Salvini, tra ambiguità e zone grigie, dall’America ancora accuse sul suo legame (ideologico ed economico) con la Russia e con Putin

L’asse Salvini Mosca cela non poche ambiguità. E ora sul leader della Lega alleggia aria di tempesta.

Stando ad alcune indiscrezioni di marca Usa, avrebbe non pochi affari personali lungo le strade di Putin.

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A invitare a questa riflessione è un’Alta Funzionaria della Casa Bianca. Gli interessi ci sarebbero, questioni economiche in primis, anche se non semplice la messa in luce dei canali.

Il politico prova a difendersi in occasione dell’abituale ospitata a Fuori dal coro su Rete4. Stando al suo punto di vista, non metterebbe piede a Mosca da almeno 4 anni. Non solo, a seguire la solita non troppo convincente condanna alla Russia e quella, politicamente strategica, alle sanzioni. Procede nella sua campagna di differenziazione rispetto alla lealtà Atlantica dell’alleata Meloni.

Sempre Salvini aveva già palesato il proprio disaccordo sulle sanzioni alla Russia e su scostamento di bilancio in occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio. Con tanto di imbarazzo della leader di FdI. Che in prospettiva viga ancora quella relazione mai smentita fra la Lega e Russia Unita di Putin, una partnership politica ed economica siglata suo tempo.

Usa versus Salvini, quanti tornaconti in Russia e con Putin!

A mettere benzina sul fuoco, una autorevolissima personalità americana. Si tratta di un’alta Funzionaria della Casa Bianca, che ha prestato servizio nel corso dell’amministrazione Trump. Il suo nome è Julia Friedlander, ex analista della Cia. Dopo aver svolto diversi incarichi, attualmente è il ceo di Atlantik-Brücke, ente non-profit al servizio delle buone relazioni tra Germania e Usa.

Nel corso di una intervista rilasciata a Paolo Mastrolilli per La Repubblica, l’analista americana ha riacceso i toni sui verosimili legami politici fra Salvini e Mosca. Ma la politica si allargherebbe anche alla sfera personale.

Per la Friedlander, dalle esistenti connessioni ideologiche ai propri tornaconti economici è un attimo. Viene posto l’accento su di una differenziazione all’interno del fronte pro Putin. Da un lato coloro che vedrebbero un vantaggio per il proprio Paese nel mantenimento di buoni rapporti con la Russia; dall’altro personaggi come Salvini e Orbán: quelli che si muovono interessi politici (economici) personali. Per dirla con le sue parole: “Cioè sono pronti a dare alla Russia, in cambio di quello che è quasi certamente un supporto finanziario. […] Penso che Matteo Salvini abbia un interesse politico personale nel suo rapporto con la Russia”

L’episodio di Cernobbio

Sulla questione delle ragioni che abbiano spinto Salvini a battersi contro le sanzioni, arrivando finanche a ricorrere a una presentazione con tanto di slides innanzi al pubblico di Cernobbio, Friedlander non ha molti dubbi. L’opzione è duplice: messa in piedi con i russi o, semplicemente, ci ha provato.

Una parte studiata forse a tavolino. Lui che tenta disperatamente di portare la luce sull’inefficacia delle sanzioni, la pressione dell’Unione Europea, l’Italia che lo contrasta perché necessita dei fondi europei. Ci ha provato.

Complessità nel ricostruire il percorso Salvini Mosca

La vera e propria problematica consta nella quasi impossibilità di ricostruzione dei canali di partnership.

Sono utilizzate le cosiddette shelf company, compagnie non attive che concedono donativi alle campagne elettorali, o anche lobbisti confidenziali che incentivano specifici contratti, che rimandano a tornaconti russi. Si capirà che non è semplice dimostrare come il Cremlino abbia effettuato un bonifico per Marine Le Pen, sebbene sia importante cercare di conoscere congiunzioni e mediatori.

In questa prospettiva pare quasi che si riceva una elargizione da uno Stato europeo, una company italiana che rende denaro, malgrado non sia davvero made in Italy. Potrebbe essere una società italiana, ma protocollata in altra sede europea. Ciò complica le cosa, chi il beneficiante e chi il beneficiato? Si tratta di versamenti anonimi o quasi, poiché confondono l’operato degli addetti ai lavori intenti a tracciarli.

Interessante anche il suo parere sulla questione Savoini. Si parlava di un accordo collaterale, come dire, sottobanco: l’impresa energetica era il passepartout per il riciclaggio di denaro per la Lega o addirittura per il medesimo suo leader, a suon di contratti contraffatti.

Le ambiguità delle Lega effetto collaterale per la Meloni

L’ambiguo atteggiamento di Salvini e della sua Lega sono una bella gatta da pelare per la leader di FdI Giorgia Meloni, timorosa di dimostrarsi degna di fiducia agli occhi dell’alleanza atlantica e degli altri Stati europei.

La presa di distanza da Salvini rischia di ledere un potenziale e futuro Esecutivo di centrodestra, in cui il sovranismo potrebbe essere l’ago della bilancia.

Pierferdinando Casini non ha avuti remore nell’affermare come in qualunque circostanza Salvini abbia affermato una cosa, il giorno seguente da Mosca si sia intervenuti per avallarla. Una partita che potrebbe costare caro proprio alla Meloni, tanto che, stando proprio a Casini, potrebbe essere lei la vittima deputata di questo gioco ambiguo.

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