Ore di lavoro, limite massimo settimanale e giornaliero: sanzioni per tutti se non si rispetta

Qual è il limite massimo a settimana e al giorno rispetto alle ore di lavoro? Cosa bisogna sapere, dettagli e sanzioni. Di cosa si tratta

Vi è un limite massimo circa le ore di lavoro a cui tanto il dipendente quanto il datore di lavoro devono attenersi, e che non si può superare neanche quando dovesse esserci la necessità di svolgere quanti più straordinari possibili ai fini di guadagnare di più. Qual è il limite massimo settimanale e giornalieri, sanzioni e di cosa si tratta.

Ore di lavoro, limite massimo settimanale e al giorno: occhio alle sanzioni
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Il medesimo concetto si deve considerare anche per il datore di lavoro, come viene spiegato nell’approfondimento da parte di Money.it, che spiega che quest’ultimi devono sapere e avere consapevolezza di quale sia il limite circa l’orario di lavoro stabilito dalla normativa, previsto per salvaguardare la salute psico-fisica del lavoratore dipendente.

Si legge che vi sono comunque dei margini per il datore, che in taluni periodi dell’anno, come quelli in cui vi è la massima produzione, potrebbe anche sfiorare il limite orario di alcune settimane, pur riducendolo in quelle successive.

Come funziona il calcolo delle ore lavorative giornaliere e settimanali, quali i diritti per i lavoratore circa riposi e pause e quali eventuali sanzioni per il datore di lavoro che non rispetta le regole.

Ore di lavoro e limite massimo, alcuni dettagli

Quando si parla del tema lavoro compronsibiemte l’attenzione e la curiosità di molti si accende, poiché tanti sono gli aspetti oggetto di interesse, come nel caso ad esempio della settimana lavorativa corta, che in alcuni luoghi è già in realtà e della situazione in Italia, o ancora con gli occhi aperti sulle migliori professioni su cui puntare e le tante opportunità al riguardo. 

Rispetto al tema in oggetto, Money.it spiega che per comprendere il limite per l’orario di lavoro giornaliero e settimanale bisogna guardare il decreto legislativo n.66 dell’8 aprile 2023, all’interno del quale sono distinti i contratti lavorativi a tempo pieno e tempo parziale.

Nel particolare, si fa riferimento al full time quando in media la settimana lavorativa si attesta sulle 40 ore, a meno di diverse previsioni da parte del contratto collettivo di categoria, che può, si legge, prevedere un orario inferiore e mai maggiore rispetto al limite. Nel caso l’orario settimanale fosse ridotto, si fa riferimento al contratto part-time.

La medesima normativa stabilisce dei limiti circa l’orario di lavoro oltre cui non è consentito andare; i singolo CCNL possono prevedere limiti diversi, ma anche questi non possono andare oltre la soglia stabilita dalla normativa; quindi, aggiunge Money, nel caso un contratto di categoria può fissare l’asticella sotto quello che è il limite nazionale previsto.

Si legge che secondo normativa, il limite riguarda l’orario settimanale, e cioè per ogni periodo di 7 giorni non si può andare oltre 48 ore di lavoro, compresi gli straordinari.

Per quanto concerne il calcolo, vanno però fatti degli approfondimenti. Il limite delle 48 ore, spiega Money.it, non è assoluto, ovvero questo non sta a significare che basta superare una volta volta la soglia per violare la norma e incorrere in sanzioni. Il calcolo al riguardo, va fatto con riferimento ad un periodo non maggiore di 4 mesi.

Quindi, andrà fatta una media delle ore lavorative nell’arco dei 4 mesi, così da poter controllare se la soglia delle 48 ore settimane sia stata o meno superata. È quindi possibile sommare i vari orari di lavoro settimanali nel periodo preso di riferimento, e poi dividere il coefficiente 17,381, il numero di settimane in 4 mesi. Il risultato che ne deriverà dovrà essere inferiore alle quarantotto ore. Money aggiunge che i contratti lavorativi possono elevare il termine entro cui calcolare un eventuale superamento della soglia, che potrebbe arrivare a sei oppure anche a dodici mesi per “specifiche ragioni obiettive, tecniche o inerenti all’organizzazione del lavoro”.

Nello stesso approfondimento si legge che un aspetto da ricordare, importante, riguarda il fatto che il lavoratore dipendente ogni sette giorni ha diritto al riposo settimanale, che sia di almeno 24 ore consecutive, in genere coincide con la domenica. Il diritto al riposo viene calcolato su di un periodo non maggiore di 14 giorni, quindi potrebbe anche accadere, viene spiegato, che in una settimana si lavori sette giorni su 7 e che in quella seguente bisognerà garantire almeno due giorni di riposo al dipendente.

Ore di lavoro e limite massimo, la questione sanzioni

Per quanto concerne la normativa, si è detto che viene specificato solo un limite per quanto concerne l’orario settimanale, tuttavia Money spiega che vi sono fissati anche criteri per quanto riguarda l’orario di lavoro giornalieri, utili per effettuare delle considerazioni. Viene stabilito, si legge, che ciascun giorno il lavoratore deve aver diritto ad almeno 11 ore consecutive di riposo. Quindi, seppur non identificato in modo esplicito, si potrebbe dedurre che l’orario di lavoro giornaliero non possa andare oltre il limite delle 13 ore.

Va sottolineato e considerato con attenzione che anche in tal caso possono intervenire i contratti collettivi che possono anche derogare al riposo giornaliero in questione riducendo quindi le ore di riposo consecutive che vanno garantite ogni ventiquattro ore. Ciò è possibile soltanto quando, si legge, come indicato dal ministero del lavoro, “ai prestatori di lavoro siano accordati periodi equivalenti di riposo compensativo”.

E ancora, si legge anche del diritto del dipendente a godere di una piccola pausa, che non sia minore di 10 minuti, qualora l’orario di lavoro ecceda le sei ore. Si tratta di una pausa obbligatoria, retribuita e non computata come orario di lavoro, necessaria per il recupero di energie psicofisiche e legata eventualmente alla consumazione del pasto.

Questione sanzioni. Money.it scrive che all’azienda che faccia si che l’orario di lavoro di 1 o più dipendenti superi le soglie stabilite dalla normativa, viene applicata una sanzione amministrativa dall’importo variabile in base al numero di lavoratori interessati o in base ai periodi di riferimento in cui la violazione ha avuto luogo.

Rispetto al superamento soglie orario settimanale, la sanzione applicata dal 24 dicembre 2013, legato a quanto stabbiato dal decreto Destinazione Italia, ammonta: da 200 a 1500 euro se la violazione ha riguardato sino a 5 lavoratori oppure si è verificata in meno di tre periodi di riferimento; da 800 a 3 mila, numero lavoratori tra 6 e 10, o almeno 3 periodi di riferimento e non più di 5; da 2 mila a 10 mila euro, più di 10 lavoratori o almeno 5 periodi di riferimento. In tal caso non si ammette neanche il pagamento della stessa in misura ridotta.

Le sanzioni si applicano anche il relazione ad un eventuale mancato godimento del riposo settimanale. Qualora non sia garantito il riposo giornaliero, spiega Money, superando le 11 ore di riposo tra la fine di un servizio e l’inizio di quello seguente, le sanzioni ammontano: da 100 a 300 euro, se la violazione ha riguardato fino a 5 lavoratori o si è verificata in meno di 3 periodi di 24 ore; da 600 a 2 mila, da 6 a 10 lavoratori o almeno 3 periodi ma meno di 5, in 24 ore; da 1800 a 3 mila, più di 10 lavoratori o almeno 5 periodi di 24 ore. Non consentito il pagamento in misura ridotta.

Questi, alcuni dettagli generali al riguardo circa l’argomento in oggetto. È opportuno ed importante che ciascuno approfondisca il tema e si informi sulla normativa e su tutti gli aspetti e i dettagli che bisogna conoscere, limiti, sanzioni e così via, anche mediante un confronto con esperti del campo e professionisti del settore, così da chiarire ogni eventuale dubbio in merito.

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