Trading: i consigli sulle materie prime più volatili della settimana

Giovedì prossimo la BCE aggiornerà le stime di crescita e d’inflazione. La guerra e la situazione sui mercati influiscono sulle materie prime.

Christine Lagarde rimarcherà probabilmente l’incertezza del quadro previsionale. Le commodity torneranno protagoniste insieme agli effetti delle sanzioni contro la Russia.

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L’effetto frenante delle sanzioni sulla crescita economica, influisce sui prezzi e sui consumi Già nei verbali di febbraio della BCE era apparso probabile che l’inflazione potesse convergere al 2% solo nel lungo periodo. Powell ha ribadito intanto che alla riunione della FED del 16 marzo si profila un aumento dei tassi di interesse, già quantificato in 0,25 punti.

In questo contesto tutte le decisioni di investimento dipenderanno dall’evoluzione della crisi e della guerra tra Russia e Ucraina. Tra le materie prime più volatili su cui fare trading questa settimana ci sono, palladio, nichel e grano.

Le strategie a breve termine restano le più difensive. I mercati scontano ancora una politica monetaria restrittiva della banca centrale USA, che dovrebbe fungere da cuscinetto. Se la guerra proseguirà, è probabile che le banche centrali intraprenderanno un percorso più elastico per adeguare i tassi di interesse alla situazione economica.

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Il contesto operativo e i principali beni rifugio

In questo contesto la volatilità di alcune materie prime sarà un elemento centrale che caratterizzerà le dinamiche dei mercati finanziari. Per proteggere il portafoglio dall’aumento dell’inflazione gli investitori hanno a disposizione una gamma di investimenti difensivi: le obbligazioni a breve termine come quelle cinesi, il Dollaro, lo Yuan, nonché le azioni ad alto dividendo. Le azioni statunitensi ma anche giapponesi possono fornire un certo grado di protezione data la loro minore vicinanza geografica dell’invasione russa, nonché per la loro minore dipendenza energetica.

Il contesto operativo e le materie prime più volatili della settimana: palladio e nichel

Il Palladio ha stabilito un nuovo massimo a 3.439 dollari. La Russia è la prima nazione in termini produttivi con una quota di mercato del 40%. Il Nichel invece, metallo fondamentale per la produzione di auto elettriche, ha toccato i massimi storici di 81.050 dollari alla tonnellata dopo una fiammata di quasi 70% in sole 24 ore.

Il palladio è un metallo prezioso che oltre a essere un bene particolarmente scarso, è la chiave per i dispositivi di controllo sull’inquinamento dei veicoli con motori a combustione. Dal punto di vista commerciale e produttivo questo metallo, dall’aspetto grigio metallizzato, è utilizzato per la maggior parte nella costruzione dei convertitori catalitici, date le sue proprietà fisico chimiche che lo rendono un ottimo catalizzatore, trasformando una parte delle emissioni nocive in anidride carbonica e vapore acqueo.

Un ulteriore uso del palladio è quello nel settore metalmeccanico, questo grazie alla sua particolare malleabilità e al suo basso punto di fusione. Esso è utilizzato per elementi di pannelli fotovoltaici e celle a combustibile, utilizzante anche nei veicoli elettrici, dato il loro elevato rendimento.

Nichel: la materia prime più volatile della settimana

La domanda di nichel di alta qualità era già destinata a superare l’offerta quest’anno, a causa della crescente popolarità dei veicoli elettrici. Nichel: un elemento oggi essenziale per molte batterie impiegate sui veicoli elettrici. La domanda globale di nichel, secondo le proiezioni degli analisti raggiungerà 3,4 milioni di tonnellate nel 2024, in crescita rispetto a quelle attuali di circa il 35%. Al momento questa materia prima è utilizzata per il 70% dalle industrie che producono acciaio inossidabile, mentre per la produzione di batterie a livello globale ne utilizza meno del 10%.

Già verso la fine dello scorso anno il Ceo di Tesla Elon Musk ha messo il nichel al primo posto tra le sue preoccupazioni in relazione alla catena di approvvigionamento per le sue batterie. La scarsità e i prezzi eccessivi possono rallentare la produzione di nuovi veicoli elettrici.

Cosa è accaduto sul futures del nichel martedì 8 marzo

Oggi il London Metal Exchange, la borsa dei metalli non ferrosi più importante del mondo, ha deciso di sospendere le negoziazioni sul nichel per il resto della giornata. Nei mercati USA il gap di prezzo ha portato a un rialzo del 68,35% raggiungendo il livello di prezzo più alto negli ultimi 35 anni. Il precedente massimo storico raggiunto nel 2007 era di 51.800 dollari, mentre il prezzo attuale è pari a circa 81.000 dollari.

Per il Financial Times, la variazione del prezzo del nichel è il più ampio nei 145 anni di storia del London Metal Exchange. LME è stata costretta a introdurre misure di emergenza per consentire ai trader di differire gli obblighi di consegna su tutti i contratti principali, compreso il nichel. Ma l’avanzamento è diventato estremo negli ultimi giorni, poiché i broker si sono precipitati a coprire le posizioni per i loro clienti e si sono ritirati dal mercato mentre la stretta ha preso piede.

Il rialzo record si è verificato a causa di uno short squeeze, un fenomeno che si verifica a causa delle chiusure a catena delle posizioni ribassiste. Questo ha causato perdite notevoli ai trader short, compresa una controllata di China Construction Bank. La Cina è una delle più grandi produttrici del metallo e la sua banca è andata in debito dai trade, con margin call per centinaia di milioni di dollari.

Le materie prime più volatili della settimana su cui fare trading: frumento

In un anno il prezzo del frumento duro è aumentato del 80%, il frumento tenero è salito del 40% mentre il mais ha subito un rincaro del 38%. I rincari sono dovuti principalmente alla ripresa dei consumi nei paesi usciti per primi dalla pandemia che hanno fatto incetta di cereali. L’Ucraina è al settimo posto nel mondo per la produzione di grano tenero, utilizzato per fare il pane. Il Paese insieme alla Russia garantiscono circa un terzo del commercio mondiale di questo cereale. I prezzi dei cereali e dei semi oleosi erano già in aumento molto prima dell’attacco. L’incursione militare ha accelerato la tendenza rialzista dei futures sul grano.

La tendenza ciclica vede ogni inizio anno come un momento per valutare le aspettative produttive di questo cereale. I produttori devono capire se le condizioni meteorologiche supporteranno la crescita e la domanda del frumento. Nel 2022, il mercato dei cereali e dei semi oleosi dovrà affrontare gli effetti della guerra, sanzioni, embarghi, strozzature della catena di approvvigionamento e sfide logistiche. A poche settimane dal momento in cui i primi semi vengono piantati, il prezzo del cerale subisce le variazioni più importanti data la grande incertezza sugli approvvigionamenti futuri.

Le esportazioni marittime agricole dall’Ucraina attraverso il Mar Nero si sono fermate mentre le sanzioni contro la Russia impediscono l’acquisto e l’esportazione di prodotti agricoli dal Paese. Dall’inizio dell’invasione l’aumento dei prezzi dell’energia e dei cereali si è generalmente mosso in una correlazione diretta. Tuttavia, i prezzi dei cereali presentano opportunità di trading diverse perché non hanno ancora scontato nel presente l’impatto potenziale della situazione.

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L’impatto della scarsità dei fertilizzanti sui cereali e la catena alimentare

Oltre a questo le allarmanti tendenze a medio lungo termine che incidono sulle colture e sulle scorte future sono legate anche alla scarsa disponibilità di fertilizzanti e alla riduzione per quest’anno della resa delle colture. Il 2 febbraio la Russia ha bandito per due mesi l’export di nitrato di ammonio. La Lituania ha completamente bloccato le spedizioni su ferrovia di potassa dalla Bielorussia. Questi elementi sono alla base dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura.

L’offerta globale di cereali si trova in una posizione precaria. A differenza dell’energia, la produzione agricola dipende fortemente da fattori ambientali. A questi si somma l’uso di fertilizzanti e pesticidi, entrambi scarsi e piuttosto costosi.

Già oggi i prezzi dei fertilizzanti sono così alti che gli agricoltori non possono più permettersi coltivazioni intensive di mais. Il prezzo infatti è raddoppiato dall’estate 2020 a oggi. Il 40% del mais a sua volta è la materia prima per l’etanolo, componente energizzante principale dei mangimi per il bestiame.

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