Sei un libero professionista? Questo mese c’è l’investimento giusto per farti guadagnare

Quali sono le opportunità di gennaio 2022 per il profilo reddituale e la propensione al rischio di un professionista a contatto con le discipline finanziarie? Ecco un investimento che potrebbe rivelarsi interessante.

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Investire non è mai semplice, le prospettive economiche hanno grandi differenze che dipendono dalla cultura finanziaria personale, dalla propensione al rischio e dal reddito.

Quando la disponibilità economica si affianca alle conoscenze in materia di investimenti si cercano spunti in grado di sfruttare le tendenze economiche e le transizioni dei principali settori sia sul breve che sul lungo periodo. La digitalizzazione delle imprese, lo sviluppo dei settori delle energie rinnovabili e l’incontro del settore finanziario con quello tecnologico rappresentano oggi aree tematiche capaci di crescere.

Investimento nei sistemi di transizione verso le rinnovabili

Nel passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili l’idrogeno verde sembra essere oggi la soluzione più convincente, ma esistono alternative che l’Unione Europea prende in considerazione per agevolare il passaggio da un’economia basata sulle fonti fossili alle energie rinnovabili.

Il primo gennaio Bruxelles dopo mesi di negoziati ha infatti deciso di comprendere il nucleare e il gas nell’elenco delle attività economiche considerate sostenibili. Nella tassonomia europea che dovrebbe aiutare a tutelare l’ambiente e a lottare contro i cambiamenti climatici, costi e tempi hanno giocato un ruolo fondamentale dirigendo l’attenzione verso queste due fonti di energia.

Naturalmente esse dovranno venire appoggiati dagli investimenti, sia pubblici che privati a condizione che le attività in questione accelerino effettivamente il raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Nucleare e gas sono osteggiati dalla cultura ecologista ma hanno un potenziale economico sufficiente per essere considerati utili, sul breve termine, alla transizione ecologica. La scienza, ha spiegato chiaramente che occorre abbattere in modo drastico le emissioni di gas a effetto serra. Ed è quindi indispensabile utilizzare ciò che è già disponibile per limitare la crescita della temperatura media a un massimo di 1,5 gradi.

Le prospettive economiche di Eni nel futuro della Capture Carbon Storage

Tra le società impegnate nel settore ci sono Eni e Beyond Meat che cercano di perseguire gli obbiettivi ecologici pur rimanendo ancorati all’economia tradizionale.

Per quanto riguarda Eni la società italiana di idrocarburi ha diversi progetti in corso, seguiti dal Centro Ricerche di San Donato Milanese e dal Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. Questi riguardano la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della Co2. L’azienda sta sviluppando un insieme articolato di tecnologie CCS, tra queste il riassorbimento tramite fissazione della Co2 negli organismi viventi come le microalghe, la mineralizzazione della Co2 e il suo impiego nella formulazione di cementi.

La capture carbon storage, rappresenta l’unica opzione immediatamente disponibile per quei settori le cui emissioni non possono essere abbattute sul breve termine. Tra questi cementifici, acciaierie, stabilimenti chimici, a cui la Co2 si lega al processo industriale. Per queste aziende Eni punta a essere il primo intermediario capace di affiancare l’attività di riduzione delle emissioni inquinanti.

Beyond Meat: la “carne” senza proteine animali

Beyond Meat è una società completamente dedicata agli alimenti a base di proteine vegetali, come gli hamburger e le salse vegetali. L’azienda vuole inserirsi nel mercato tradizionale della carne sostituendo la cultura culinaria delle proteine animali con prodotti simili per le loro caratteristiche alla carne. L’azienda ha già collaborazioni con partner illustri quali McDonald’s, Burger King, Pizza Hut, tradizionalmente legate alla vendita di alimenti a base di proteine animali.

La società si trova attualmente in un range di prezzo intorno ai 66 dollari, con un buon potenziale per un ingresso long. Beyond Meat quotata al Nasdaq è attualmente il titolo più venduto nell’indice Russell 1000. Nonostante questo, il supporto di prezzo da inizio dicembre 2021 può continuare a tenere il titolo intorno ai 65 dollari. Il commercio alternativo della carne potrà riservare soprese in ottica rialzista se l’azienda riuscirà a concludere un nuovo accordo commerciale con KFC ovvero Kentucky Fried Chicken, una catena statunitense di fast food specializzata nel pollo fritto. L’azienda vuole lanciare Beyond Fried Chicken e testare con McDonald’s il McPlant, costituito da un hamburger di proteine vegetali.

Beyond Meat è anche tra le proposte di investimento di BNP Paribas, che offre un certificato legato alle quotazioni della società alimentare USA. Fra i punti di forza del prodotto, grazie alla crescita della volatilità degli ultimi giorni, si può annoverare un prezzo spot sotto la pari a fronte di un prezzo dell’azione superiore a quello del fixing, la data di valutazione iniziale. Il certificato ha un rendimento cedolare trimestrale in grado di arrivare al 14% annuo, con la prossima cedola in calendario prevista per il 10 marzo 2022.

Le proteine animali sembrano essere il prossimo obbiettivo delle organizzazioni che mirano a ridurre le emissioni di gas serra. Gli stati che aderiscono agli Accordi di Parigi sul clima dovranno ripensare la produzione e di conseguenza i consumi alimentari della popolazione. Questo in particolar modo per alcune fonti di proteine animali come la carne bovina, che da sola produce più gas serra di tutte le altre fonti di proteine animali, compresi i crostacei e il formaggio.

Le aziende italiane nel Dow Jones Sustainability World Index

In fatto di sostenibilità ambientale e alcune società italiane spiccano dalla revisione annuale del Dow Jones Sustainability World Index.

Il Dow Jones Sustainability World Index, o DJSI World, è un indice globale composto dal 10% dei 2.500 titoli più grandi dell’S&P Global Broad Market Index in base alle ricadute delle loro attività economiche. L’indice lanciato nel settembre del 1999 serve per pubblicizzare in seno agli investitori le aziende classificandole in relazione ai parametri ESG. Gli investitori, sempre più consapevoli di voler contribuire con il loro capitale a finanziare imprese socialmente responsabili, vedono nel DJSI World un punto di riferimento autorevole.

Gli indici di sostenibilità della principale società mondiale di rating, benchmark e analisi, stila quindi una classifica delle migliori aziende quotate, tra cui sono presenti anche numerose società italiane. La libertà finanziaria deve accompagnarsi oggi non solo alla consapevolezza degli effetti materiali dei propri investimenti, ma anche al supporto attivo di quelle realtà che accompagnano i rendimenti alla sostenibilità ecologica dei propri risultati.

Tra le società italiane di più alto profilo aggiunte al Dow Jones Sustainability World Index quest’anno emergono:

Pirelli, Intesa, Leonardo, Moncler, Saipem, Generali, Poste Italiane, Telecom, Enel, Italgas, Terna.

Pirelli

La società ha ottenuto il punteggio più alto in relazione alla gestione ambientale, sociale ed economica sostenibile. Questo ha contribuito alla conferma dell’azienda negli indici Dow Jones Sustainability World ed Europe.

La società milanese, a seguito della revisione annuale condotta da S&P Global, ha registrato un punteggio complessivo di 77 punti, rispetto alla media del segmento di 31, riconfermando la propria posizione tra i migliori del settore Automobiles & Components. Pirelli cerca di fare della sostenibilità il suo modello di business. La sua politica aziendale si concentra sull’innovazione e sulla creazione di valore per azionisti e partner.

Leonardo

Nella categoria Aerospace & Defense la società italiana Leonardo si conferma per il dodicesimo anno consecutivo, posizionandosi con il punteggio più alto del settore.

Leonardo Spa è una impresa italiana nata nel 1948, operante nei settori della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio. Le sue attività economiche si rivolgono a istituzioni, governi e società private, con soluzioni destinate del mercato civile e della difesa.

Il principale azionista di Leonardo Spa è il Ministero dell’Economia e delle Finanze che detiene una quota corrispondente al 30,2 per cento. Gli altri azionisti sono poi rappresentati per il 48,8 per cento da investitori istituzionali, mentre per la restante parte sono investitori individuali.

Moncler

Anche Moncler ottiene il punteggio più alto pari a 89 centesimi, nella categoria “Textiles, Apparel & Luxury Goods, confermandosi per il terzo anno consecutivo nell’indice. Il marchio di abbigliamento è stato acquisito nel 2003 dall’imprenditore Remo Ruffini, attuale presidente e amministratore delegato del Gruppo Moncler, che ha dato una svolta al marchio espandendo la sua quota di mercato nel segmento dei beni di lusso.

Anche Enel, una delle sette società di servizi elettriche nell’indice, è stata confermata per il diciottesimo anno di fila. Il suo punteggio  totale è di 88 su 100.

Per quanto riguarda il settore finanziario sono 24 gli istituti di credito inserite nelle due sezioni del Dow Jones Sustainability Index. Attualmente l’unica banca italiana ad esservi inclusa per l’undicesimo anno consecutivo è Intesa Sanpaolo. Il punteggio complessivo dell’istituto di credito è pari a 83 su 100, rispetto a una media del settore che è di 38 punti.

Investimento sull’azionario cinese a partire da gennaio 2022

Tra gli spunti e le idee di investimento di gennaio 2022 per sfruttare le tendenze economiche a livello globale ci sono gli ETF sul comparto azionario cinese.

Tra questi ad esempio ETF China Technology che investe nel settore tecnologico del gigante asiatico. Dopo aver riconfermato la sua stabilità economica la Cina ha seguito il NASDAQ ed il settore tecnologico mondiale nella sua fase correttiva. A partire da novembre 2021 l’indice tecnologico cinese ha ritracciato oltre il 20%, con segnali di ripresa proprio a partire dal primo mese del nuovo anno.

Le aziende tecnologiche cinesi e degli Stati Uniti, tra i pochi asset capaci di realizzare rendimenti durante il 2020, hanno scontato la fase speculativa data dall’afflusso di liquidità. Il settore cinese ha ancora un grande potenziale, capace di esprimersi e iniziare ad ampliare il divario con l’occidente nella corsa alla modernizzazione del paese.

Per sfruttare le opportunità date dal comparto tecnologico cinese, Borsa Italiana ha lanciato l’ETF UBS Solactive China Technology quotato sia in dollari che in euro. È un ETF legato al valore di quello che si può definire l’indice tecnologico cinese, contenente le 100 maggiori società del comparto, tra cui Tencent, Alibaba, Meituan, baidu e Nio che pesano da soli per circa il 45% del totale del valore del fondo.

Le società quotate sono attive principalmente nei settori di business innovativi, come cloud computing, ma anche tecnologie mediche, mobilità e veicoli elettrici, e-commerce e media. Il prodotto è denominato in dollari. Pertanto, l’investitore dovrebbe essere soggetto al rischio di cambio relativo all’euro dollaro, nonché naturalmente agli apprezzamenti e svalutazioni della moneta cinese. Al momento la capitalizzazione dell’ETF è ancora estremamente modesta ed è all’interno di una fase ribassista molto prolungata, che consente tuttavia degli ingressi mediati, in ottica di medio breve termine, mediati da lunghe fasi di ritracciamento.

PayPal, una della maggiori aziende nel fintech su cui puntare per un investimento

Un’altra occasione sembra prospettare un interessante apprezzamento delle quotazioni di una delle maggiori aziende innovative, questa volta nel settore fintech. PayPal Holdings ha confermato in questi giorni di stare lavorando al lancio della propria stablecoin. Questa sarà parte integrante della sua strategia orientata a sfruttare la tecnologia blockchain. La società aveva annunciato a marzo 2021 la possibilità per i clienti degli Stati Uniti, di utilizzare Bitcoin, Ethereum, Bitcoin Cash o Litecoin attraverso il portafoglio PayPal.

L’azienda non è quindi nuova all’apertura verso il settore delle criptovalute. Tuttavia il potenziale di una valuta digitale creata direttamente dall’azienda può innescare una nuova sinergia. Le stablecoin, infatti, sono criptovalute il cui valore è ancorato a quello di un asset reale. Tra questi ad esempio le valute, tra cui euro e dollaro oppure commodity come l’oro. Questo può consentire all’azienda di poter fare un passo verso l’indipendenza dagli intermediari finanziari, migliorando la sua efficienza in termini di costi e commissioni.

PayPal ha confermato le sue intenzioni dopo che alcune prove con la stablecoin erano state scoperte all’interno della sua applicazione per iPhone. Lo sviluppatore Steve Moser ha condiviso le informazioni con Bloomberg. Queste mostrano il codice nascosto e le immagini del lavoro su quella che viene chiamata PayPal Coin, ancorata al Dollaro USA.

Il contesto operativo e il potenziale dell’integrazione delle criptovalute nell’ecosistema di PayPal

PayPal Holdings è il leader indiscusso nei pagamenti online, in grado di avere ottime performance anche 2022. Con oltre 361 milioni di account attivi, la società è in grado di sorprendere ancora positivamente gli investitori, ma ha dichiarato che proseguirà la sua attività a stretto contatto con i regolatori competenti.

PayPal si è impegnata negli ultimi mesi in un importante sforzo per implementare l’uso delle criptovalute. L’azienda ha lanciato nuove funzionalità per acquistare e detenere le monete digitali, con la possibilità di utilizzarle anche tramite una conversione immediata per gli acquisti quotidiani. PayPal potrebbe essere la prima società al mondo a lanciare una criptovaluta ideata e usata direttamente per effettuare pagamenti. L’ecosistema PayPal sempre più ricco di funzionalità potrebbe supportare l’uso delle criptovalute su larga scala.

Un investimento sulle startup con gli strumenti finanziari partecipativi

La finanza e i servizi finanziari incontrano direttamente le aziende innovative fornendo in alcuni casi strumenti utili a sovvenzionarli e svilupparne il potenziale. È il caso degli SFP, strumenti tramite cui è possibile un investimento su una startup in modo diretto con un rischio massimo determinato.

Cosa sono gli strumenti finanziari partecipativi? Gli SFP, acronimo di strumenti finanziari partecipativi sono un mezzo utile per consentire alle starup di accedere più facilmente a risorse professionali e finanziarie. Gli strumenti finanziari partecipativi rappresentano un’alternativa ai finanziamenti diretti che le starup possono utilizzare per raccogliere il capitale e le risorse umane per far crescere la propria attività.

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Il vantaggio degli SFP per investitori e imprenditori

Gli SFP consentono di raccogliere agilmente finanziamenti da destinare al progetto di investimento senza dover cedere quote partecipative al capitale sociale. Questo significa che l’investitore che partecipa alla società non diviene uno dei proprietari della stessa, evitando così gli oneri e rischi d’impresa. Tali soggetti non diverranno titolari dell’iniziativa economica, non concorrendo ad un rischio superiore al capitale investito e senza avere alcun potere a livello gestionale.

In questo modo si ha un rischio massimo calcolato adatto anche a professionisti e lavoratori. In questo senso con gli SFP gli stessi dipendenti e collaboratori possono essere fidelizzati al progetto, contribuendo direttamente al suo finanziamento così come anche soggetti terzi al di fuori del circuito finanziario.

La sottoscrizione degli strumenti finanziari partecipativi costituisce un investimento di rischio, in quanto la loro emissione da parte della società avviene senza obbligo di rimborso. Scommettere nel progetto senza dover necessariamente privare i soci di quote di partecipazione, è un vantaggio per le startup che vogliono mantenere integro il loro potere decisionale.

Gli SFP consentono a chi sta pensando a un investimento di ottenere una forma di compartecipazione minima alla vita societaria. Ad esempio la nomina di un rappresentante comune o un componente del consiglio di amministrazione. Dato che quanto versato è rappresentativo del rischio massimo, l’investitore può non svolgere alcun ruolo attivo nell’ambito dell’amministrazione dell’azienda.

Un terzo vantaggio per la start up è la possibilità di usare gli SFP anche per il pagamento di prestazioni professionali riducendo i pagamenti diretti e liquidi di lavoratori o professionisti.

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