Legge 104, congedo per assistere il familiare: si perde il lavoro se si commettono questi errori

Il congedo per assistere il familiare con legge 104 può trasformarsi in un reato se si commettono questi errori, anche inconsapevolmente. 

Un abuso molto grave configurato come frode nei confronti degli Enti, è quello di utilizzare agevolazioni per disabili con legge 104 a scopo proprio. Ed è per questo che bisogna fare molta attenzione e informarsi su quali errori non commettere.

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Una Lettrice ci pone un quesito in materia del congedo per assistere il familiare con legge 104 e cosa è possibile fare: “Salve, fruisco del congedo di due anni per assistere mia madre con legge 104, però una mia amica mi ha invitato a passare una settimana nel suo agriturismo. Di mia madre si occuperebbe mio fratello che ultimamente è più presente, vorrei sapere cosa rischio, perché comunque vorrei fruire di questa settimana restando in congedo straordinario. Grazie e attendo un vostra risposta”.

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Congedo per assistere il familiare con legge 104: si perde il lavoro se si commettono questi errori

Abbiamo più volte argomentato come i permessi legge 104, erogati anticipati dal datore di lavoro ma a carico dell’INPS, per assistere il familiare in situazione di gravità, hanno comportato il licenziamento e sanzioni amministrative e penali. Oltre ai permessi legge 104, gli abusi sono effettuati anche da coloro che fruiscono del congedo straordinario di due anni per assistere il familiare convivente con handicap grave. In questi casi l’azienda può procedere alla sospensione dell’attività lavorativa con un provvedimento disciplinare o al licenziamento per giusta causa.

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Il datore di lavoro, oltre alle azioni disciplinari che possono includere anche sanzioni pesanti, può intervenire in una delle seguenti azioni:

a) recupero di quanto già erogato;

b) revoca del diritto a fruire dei permessi.

Comunque, anche in questi casi si rischia una denuncia per reati di truffa a carico dello Stato con una reclusione che va da sei mesi a tre anni.

Diritto di priorità e convivenza

Il congedo straordinario ha una durata di due anni e può essere fruito una sola volta nell’intera carriera lavorativa. Inoltre, è fruibile anche in modalità continuativa o frazionata, suddiviso in giorni ma mai a ore. È anticipato dal datore di lavoro in busta paga ma e tutto a carico dell’INPS.

Al dipendente spetta la retribuzione normale e l’accredito della contribuzione figurativa nei periodi di astensione, valida a tutti gli effetti pensionistici. I requisiti fondamentale per fruire del congedo sono la convivenza con il familiare all’atto della domanda da inviare telematicamente all’INPS, e il diritto di priorità. Nello specifico possono chiedere il congedo il coniuge convivente (o parte dell’unione civile); i genitori naturali, affidatari o adottivi; il figlio convivente; le sorelle o fratelli conviventi; parenti o affini entro il terzo grado.

La fruizione prevede un preciso ordine di priorità superabile solo in mancanza, deceduto o affetto da patologie invalidante dell’avente diritto.

L’assistenza al disabile predispone che il soggetto “caregiver” dedichi la maggior parte del tempo alla cura del familiare, il caso esposto si configura in un abuso.

Ricordiamo che i lavoratori dipendenti, in base ai CCNL, hanno diritto a ferie e permessi, quindi, possono dedicare le loro vacanze o hobby, usufruendo di tali permessi e non fruire della legge 104, che è finalizzata a tutelare il lavoratore che si occupano di un familiare disabile.

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