Pensione prima dei 60 anni: c’è una misura che sarà valida anche per il 2023

Andare in pensione prima dei 60 anni potrebbe sembrare un miraggio, ma grazie alle misure disponibili per il 2023, è tutto più semplice.

L’attuale riforma pensionistica consente di andare in pensione al raggiungimento del sessantasettesimo anno di età e dopo aver versato almeno 20 anni di contributi. Pensare di poter andare in pensione prima dei 60 anni può sembrare un autentico miraggio. Tuttavia, grazie ad alcune misure è possibile anticipare notevolmente il ritiro dal lavoro.

pensione prima dei 60 anni
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Attualmente sono disponibili diverse misure che permettono di andare in pensione anticipata. Si tratta di opzioni approvate dal Governo Draghi e che, nonostante le elezioni del nuovo esecutivo, saranno disponibili anche nel 2023.

Tra queste misure, ce n’è una che permette ai lavoratori di ritirarsi dal lavoro anche prima del compimento dei 60 anni di età.

Pensione prima dei 60 anni: com’è possibile?

L’attuale sistema pensionistico utilizzato in Italia è conosciuto con il nome di metodo a ripartizione.

In sostanza, il sistema pensionistico italiano si fonda su un patto intergenerazionale, che permette ai pensionati attuali di ricevere l’indennità grazie ai contributi versati dalle persone che lavorano. Quindi, i lavoratori di oggi garantiscono, attraverso il versamento dei contributi annuali, il pagamento delle pensioni di coloro che sono già in pensione di anzianità o per altre ragioni.

Di conseguenza, i lavoratori di oggi otterranno un trattamento pensionistico grazie ai lavoratori del futuro, ovvero ai versamenti contributivi delle prossime generazioni.

Per favorire tale meccanismo è previsto che ogni persona che inizia un’attività lavorativa, sia da dipendente che da autonomo/ professionista, abbia l’obbligo di iscriversi ad un ente pensionistico per effettuare i versamenti in proporzione alla retribuzione percepita.

Uno degli aspetti negativi relativi al sistema pensionistico italiano riguarda la stretta correlazione con l’andamento economico del paese e il suo tasso di occupazione.

In sostanza, se il tasso occupazionale è inferiore al soddisfacimento del fabbisogno provvidenziale, questo fenomeno può essere causa di grossi problemi per l’economia dello Stato.

Inoltre, ad aggravare la situazione ci pensa anche il progressivo invecchiamento della popolazione. In Italia, infatti, stiamo attraversando un periodo di forte crisi in cui il numero di lavoratori attivi, che effettuano versamenti contributivi, non è sufficiente a garantire la pensione ad anziani e soggetti che percepiscono un trattamento pensionistico.

Anticipo pensione 2023: facciamo chiarezza

La riforma pensionistica attualmente in vigore prevede il raggiungimento di 67 anni di età e il versamento di almeno 20 anni di contributi obbligatori, per poter accedere all’assegno di pensionamento. In alternativa, è possibile usufruire della pensione anticipata ordinaria, grazie alla quale ci si può ritirare dal lavoro a 64 anni d’età. Tuttavia, in questo caso, a fare la differenza è il requisito contributivo che prevede il versamento di 40/41 anni di contributi.

Ad ogni modo, nessuna delle due opzioni consente di ritirarsi dal lavoro prima dei 60 anni.

Questa opportunità, infatti, è riconosciuta in favore di specifiche categorie di lavoratori che, dunque, devono essere in possesso di determinati requisiti.

Anche nel 2023 sarà possibile andare in pensione in anticipo con meno di 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi effettivi versati.

A tale proposito, è opportuno specificare che per contributi effettivi si fa riferimento alla contribuzione effettivamente versata. Pertanto, sono esclusi dal computo i contributi figurativi legati ai periodi di disoccupazione, malattia o maternità.

Ad ogni modo l’opzione di pensionamento anticipato under 60 attualmente disponibile, che sarà accessibile anche per il 2023, è quota 41 per i lavoratori precoci.

Quota 41 per i lavoratori precoci: di cosa si tratta?

La prestazione economica erogata in favore dei lavoratori che hanno effettuato 12 mesi di contribuzione effettiva, prima del compimento del diciannovesimo anno di età, è conosciuta con il nome di quota 41.

Ci stiamo riferendo ad una misura pensionistica indirizzata ad una specifica categoria di lavoratori, ovvero i precoci.

Possono accedere a quota 41 per i lavoratori precoci coloro che sono iscritti all’Assicurazione Generale obbligatoria o ad altre forme sostitutive o esclusive della medesima. Tale categoria di lavoratori deve essere in possesso di un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. In sostanza, è necessario che il lavoratore abbia versato almeno 12 mesi di contribuzione effettiva prima del compimento del diciannovesimo anno di età.

Pensione prima dei 60 anni: a quali condizioni?

Per accedere alla misura di pensionamento anticipato quota 41 occorre che il lavoratore, al momento della presentazione della domanda, sia in una delle seguenti condizioni:

  • Stato di disoccupazione in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, per dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale del contratto;
  • Invalidità superiore o uguale al 74%, accertata dalla commissione medica dell’INPS;
  • Caregiver da almeno sei mesi del coniuge o di un parente di primo grado convivente affetto da handicap grave, secondo quanto stabilito dalla legge 104 del 1992;
  • Caregiver di un parente o un affine di secondo grado convivente nel caso in cui i genitori o il coniuge dello stesso siano in una condizione di handicap grave oppure siano under 70 o siano deceduti o mancanti.
  • Svolgere un’attività particolarmente faticosa e pesante secondo quanto stabilito dal decreto legislativo del 21 aprile 2011, numero 67;
  • Appartenere ad una delle categorie di lavoratori dipendenti che svolgono un’attività gravosa per almeno 7 anni negli ultimi 10.

Per raggiungere il requisito contributivo di 41 anni è possibile conteggiare anche i periodi assicurativi in base a quanto stabilito dalla legge del 24 dicembre 2012, numero 228.

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