I trader si riposizionano: ecco la visione per il 2023, le correlazioni e gli asset da evitare

Nelle ultime due settimane in particolare, il valore dei Treasuries Usa a due anni ha continuato a salire segnando il record dal 2007.

Il mercato ha scontato pesantemente le incertezze della prima metà del 2022 creando un effetto pigmalione, avverando di fatto sui listini ciò che temeva.

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Nonostante i timori quest’anno non ha mostrato ancora effetti recessivi, ma solo gli accenni, con il rallentamento degli indici manifatturieri, di ciò che potrà avvenire nel prossimo.

La conseguenza della situazione internazionale è che l’inflazione europea, a differenza di quella americana, crescerà ancora nei prossimi mesi e inizierà a scendere solo nel 2023. Questo porterà la Banca Centrale Europea ad aumentare i tassi con effetti recessivi probabilmente più marcati di quelli che possono avvenire negli Stati Uniti.

È ciò che sembrano percepire anche gli investitori; l’azionario europeo sconta già l’eventuale recessione tendo i prezzi prudentemente su livelli più bassi di quelli del mercato americano. Il 2023 offrirà molte interessanti occasioni di acquisto sui mercati azionari globali, soprattutto nelle società più solide con valore di mercato reale che è stato testato nel tempo.

I titoli più esposti al rischio da evitare e la visione di JP Morgan

Tra i titoli sotto più deboli sotto riflettori quelli legati al settore tecnologico, particolarmente correlati con le materie prime proveniente dalla Cina. Ciò comprende anche il settore automobilistico elettrico e ibrido che necessita di semiconduttori. È dello stesso avviso anche David Kelly, capo strategist globale di JP Morgan Asset Management.

Il manager ha affermato che gli investitori dovrebbero liquidare gli investimenti in criptovalute, orientarsi verso azioni ad alto valore aggiunto con un’ottica di medio lungo termine. Secondo i consigli dell’esperto finanziario è bene “assicurarsi di pesare il valore degli asset in portafoglio con la giusta esposizione tra Stati Uniti e mercati internazionali”. Oltre a questo, è necessario puntare su titoli con un rapporto prezzo utili relativamente basso.

Le raccomandazioni scaturiscono in particolare dall’interpretazione delle azioni della banca centrale Usa. “La Federal Reserve sta sopravvalutando la forza dell’economia statunitense poiché si sente in colpa per il fatto che l’inflazione sia aumentata nonostante la sua sorveglianza”.

Titoli di Stato Usa, rendimenti sopra il 3,5% confermano l’inversione della curva dei rendimenti

Così i rendimenti dei titoli di stato Usa a due anni testano un uovo record degli ultimi 15 anni; per questo la BCE sente la pressione della fiammata dell’inflazione. Su essa ha agito aspettando probabilmente troppo a lungo. I tassi dei Treasuries Usa a 2 anni sono balzati fino al 3,516%. Quelli a 10 anni invece hanno incassato un rialzo di ben 11 punti base, arrivando però solo al 3,248%. Questo  conferma l’inversione della curva dei rendimenti Usa.

Se negli Usa l’effetto sull’economia è dato principalmente dall’aggressività della politica monetaria, con un’aspettativa fino al 4% entro la fine del 2023, in Ue all’inflazione si aggiunge l’instabilità del mercato energetico. L’intervento di emergenza pianificato in Europa potrebbe abbassare i prezzi delle materie prime energetiche. Tuttavia non proteggerà l’economia dalle ricadute sul lungo termine della nuova strategia energetica europea.

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