Quali sono i costi e le voci di spesa più comuni in un investimento?

Quando vogliamo affidare al mercato una parte del nostro capitale, cerchiamo quelle variabili che possano garantirci nel lungo termine profittabilità e successo finanziario.

Calcolo reddito
Calcolo reddito (Adobe)

Prima di comprendere meglio quali sono i costi e le voci di spesa più comuni di un investimento è fondamentale capire quando è lecito parlare di investimento.

L’investimento è una spesa sostenuta a fronte dell’acquisizione permanente o temporanea di una proprietà, il cui possesso produce ricavi sul medio lungo termine. Un investimento per dirsi tale deve essere quindi capace di generare rendita e non solo compensare la spesa. Questo deve avvenire in modo da poter stabilire un’aspettativa quantificabile e tale da creare un vantaggio in termini patrimoniali.

Valutare qualità e spese di un investimento

Il miglior modo per osservare la qualità di un investimento è infatti il suo rendimento relativo nel corso tempo. Solo successivamente a questo siamo in grado di approfondire le variabili che possono concorrere a valutarne la qualità rispetto ad altri tipi di asset.

Per valutare un investimento e di conseguenza le spese atte a sostenerlo bisogna considerare in primo luogo il suo apprezzamento nel tempo e in secondo luogo i costi di ingresso necessari. L’acquisto di un asset comporta sempre un costo minimo, tra questi in ambito finanziario ad esempio, il pagamento di una commissione per la transazione. Questa può prendere forme diverse, presso un broker o un intermediario abilitato può essere scontata in una percentuale del capitale versato. Diversamente può essere quantificata in termini di spread, per esempio nei mercati OTC come i CFD o il Forex.

Quando si investe in un prodotto finanziario possono essere previsti diversi tipi di costi diretti e indiretti. Per conoscere i costi di un investimento in modo da valutare il suo rendimento netto è indispensabile conoscere queste principali voci di spesa:

Costi di sottoscrizione: questi costi sono rappresentati dalle spese da pagare per l’apertura dell’investimento.

Commissioni di collocamento: le spese correnti rappresentate dalle commissioni di gestione e le eventuali commissioni di performance. Queste ultime sono assegnate per esempio nell’investimento in un fondo comune, se durante la gestione le performance risultano più alte dei valori comunicati durante la sottoscrizione. A queste vanno aggiunte le commissioni d’imposta ed eventuali costi fissi periodici.

Costi di gestione: rappresentano la parte di spesa più elevata, sono generalmente assenti nel trading retail, ma pesano sul costo finale dell’investimento quando il nostro capitale è gestito da terze parti. I costi di gestione sono rappresentati da una commissione annuale o mensile richiesta dal gestore patrimoniale o dall’intermediario.

Le spese d’uscita: sono i costi che bisogna sostenere per chiudere l’investimento e incassare il rendimento ottenuto. Questa spesa è generalmente proporzionata al rendimento ed espressa tramite una percentuale.

Costi di negoziazione: ne fanno parte ad esempio le tariffe applicate dagli intermediari che fanno trading per nostro conto su uno o più prodotti finanziari. Per avere un esempio più chiaro e vicino alla quotidianità, nella compravendita di immobili, sono le spese da pagare all’agenzia per l’intermediazione.

Imposte sul reddito e altri costi indiretti di un investimento

Dopodiché ci sono le spese per il pagamento delle tasse, come l’imposta di bollo per il conto deposito oppure la ritenuta d’acconto sui profitti finanziari. In base allo strumento finanziario, altri costi d’investimento possono essere il costo di liquidità, previsto ad esempio dai fondi per mantenere alta la liquidità, al fine di rendere efficienti nonchè possibili in ogni momento gli scambi. Oppure le commissioni di performance, con cui viene remunerato con un compenso extra chi gestisce il capitale in base alle prestazioni ottenute.

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Bisogna chiarire che qualsiasi investimento prevede una serie di spese. Alcune voci di spesa possono non essere chiare e rivelare dei costi nascosti finalizzate a rendere più attraente per il risparmiatore l’asset, solitamente un prodotto finanziario. Ad esempio, non è raro che vengano indicate condizioni sui costi particolarmente favorevoli, tuttavia ogni promozione messa eccessivamente in risalto nasconde spesso l’assenza di vantaggi in termini di rendimento. Contrariamente questo sarebbe il primo valore a essere messo in evidenza dall’intermediario.

Nella stessa ottica le spese nascoste di qualunque natura potrebbero essere visibili soltanto all’interno del contratto. Nonostante spesso questi documenti siano scritti con un linguaggio tecnico che può risultare di difficile comprensione, è importante prendere atto del loro contenuto. In questo modo possiamo essere sicuri di realizzare al meglio le nostre aspettative. È importante valutare la reputazione e la trasparenza dell’intermediario, del gestore o della piattaforma diffidando delle recensioni online.

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