Venderesti i tuoi dati per meno di 100 euro al mese?

L’economia digitale potrebbe dare a tutti nel prossimo futuro la possibilità di guadagnare con una rendita pressoché passiva, mettendo a disposizione le statistiche sulle proprie azioni quotidiane.

riservatezza dati

I nostri dati sono la vera nuova moneta emergente, essa diventa sempre più vicina a un valore che potrà nel prossimo futuro essere standardizzato e scambiato sul mercato, proprio come avviene oggi per gli oggetti sugli e-commerce o nel settore della pubblicità. Oggi giorno non sappiamo ancora quanto valgono i nostri dati, tuttavia sono diversi i casi nei quali è risultato evidente la presenza di un mercato molto forte a sostegno della domanda delle grandi aziende, interessate a conoscere le variabili di preferenza degli utenti di social network e altri siti, che raccolgono informazioni offrendo in cambio l’utilizzo di un servizio.

Sarebbe lecito cominciare a chiedersi a chi appartengono i dati che riversiamo inconsapevolmente quando accettiamo di utilizzare servizi come mappe, motori di ricerca, aggregatori di notizie etc. etc e che faranno un uso potenzialmente infinito delle nostre informazioni. Le tracce digitali che creiamo quotidianamente, rappresentano una realtà che è già fuori dal nostro reale controllo, sono tantissime le azioni che producono dati sulle nostre preferenze e attitudini, dal momento in cui utilizziamo il navigatore mentre guidiamo, quando andiamo a correre utilizzando sensori che prelevano i nostri dati biometrici, ma anche più semplicemente quando guardiamo un video oppure facciamo acquisti utilizzando pagamenti tracciabili.

I nostri dati sono un bene che ha un suo valore di scambio, accettato nel sistema economico senza che i loro legittimi proprietari abbiano avuto in cambio una commissione o un pagamento, in termini di diritto d’autore, per il loro utilizzo. Una recente ricerca statistica ha dimostrato come tra gli italiani, quasi l’80% sia disponibile ad essere spiato nelle proprie abitudini per meno di 100 euro al mese o per l’utilizzo gratuito di servizi su internet o buoni sconto per fare acquisti.

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La relazione tra la data economy e l’intelligenza artificiale

Qual bè la relazione esistente tra l’economia delle informazioni personali e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale? La maggior parte degli algoritmi che funziona su sistemi di intelligenza artificiale, ha bisogno di essere educata e di effettuare un processo di apprendimento. A questo fine i dati raccolti possono essere forniti all’intelligenza artificiale a seconda del settore nel quale viene impiegata.

Questo tipo di processo potrebbe presto creare una nuova categoria di lavoratori, che si renderanno disponibili a essere monitorati in ogni aspetto delle loro mansioni, al fine di produrre dati euristici e utilizzabili per  affinare le decisioni prese dall’intelligenza artificiale.

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Cloud computing e il potenziale economico nell’uso dei dati

Ci sono diverse applicazioni che facendo uso intelligente di database, hanno già oggi la possibilità di avere un notevole impatto dal punto di vista economico e organizzativo, tale da migliorare l’efficienza delle aziende coinvolte: si tratta dell’adozione del cloud computing. Il dato può essere definito come un’informazione o una rappresentazione di più informazioni combinate tra loro e memorizzate in grandi server accessibili in remoto. L’utilizzo del cloud computing aumenta la capacità dell’azienda che decide di applicarlo alla sua produzione, sia essa impiegata in settori di servizi gestionali oppure nella creazione di valori materiali.

Il cloud computing è in grado, con l’utilizzo di dati aggregati, di aumentare le connessioni e le relazioni tra i processi produttivi e le variabili che interessano il modo nel quale vengono compiuti tutti quei passaggi, a partire dalla catena di approvvigionamento, fino alla distribuzione del prodotto al consumatore finale.

La data economy è un’economia dei dati reale, basata soprattutto sulla capacità delle imprese di gestire la quantità crescente di informazioni digitali. Consiste infatti in quei processi con i quali le aziende interpretano efficientemente i dati e aumentano notevolmente le proprie performance.

Il cloud computing nasce come strumento nel contesto della data economy per la gestione dei dati. In questo modo essi possono venire elaborati valorizzando al massimo le capacità dell’azienda al fine di trovare le soluzioni più efficienti ed efficaci per tutte le sue operazioni. L’analisi di enormi quantitativi di dati disponibili in un sistema di un archiviazione di dati accessibili tramite la rete, può permettere ai lavoratori di poter usufruire di conoscenze, che migliorino il modo nel quale si rapportano alle soluzioni e ai problemi quotidiani, che emergono durante le mansioni lavorative.

Essi potranno probabilmente ricevere in futuro un incentivo economico o un vero e proprio stipendio addizionale, in base ai dati che saranno in grado di produrre o che vorranno rendere disponibili alla società per cui lavorano.

Per avere un termine di paragone, nell’Unione Europea il valore aggregato del mercato dei dati è stimato per un valore maggiore di 110 miliardi di euro, con un contributo sul PIL di circa il 4,7%. Oltre ad accelerare e snellire i costi dei processi produttivi, il mercato delle informazioni aggregate con l’utilizzo della tecnologia, è in grado di generare una capacità di calcolo con una crescita tendenzialmente infinita, connettendo le informazioni per mezzo di una rete di cloud e di intelligenze artificiali, senza avere bisogno di mantenere nei singoli punti di accesso, un’infrastruttura informatica, che può essere decentralizzata su una estesa rete di computer.

Quello che sembra essere il nuovo petrolio si afferma come una delle variabili che possono influire concretamente alla ricchezza materiale, scientifica ed economica delle nazioni. Il dato personale è un bene che non si consuma e può fornire indicazioni ai vari settori che vorranno impiegarli, considerando i limiti che dovranno necessariamente essere posti a tutela della scelta individuale, al fine di poter tutelare la propria riservatezza, comprensivo del diritto all’oblio o dell’eventuale godimento di diritti economici.

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