Al lavoro senza Green pass, si può: ecco i casi che lo consentono

Le ultime settimane si sono dimostrate tra le più complicate dall’inizio della pandemia per il nostro paese. I fatti lo dimostrano.

Green pass
Green Pass (Adobe)

Lo scorso 15 ottobre con l’introduzione dell’obbligatorietà del Green pass sul luogo di lavoro si è aperta una nuova fase per il nostro paese, unico, fino a quel momento a considerare la possibilità di avvalersi della certificazione verde. Da quel momento in poi, in Italia è scoppiata la protesta. Migliaia di lavoratori scesi in piazza in numerose occasioni per dire no al Green pass sul posto di lavoro. Nella maggior parte dei casi, chiaramente la protesta ha sposato le “istanze” dei cittadini no vax, dando vita a momenti di forti tensioni in più di una occasione.

Le regole attuali che vogliono la certificazione verde sul posto di lavoro che attesti l’avvenuta vaccinazione o la negatività ad un tampone effettuato almeno nelle ultime 48 ore. Contravvenire alle regole elencate potrebbe portare a multe ed addirittura, per il lavoratore all’allontanamento dal posto di lavoro. Stesso di discorso per il titolare di un’azienda che in caso di mancanze o presenza dopo controlli di lavoratori senza una valida certificazione sanitaria potrebbe essere soggetto ad altrettante multe e sanzioni.

Al lavoro senza Green pass: ecco quali sono i casi che lo consentono

In alcuni casi, però è possibile fare a meno della certificazione verde sul lavoro proprio in virtù di una particolare condizione o situazione vissuta dal lavoratore stesso. Le ultime settimane, cosi come anticipato sono state davvero particolari con manifestazioni in numerose città italiane. Una parte di italiani non vorrebbe tali misure, quella parte spesso è in piazza a manifestare, anche se finora con scarsi risultati, considerato che nulla di quanto proposto dal Governo è stato poi di fatto ritirato. Il Green pass insomma resta, tranne che nei casi in cui non è possibile richiederlo, in pratica.

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I casi specifici in cui non è possibile effettuare vaccino per patologie pregresse in qualche modo potenzialmente in conflitto con l’azione del siero iniettato sono presi come è giusto che sia in considerazione. In quel caso è ovvio che per ottenere la certificazione verde non si può passare per il vaccino ma per il tampone. Il Green pass, per essere considerato valido deve dunque contenere:

  • dati identificativi del soggetto interessato
  • dicitura: “soggetto esente alla vaccinazione anti SARS-CoV-2. Certificazione valida per consentire l’accesso ai servizi e attività di cui al comma 1, art. 3 del DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n 105
  • data di fine validità della certificazione, utilizzando la seguente dicitura “certificazione valida fino al _________” (indicare la data, al massimo fino al 30 novembre 2021)
  • Informazioni relative al Servizio vaccinale della Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale in cui opera come vaccinatore COVID-19 (denominazione del Servizio – Regione)
  • Timbro e firma del medico certificatore
  • Numero di iscrizione all’ordine o codice fiscale del medico certificatore.

In questi casi specifici, dunque, la certificazione può essere ritenuta valida e rappresentare la garanzia immaginata dallo Stato italiano per tutti i lavoratori in un determinato contesto.

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