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La tecnologia sta cambiando il NYSE: addio alla presenza umana?

Il floor della Borsa più importante al mondo vedrà ancora la presenza umana o ben presto sarà svolto tutto per vie digitali?

Più di un anno fa iniziavano gli effetti della pandemia, l’America veniva colpita duramente e la Borsa di New York chiudeva la sua piattaforma per trasferire la sua attività su un trading elettronico. Il trasferimento doveva essere solo temporaneo, ma la serrata durò circa due mesi per poi ripartire a maggio, con il 25% dell’attività. Fino a poco tempo fa, l’Exchange mostrava un’apertura del 50% della sua capacità, questo significa che per il momento sono circa 160 i broker e trader che lavorano al floor del più grande mercato azionario del mondo.

Il sistema completamente elettronico avviato un anno fa, ha mostrato due facce della negoziazione: da una parte è stato possibile dimostrare la grande forza della tecnologia, ma dall’altra parte ha reso palese a tutti come i broker, esperti analisti e commercianti erano quello che si pensava che fossero, ossia un colorato anacronismo. Senza voler screditare gli opertori del floor del NYSE, ma è un dato di fatto che con la tecnologia che avanza gli intermediari sono oggi una razza in via d’estinzione.

Adesso che il NYSE cerca di tornare sulla piazza ‘fisica’, i posti di lavoro si sono dimostrati ridondanti, basti pensare a figure professionali come i cassieri di banca, gli agenti di viaggio o i fattorini. Oltretutto, vi sono anche tanti nemici del floor, consapevoli del fatto che oramai la tecnologia ha preso il sopravvento e il business è stato irrimediabilmente compromesso. Altri però ritengono che non si tratti di una perdita di tempo. La comunità sembrava entusiasta del fatto che i mercati fossero rimasti aperti nonostante la chiusura del NYSE, ma nonostante questo la volatilità, i prezzi e la liquidità sono stati compromessi anche dalla mancanza di personale.

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NYSE: il floor prima della pandemia e il ruolo della tecnologia

In molti conosceranno per esempio Peter Tuchman, che lavora sul floor dal 1985 ed è probabilmente la persona più fotografata a Wall Street, grazie alle sue curiose espressioni facciali. L’elemento umano è un’assenza rilevante, perché è venuta a mancare la flessibilità, che aveva anche la funzione di far risparmiare denaro agli investitori perché venivano forniti prezzi più accurati  e con minore volatilità. Difatti, il trading “umano” fornisce elementi importanti come equità e liquidità che le macchine non sono in grado di eguagliare .

Se a personaggi come Tuchman dicessero che l’edificio del NYSE non era altro che una struttura costosa deputata a luogo in cui svolgere le negoziazioni, dissentirebbe sicuramente, anche se effettivamente appariva come un meraviglioso centro di commercio con il suo club della vecchia scuola, ma senza alcun vantaggio da un punto di vista operativo. Il trading effettuato in prima persona può avere dei vantaggi, bisogna però prendere consapevolezza che con il passare degli anni è sempre più evidente che la negoziazione fisica ha soltanto un forte significato di marketing.

Di recente, inoltre, il NYSE ha dichiarato di voler abbandonare definitivamente New York o quantomeno ha minacciato di farlo per questioni che riguardano la  tassazione. La pandemia ha dimostrato che è possibile chiudere il floor mantenendone viva l’attività: a questo punto ci si potrebbe spostare in Texas o Florida dove il regime fiscale è più favorevole.

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Borsa di New York: cosa succederà ora?

Per questo 2021 la volontà è di tornare a un normale corso delle attività, per il futuro si cercherà di rendere il floor sempre più forte perché aggiunge molto valore a investitori ed emittenti. In questo senso, si sta studiando una nuova tecnologia per il floor broker e per il trading floor di opzioni. Nei prossimi mesi, tutto diventerà online.

Ad esempio il Nasdaq già nel 1971 ha iniziato ad operare come primo mercato azionario elettronico. Il NYSE ha voluto seguire la tecnologia del Nasdaq, ma alle aziende poco interessa sapere se il sistema di negoziazione è elettronico o meno: quel che più importa è che la propria azienda sia quotata nella Borsa di New York, una vera e propria istituzione americana e chiunque vuole farne parte. Anche se tra venti anni, o forse prima, probabilmente non ci saranno più operatori in carne e ossa sul floor della Borsa di New York.

Michele Troglio

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