Condono cartelle esattoriali: l’equivoco che terrorizza i contribuenti

Dubbi e incertezze circa l’efficacia del condono fiscale varato dal Governo Draghi ad inizio anno. I dubbi.

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Tasse (Adobe)

La notizia di un condono fiscale per importi di massimo 5ooo euro per cartelle esattoriali risalenti al decennio 2000/2011 legato chiaramente alla posizione reddituale del contribuente aveva di certo rallegrato l’umore degli italiani, sconvolti dalla crisi scaturita dall’inizio della pandemia i covid del 2020. Secondo il Governo, l’iniziativa avrebbe avuto una doppia valenza, da un lato avrebbe alleggerito gli italiani di debiti e sospesi con lo Stato, dall’altro avrebbe favorito lo stesso Stato sotto il profilo dell’alleggerimento dalle pratiche nel tempo non ancora evase.

La scadenza di fine settembre il controllo da parte della stessa Agenzia delle entrate dei profili effettivamente rientranti nei requisiti richiesti dal condono hanno di fatto rallentato quell’euforia che in tutti gli italiani coinvolti nell’operazione era leggermente affiorata. Il tutto ha preso in un certo senso una piega diversa con la possibilità concreta di non rientrare tra i beneficiari di un provvedimento che di certo avrebbe risolto non pochi problemi ai cittadini effettivamente coinvolti nell’intera dinamica.

Condono cartelle esattoriali: il punto che potrebbe far saltare tutto

Lo scorso mercoledi la circolare 11/2 dell’Agenzia delle entrate ha ribadito che saranno prese in considerazione, in merito alla possibilità di accedere o meno al condono fiscale, le certificazioni uniche 2020, le dichiarazioni 730 e quelle redditi PF 2020 presenti nella banca dati in data 14 luglio 2021. Il termine in questione dovrebbe avere valenza esclusivamente per la cancellazione automatica delle cartelle. Bisogna però tenere conto del fatto che le dichiarazioni possono essere modificate dai contribuenti se relative all’anno di imposta 2019 entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione originaria.

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Rinvii controlli e quant’altro potrebbero provocare una sorta di corto circuito, con l’Agenzia che potrebbe trovarsi ad esaminare, causa integrazioni e modifiche da parte dei contribuenti, situazioni che in un certo senso andrebbero a posticipare l’esecutività del condono, con il rischio di far slittare il tutto, ad esempio al 2025, considerando l’anno di dichiarazione originario 2019. L’equivoco, di fatto, è servito.

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