Gestire le perdite e il trend ribassista; 4 consigli utili e i numeri per battere il mercato

Non è facile vedere i propri investimenti perdere di valore giorno dopo giorno; i crolli di mercato sono eventi ciclici, difficili da prevedere ma non da gestire.

Il mercato può crollare essenzialmente in due modi, ci sono le fasi di panico con movimenti a ribasso repentini e i cicli ribassisti con prolungati trend short.

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Stock.Adobe

Le fasi short in ogni caso riguardano un mercato che inverte la propria direzione perdendo valore nel tempo. In queste circostanze non è facile comprendere quando e se è il caso di chiudere la posizione.

Le fasi ribassiste sono fisiologiche e non è possibile evitarle. Si tratta del ricambio naturale dei volumi che escono ed entrano dal mercato in relazione alla soddisfazione degli investitori rispetto a un determinato prezzo di vendita o di acquisto. A ciò in relazione l’aspettativa circa il futuro del prezzo in relazione o meno all’economia al singolo asset.

Le condizioni sui mercati finanziari internazionali sono peggiorate dalla primavera scorsa. Il rapido rialzo dei tassi di interesse e il rallentamento economico causano volatilità e minore liquidità nel sistema. Il peggioramento si riflette in modo vizioso sulle azioni dei trader che alimentano così la tendenza.

Trovare il giusto compromesso tra il desiderio di guadagnare e la necessità di proteggere il capitale

È necessario considerare gli investimenti in un’ottica di lungo periodo modificando al contempo le aspettative in relazione alle circostanze economiche fondamentali. In altre parole, in ogni circostanza è importante trovare il giusto compromesso tra il desiderio di guadagnare e la necessità di proteggere il capitale. Sia nelle fasi di panico che in generale è sempre importante avere un portafoglio diversificato.

Solitamente l’asset allocation ideale nelle fasi ribassiste comprende beni rifugio come l’oro, settore immobiliare e valute come il dollaro, il franco svizzero o lo yen. I titoli difensivi utili in questo ciclo economico comprendono il settore alimentare, una parte dell’obbligazionario e i titoli legati alle energie rinnovabili.

I tre errori più comuni da evitare per riuscire a gestire le perdite e fasi ribassiste del mercato

Uno degli errori da evitare è sovrastimare la propria tolleranza al rischio alla fine di un periodo prolungato di rialzi, per poi sottostimarla dopo importanti ribassi.

Il mercato azionario nel 2022 è stato in forte calo. Un ribasso duraturo con una discesa lenta e continua; gli investitori proiettano le aspettative scontando nel presente quelli che credono saranno i risultati economici futuri. Per questo motivo solitamente sia chi acquista che ci vende si muove sulle anticipazioni di ciò che succederà in base all’orizzonte temporale del suo investimento.

Un secondo errore comune sia tra i piccoli che i grandi trader è quello di cercare di forzare la mano recuperando quanto perso tramite l’uso della leva finanziaria. Recuperare una perdita significa avere pazienza e continuare a mantenere le proprie regole di money management. Ma la leva finanziaria può peggiorare i problemi anziché risolverli perché moltiplica l’esposizione di un conto o un portafoglio già di per sé ridotto dalle perdite.

Il terzo e ultimo errore più comune che coinvolge gli investitori è affezionarsi ai propri investimenti. Spesso le proprie scelte di investimento rischiano di diventare questioni di principio. Un acquisto può essere fatto sotto convinzioni sbagliate basate su valutazioni che non tengono conto dei cambiamenti presenti o anche appunto su questioni affettive o di orgoglio personale.

È il caso, ad esempio, di investimenti in società come Apple o asset come le criptovalute entrambe capaci di attrarre investitori e trader che sono allo stesso tempo consumatori dei prodotti, che credono nel marchio e ricordano l’ascesa storica del prezzo facendone una sicurezza infondata per l’andamento presente. In altri casi esistono anche pregiudizi di tipo ideologico che, come sulle criptovalute, orientano la tendenza a rimanere investiti a oltranza.

Quanto rimanere investiti per massimizzare il rendimento sul mercato Azionario?

Nonostante questo, bisogna anche evitare di entrare e uscire dal mercato senza una visione a lungo termine. Su quanto detto in precedenza esiste infatti un ultimo accorgimento, che completa i precedenti consigli; considerare gli investimenti con le variazioni statistiche che hanno avuto i rendimenti in periodi di tempo prolungati. Se si prende a esempio il benchmark sull’azionario Usa, lo S&P 500 ha quasi sempre performato in positivo in un arco di dieci anni ed è sicuramente in profitto dagli anni ‘30 a oggi.

  • +252% [2010-2019]
  •     -9% [2000-2009]
  • +433% [1990-1999]
  • +389% [1980-1989]
  •   +77% [1970-1979]
  • +110% [1960-1969]
  • +482% [1950-1959]
  • +126% [1940-1949]
  • -8,8% [1930-1939]

Investire in un’ottica di lungo periodo pari almeno a dieci anni sembra ridurre notevolmente gli effetti degli andamenti negativi che coinvolgono i singoli anni. Per esempio, nel decennio del 1930 sono almeno due i crolli importanti con perdite nei singoli anni il 31 e il 37 rispettivamente pari a 43,8 e 35,3%. Nonostante questo la perdita complessiva nel decennio è minore del 9%.

L’errore da evitare che segna la differenza tra investitore e speculatore è quella di comprare o vendere nella speranza di guadagnare in una giornata o una settimana.

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