Gli Stati Uniti abbandonano l’Afghanistan ma continuano le attività di interferenza economica

Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato ieri che l’Afghanistan non potrà più accedere ai finanziamenti erogati dall’organizzazione, incluso un pagamento del valore di quasi 500 milioni di dollari già calendarizzato.

Statua della libertà

FMI ha giudicato ancora privo di riconoscimento internazionale il nuovo governo presieduto dalle forze talebane. Al momento manca una visione chiara dell’assetto istituzionale e delle prospettive delle nuove forze alla guida dell’Afghanistan. Il Fondo Monetario Internazionale ha intenzione di privare il gruppo estremista dei finanziamenti fondamentali per portare avanti l’economia del paese medio orientale. La parte dei fondi bloccati fa parte di un piano esteso che garantisce diritti speciali di prelievo denominati DLD, finalizzato a concedere ad alcuni paesi che non hanno modo di recuperare le perdite economiche dovute alla crisi internazionale, aiuti per un ammontare complessivo che è attualmente pari a 650 miliardi di dollari. Finché l’Afghanistan non riconquisterà un assetto politico istituzionale chiaro e accettabile, che potrà essere riconosciuto dalla comunità internazionale, non potrà accedere più ai fondi spettanti del valore di 455 milioni di dollari, calcolato proporzionalmente in base alla quota di contribuzione della sua economia su scala globale.

Tra i paesi che potranno creare un precedente per l’accettazione di un potenziale governo talebano c’è la Cina, che tuttavia potrebbe rimanere per qualche tempo isolata in quanto gli Stati Uniti non accetteranno che il paese venga guidato da gruppi che hanno ottenuto il potere illegittimamente con l’uso della forza.

FMI: quali sono i paesi esclusi dagli aiuti economici

Secondo le regole del FMI, tutti i 190 paesi membri ottengono i contributi in base alle proprie attività economiche. La stragrande maggioranza delle nazioni sarà autorizzata a scambiare le riserve con denaro contante, al fine di sostenere il bilancio e in particolar modo provvedere alle spese sanitarie dovute pandemia. Tra i paesi a cui è stato negato l’accesso ai contributi erogati vi sono ad esempio Venezuela e Myanmar che hanno sospeso per questioni di politica interna le garanzie sociali e politiche e non godono più del riconoscimento internazionale.

Per l’Afghanistan questo sarà un duro colpo, che la nazione travagliata da una condizione di arretratezza e povertà, che coinvolge la maggior parte della popolazione, sarà impossibilitata a rimediare. Nonostante gli sforzi degli Stati Uniti e degli alleati intervenuti nel paese negli ultimi 20 anni, anche al fine di rafforzare le istituzioni e rilanciare l’economia, questa, comprensiva del settore bancario, rimane in gran parte dipendente da un’economia rurale nella quale, secondo i dati della Banca mondiale, vivono quasi tre quarti dei 40 milioni di cittadini del paese.

La fragile situazione economica dell’Afghanistan

La valuta afghana non è naturalmente accettata nel commercio internazionale e la nazione si trova oggi fortemente dipendente dal dollaro USA. La popolazione locale riesce a fare ancora a meno del sistema bancario, per mezzo dell’uso di un sistema basato sulla fiducia, tramite il quale grandi somme di denaro riescono a essere spostate attraverso il medio oriente e il sud est asiatico.

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Nonostante gli Stati Uniti abbiano affermato di avere deposto le armi, le attività atte a interferire nei destini del Paese medio orientale non sono cessate. Il Dipartimento del Tesoro USA ha congelato infatti attività economiche detenute dalla banca centrale afghana per una valore di 9,5 miliardi di dollari, ed è stato inoltre interrotto l’afflusso di denaro da e verso la nazione. Una parte considerevole di queste attività economiche è in conti detenuti presso la Federal Reserve e in altri istituti finanziari con sede negli USA.

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