare gli impegni assunti. Ecco perché non ci si deve stupire se moltissime aziende sono sull’orlo del baratro e sono centinaia di migliaia i posti di lavoro a rischio nell’area delle costruzioni. Tantissimi i ritardi dei pagamenti delle imprese verso i fornitori, come anche i cantieri bloccati e i contenziosi aperti.

Proviamo allora a fare il punto della situazione, cercando di capire quali sono i rischi per chi non finisce i lavori e non può cedere il credito. I dettagli.

Superbonus 110%: le regole della cessione del credito alla luce del decreto Aiuti bis

Tante nebbie al momento sul Superbonus, anche in considerazione di una campagna elettorale che ha l’effetto ‘indiretto’ di allontanare la risoluzione delle questioni concrete – in attesa dell’insediamento del nuovo Esecutivo. Ma intanto la maxi detrazione fiscale prevista dal Decreto Rilancio – dopo la crisi indotta dalla pandemia – evidenzia sempre più il problema della cessione del credito. Ecco perché sono stati introdotti correttivi.

Riassumiamo il meccanismo per chiarirne quali sono oggi gli aspetti chiave:

  • al momento il committente può decidere se cedere il credito al 110% a un qualsiasi soggetto o cedere il credito all’impresa edile incaricata di fare i lavori, conseguendo uno sconto in fattura;
  • dopo questo primo passaggio, chi ha conseguito il credito può sfruttarlo o cederlo soltanto a un soggetto ‘controllato’ (istituto di credito, assicurazione, società finanziaria);
  • quest’ultimo potrà compiere a sua volta una sola cessione a un altro soggetto anch’esso ‘controllato’;
  • se il ricevente la terza cessione del credito è una banca, è ammessa la possibilità di cessione al privato.

Soprattutto, qui intendiamo rimarcare che – grazie al decreto Aiuti bis – gli istituti di credito possono cedere i crediti ai loro clienti cd. professionali e ai titolari di partite Iva. Si tratta di misure introdotte per contribuire ad evitare abusi, irregolarità e illeciti proprio in fase di cessione del credito. 

I rischi che derivano dal mancato completamento dei lavori finanziati con il Superbonus

Tuttavia, lo scenario non è affatto lineare, ma anzi denso di problematiche concrete. Di riferimento è la circolare 23/E dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 23 giugno: nel documento l’Amministrazione finanziaria raccomanda prudenza e cautela alle istituzioni finanziarie, coinvolte nel meccanismo del Superbonus e della cessione del credito. Ciò chiaramente nella finalità di ridurre i rischi di eventuali responsabilità da accertare in sede giudiziaria – e d’altronde i contenziosi in materia non sono affatto mancati in questi mesi.

Sulla stessa linea l’Abi, che infatti ha richiesto alle banche l’assoluta prudenza nelle nuove istruttorie, usando la massima diligenza professionale possibile. Il punto è però il seguente:

  • lo scorso luglio le fonti di informazione hanno rilevato che sono stati censiti lavori edili terminati per un valore di 28,2 miliardi di euro, con una spesa statale per circa 31 miliardi complessivi;
  • ma le opere ammesse, ovvero coinvolte nel procedimento in oggetto, valgono complessivamente 39,8 miliardi. Mentre la spesa totale per lo Stato è pari a circa 43,7 miliardi di euro.

Si tratta di dati che trovano appoggio nelle rilevazioni Enea e che rappresentano nitidamente una situazione delicata e che sussiste, nonostante nel decreto Aiuti-bis l’Esecutivo abbia cercato di rendere meno rigido il sistema dei soggetti autorizzati a comprare crediti fiscali.

Superbonus, opere incompiute e rischi per i beneficiari

Il fatto è che non sono pochi coloro che hanno cominciato i lavori e sono ora con il cantiere congelato a causa dell’impossibilità di cedere il credito fiscale. In queste circostanze, le cose si complicano non poco perché l’opera corre il concreto rischio di restare incompiuta. Se ciò accade, gli interessati dovranno pure restituire le somme ricevute per l’agevolazione, oltre che pagare le sanzioni previste dall’Agenzia delle Entrate.

E’ pericolosa soprattutto la situazione di chi ha già incassato parte del credito per lo stato dell’avanzamento delle opere di edilizia – e ci riferiamo a quei cantieri in una fase intermedia di completamento lavori (al 30% o al 60%) – e in considerazione di questa situazione di ‘stallo’ potrebbe non riuscire ad arrivare al 100% del completamento delle ristrutturazioni in corso. Appunto in questi casi la conseguenza è dover restituire i soldi, più il pagamento delle sanzioni di legge.

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