Il piano d’emergenza dell’Ue per il gas è fatto su misura per la Germania: i dettagli della contestazione

Per arginare la crisi energetica, l’Unione europea ha avanzato un piano di emergenza singolare a cui dovrebbero aderire tutti i Paesi membri.

L’Ue vuole scontare in anticipo uno stato di allarme e razionamento del gas riducendone la domanda del 15%. Ciò interesse tutti, dalle famiglie ai produttori di energia fino all’industria.

forniture di gas
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Non è una novità che l’Ue si trovi in questo momento debole davanti al suo fabbisogno energetico. La sua priorità è quindi riuscire a ricostruire le scorte in tempo per l’inverno. Per riuscirci tuttavia è necessario penalizzare l’economia riducendo il consumo generico di gas in tutti gli Stati membri.

Ci aspettano mesi difficili soprattutto in Italia; la tabella di marcia del Governo sarà sicuramente compromessa, comprese le riforme necessarie per continuare a ricevere le i prestiti del Recovery fund. L’Italia rischia se il 70% delle riforme previste dal Pnrr non saranno attuate entro la fine dell’anno.

Italia, Spagna e Portogallo contrari a stato d’allerta e razionamenti

Nel frattempo il nostro Paese è contrario alla soluzione dell’Ue. Insieme all’Italia anche Spagna e Portogallo si sono dette fermamente contrarie. La proposta della Commissione sarà discussa il 26 luglio in modo da chiarire i dettagli e fare luce sulla gestione dei poteri di un simile piano, compresi lo stato d’allerta e i razionamenti. Diversamente il piano B prevede di iniziare con la riduzione volontaria della domanda e solo in seguito discutere sul razionamento obbligatorio.

Tra gli aspetti positivi della vicenda c’è che la ripresa dei flussi permette aumentare la quantità di gas acquistato e di conseguenza le scorte e il riempimento degli stoccaggi. Finora il processo è andato a rilento, sia a causa dei prezzi che della riduzione dell’offerta; nonostante l’assenza di garanzie l’Italia è arrivata a riempire le sue riserve di gas quasi al 69%. L’obiettivo è raggiungere l’80-85% entro ottobre e il 90% entro fine anno. Il nostro Paese è oggi in Europa tra quelli che hanno più velocemente accumulato le scorte, aumentando in particolare le importazioni anche dal Nord Africa.

La tempesta perfetta oltre il lato economico tocca anche la geopolitica. Sono diversi oggi i diplomatici che vedono nella caduta del Governo Draghi una vittoria per Putin e il suo piano di destabilizzazione. Che il nuovo Governo possa mettere in crisi l’unità d’intenti verso l’Ucraina questo è tutto da dimostrare. Intanto i fragili equilibri all’interno dei Paesi membri devono confrontarsi con la sostenibilità delle proposte della Commissione.

Alcuni Paesi come Spagna e Portogallo hanno da tempo ridotto la propensione all’uso del gas russo. In anticipo rispetto alla crisi, hanno ora difficoltà a ridurne i margini già esigui. Nel caso del Portogallo questo lo lascerebbe senza elettricità; la Spagna invece si è affidata alle spedizioni di gas naturale liquefatto, tanto che a giugno queste erano rappresentative del 77% delle sue importazioni.

Il piano di emergenza dell’Ue per il gas è fatto su misura per la Germania

Tra le maggiori critiche ricevute quelle che il piano sia stato fatto su misura per la Germania. Sia sul taglio del 15% della domanda per tutti i paesi o le indicazioni su quali industrie preservare dal razionamento, le proposte della Commissione ricalcano le richieste o le esigenze tedesche.

Oltre questo un’altra novità riguarda le regole sugli aiuti di stato per l’energia. La Commissione ha emendato il quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di stato. Se l’obbiettivo è accelerare sulle rinnovabili e la decarbonizzazione, oggi è inclusa la possibilità di sostenere le imprese che riducono il consumo di gas o utilizzano in alternativa anche fonti più inquinanti. Le regole, ancora una volta, sono state cambiate a favore di Berlino che potrà compensare così le numerose imprese che passano a fonti diverse dal gas.

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