Amazon finisce in mezzo alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

Quella che sembra diventata nell’ultimo anno una vera e propria guerra fredda tra gli Stati Uniti e la Cina fatta di reciproci limitazioni in ambito economico e commerciale, ha coinvolto anche il gigante dell’e-commerce Amazon, che chiude con una decisione perentoria 340 negozi di un importante cliente che opera nel commercio al dettaglio del settore tecnologico.

Scacchiere Usa e Cina

L’azienda Shenzhen Youkeshu Technology è stata accusata di aver gonfiato le vendite inserendo false recensioni sui prodotti commercializzati tramite Amazon.com. La lunga serie di schermaglie tra gli Stati Uniti e la Cina hanno inasprito la competizione tra le aziende multinazionali. Shenzhen è uno degli esperimenti economici più riusciti nel comunismo di mercato cinese e ospiterà a settembre la prima fiera interamente dedicata al settore e-commerce. Il potenziale per la concorrenza verso Amazon rimane elevato, considerando la possibilità che vengano replicati dagli store online cinesi come Alibaba, i servizi prime con una consegna che si estenda oltre i confini nazionali.

Il fenomeno è tale da poter effettivamente spostare la liquidità da un paese all’altro, amplificando l’esposizione alla concorrenza del mercato cinese, che legittimamente è in grado di offrire oggi prodotti di qualità in molti settori, che possono venire venduti nel mercato USA ed europeo. Gli ostacoli per la diffusione dei prodotti cinesi in Occidente sono costituiti dalle maggiori aziende in grado di aggregare sponsorizzazione e pubblico, come Google, Paypal e Facebook, che possono venire strumentalizzati qualora l’amministrazione Usa giudicasse legittimo inasprire le barriere commerciali tra i due Paesi.

In pericolo i rapporti commerciali tra Australia, Regno Unito e Cina

In questi giorni anche l’Australia, un alleato chiave dell’Occidente dal punto di vista geopolitico, si prepara a subire ripercussioni economiche dovute alle leggi promulgate in Cina a tutela della sicurezza nazionale che imporranno limitazioni. La nuova legge sulla sicurezza dei dati, che entrerà in vigore da settembre 2021, comprenderà settori quali telecomunicazioni, trasporti, sanità e istruzione e prevede la centralità del governo nel controllo dei dati elaborati nel territorio cinese e di conseguenza delle attività e delle politiche di business delle aziende coinvolte. Dan Tehan, Ministro del commercio australiano, si trova oggi tra i fuochi di fila di Stati Uniti e Cina, essendo l’Australia uno dei territori nei quali almeno prima del 2018, l’economia cinese poteva avere i maggiori sbocchi di investimento.

La situazione è andata peggiorando da quando il primo ministro Scott Morrison aveva deciso di impedire la costruzione della rete 5G di Huawei e l’anno scorso ha voluto insistere sulla creazione di una delegazione indipendente per mettere in luce le cause del coronavirus a Wuhan. La Cina ha risposto con una serie di disinvestimenti e azioni commerciali che hanno colpito il mercato delle materie prime, dal carbone all’orzo, le importazioni alimentari, dalle aragoste al vino, nonché le università private australiane, dove molte famiglie facoltose cinesi mandavano i propri figli a studiare. Gli effetti di tali politiche avviate da Pechino, si sono in alcuni casi ripercossi sulla stessa economia cinese, come nel caso del ferro, a cui l’industria del paese asiatico non è in grado di sopperire data la scarsità del minerale presente nel settore estrattivo nazionale.

Le prospettive per un cambio di rotta sembrano tuttavia limitati ad alcuni frangenti e a bisogni contingenti, in attesa di un pretesto che porterà le nazioni coinvolte a stabilire l’inizio di una nuova stagione politica, per la quale attualmente non si intravedono gli estremi.

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L’energia nucleare e i rapporti tra Cina e Gran Bretagna

In un’ottica di concertazione internazionale dell’Alleanza atlantica, anche il governo britannico vuole assicurare il suo territorio rispetto la presenza delle aziende cinesi come la China General Nuclear Corp, azienda impiegate nel settore nucleare, fortemente connesse al governo di Pechino. Tutti i progetti nucleari nel Regno Unito sono condotti in base a una verifica indipendente atta a soddisfare i rigorosi requisiti normativi e di sicurezza nazionale. Anche la Gran Bretagna come la Cina vede il settore nucleare come una possibile strategia per diversificare il futuro del processo di decarbonizzazione dell’economia, che potrà affiancare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.

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Il Regno Unito, che si aspetta da queste decisioni una perdita economica pari a circa 27,5 miliardi di dollari, aveva come Stati Uniti e Australia precedentemente bloccato la partecipazione alle infrastrutture nazionali delle tecnologie Huawei e sempre in linea con una politica di reciproco sospetto, questo mese il consigliere britannico per la sicurezza nazionale ha aperto un’inchiesta sull’acquisizione del più grande impianto di chip del paese da parte di Nexperia NV, di proprietà cinese.

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