Ucraina nell’Unione Europea? Le conseguenze economiche per l’Italia

Gli scenari meno ottimistici delle aspettative di qualche mese fa disilludono sul recupero dell’economia, Ecco le prospettive economiche.

Il dato del saldo commerciale di gennaio 2022 della zona euro diffuso venerdì scorso da Eurostat è stato il peggiore in assoluto da quando esiste l’unione monetaria.

euro prospettive economiche

Le esportazioni sono state pari a 199,5 miliardi di euro, in crescita del 18,9% rispetto a gennaio 2021. Le importazioni invece sono arrivate a 226,7 miliardi, in aumento del 44,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il saldo è quindi di 27,2 miliardi di euro il livello più basso mai raggiunto dal 1999.

Sembra concludersi così quel periodo, durato circa 10 anni, in cui l’eurozona ha trasferito sull’estero parte del rafforzamento della sua economia. Sfruttando la domanda estera l’euro è riuscito a rimanere sufficientemente forte. Oggi il peggioramento del saldo con i paesi fuori dall’eurozona è diffuso soprattutto in Germania, Italia, Spagna, Francia e Olanda. Dei 158 miliardi di euro persi in soli sette mesi, 80% si riferisce a queste cinque economie.

In un mercato globale le economie si compensano tendenzialmente a vicenda. In questo caso a guadagnare dallo squilibrio europeo è l’economia cinese. Nel 2021 il surplus commerciale cinese ha complessivamente raggiunto i 676 miliardi di dollari, in aumento del 26% rispetto al 2020. Negli ultimi dodici mesi i volumi delle esportazioni cinesi verso la nostra area commerciale sono cresciuti del 16% mentre e del 27% in termini di valore.

Prospettive economiche per l’Italia e l’Europa: la curva dei rendimenti

C’è il forte rischio di una nuova recessione globale che può coinvolgere anche l’Italia. La curva dei rendimenti delle obbligazioni segnala una forte incertezza nei prossimi tre, sei mesi. Martedì la differenza tra i rendimenti dei Treasury a due e 10 anni si è attestata ad appena lo 0,18%, il livello più basso da prima dell’ultima recessione statunitense. La curva dei rendimenti dei Titoli di Stato mette in relazione i tassi di interesse di titoli con la medesima qualità creditizia.

Normalmente i tassi di interesse sono molto più elevati per le scadenze future; quando la curva dei rendimenti diminuisce o è piatta, c’è poca differenza tra rendimenti a breve e a lungo termine. Maggiore è l’incertezza sul breve termine minore sarà la curva, che a volte può invertirsi quando i rendimenti a breve termine superano quelli a lungo termine, ad esempio in periodi di recessione.

A livello statistico l’inversione della curva dei rendimenti dei titoli di Stato Usa a 2 e 10 anni ha preceduto ognuna delle ultime otto recessioni negli Stati Uniti. Il dato può anticipare l’evento di 6 – 24 mesi. L’ultima volta che la curva si è invertita è stato agosto 2019, circa sei mesi prima della recessione dovuta al coronavirus.

Integrare l’Ucraina nell’UE. La conta dei danni diventa complessa

Qualunque sia l’impatto economico di questa guerra, a subirne le maggiori conseguenze sarà l’Europa. L’Unione europea in particolare si trova di fronte alla necessità di ovviare a un costo crescente delle materie prime per la sua base industriale e produttiva. È molto probabile che il dollaro si rafforzi sull’euro per le scelte della Fed, aumentando il costo relativo di alcune materie prime. Per questi motivi le aspettative di crescita sono da rivedere a ribasso.

Le sanzioni alla Russia stanno già ora aggravando pesantemente il costo energetico e quindi agricolo e alimentare. Governi e istituzioni non vorrebbero arrivare a conclusioni estreme ma Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore di economia all’Università di Bologna, è dell’opinione che con una completa sospensione delle forniture russe il gas supererebbe i 300 euro per megawattora. A questo si aggiungerebbe il carburante, con il petrolio tra 200 e 300 dollari al barile. Credit Suisse sottolinea che un taglio delle forniture di gas russo all’Italia non controbilanciato dal Governo, sottrarrebbe il 3% del Pil nazionale alla crescita.

In questo scenario l’avanzata russa sta colpendo duramente l’Ucraina, la conta dei danni si fa sempre più complessa. Così come gli aiuti degli Stati Uniti all’Europa nel secondo dopoguerra permisero l’acquisto di cibo, carburante, macchinari, e di investire per la ricostruzione, l’Ucraina necessiterà di un sostegno analogo. Gli Stati Uniti hanno offerto 13,6 miliardi di dollari di aiuti destinati sia all’economia che alla Difesa del paese. Il Fondo Monetario Internazionale ha invece aperto una linea di credito da 1,4 miliardi di dollari.

I danni della guerra possono aver già toccato quota 565 miliardi di dollari: città da ricostruire, industrie e infrastrutture da riparare, e l’intera economia locale da rilanciare. Praticamente un nuovo Piano Marshall europeo sembra la soluzione anche per sostenere l’integrazione economica dell’Ucraina avvicinandola attraverso la ricostruzione all’Unione europea.

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