Crollano le azioni di Amazon: mai così male da oltre un anno

La creatura di Jeff Bezos è emersa come il riferimento principale per i consumatori durante le chiusure generalizzate e il blocco degli spostamenti, spingendo le vendite e i profitti del più grande e-commerce al mondo a nuovi massimi.

Amazon (AdobeStock)
Amazon (AdobeStock)

Ora che almeno in Unione Europea la campagna vaccinale ha messo in sicurezza il del 70% della popolazione adulta, le azioni di Amazon scontano le prese di profitto dato il ritorno alle vecchie abitudini di consumo. Uno dei vantaggi competitivi di Amazon durante la pandemia è stato il suo servizio Prime, che conta solo negli Stati Uniti 153 milioni di membri iscritti. Il servizio ha associato una maggiore velocità e una convenienza nel costo delle spedizioni, con la sua offerta Prime Cinema, che ha offerto, cinema e serie TV compresi nel costo della sottoscrizione. Amazon rappresenta il 40% di tutte le vendite degli e-commerce negli Stati Uniti.

La strategia del servizio Amazon Prime, le cui sottoscrizioni sono salite del 25% rispetto all’ultimo anno, si è rivelata vincente, chi sottoscrive l’offerta infatti è portato naturalmente a utilizzare più spesso Amazon per gli acquisti online e anticipa per mezzo dell’abbonamento un grosso quantitativo di capitale, che Amazon può utilizzare per ulteriori investimenti al fine di migliorare l’offerta e la qualità dei suoi servizi.

Amazon subisce il più grande crollo degli ultimi 14 mesi

Giovedì le quotazioni Amazon sono crollate con un gap in apertura del 7,5%, il più grande crollo degli ultimi 14 mesi. Le aspettative degli analisti e degli investitori si sono rivelate eccessivamente ottimiste. L’ultimo trimestre ha infatti rivelato un calo delle vendite con l’aggravante della messa in discussione delle politiche commerciali in quelli che sono attualmente i più grandi mercati di riferimento per l’azienda, gli Stati Uniti e L’Europa. Il nuovo amministratore delegato Andy Jassy, che il 5 giugno ha preso il posto di Jeff Bezos alla guida dell’azienda di Seattle, ha comunque ottenuto un grande ritorno dagli investimenti fatti nel settore dei servizi cloud, con Amazon Web Service che risulta il primo nella competizione diretta nel settore, compreso Azure di Microsoft.

Le vendite dell’azienda hanno realizzato un introito arrivato a 113,1 miliardi di dollari, con un profitto pari a 15 miliardi e gli acquisti su Amazon sono cresciuto del 15.3% rispetto al 2020. Nonostante Amazon si aspetti la prosecuzione della tendenza nel prossimo trimestre, con le vendite che possono  arrivare 112 miliardi, gli azionisti hanno giustamente posto l’attenzione su quelli che saranno gli incrementi delle spese per il personale e quindi dei costi operativi, aumentati del 27%, dato il ritorno di un mercato del lavoro in grado di mettere le aziende tra loro in competizione e determinare aumenti dei salari al fine di attirare le competenze all’interno del proprio business.

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Le quotazioni Amazon vivono una fase di incertezza

Dal punto di vista tecnico, l’azienda di Jeff Bezos vede le sue quotazioni in una fase di incertezza con un nuovo trend ribassista, scaturito dalle massicce vendite che proprio il 30 luglio hanno riportato il prezzo ai livelli del 11 giugno, chiudendo a 3327 dollari. Il prezzo si trova attualmente dentro quello che è stato il range compreso entro i 3500 e i 2900 dollari, che era stati superato i primi giorni di luglio portando le quotazioni ai suoi massimi quota 3773 dollari, con un incremento in una settimana del 9,3%. La grande forza con la quale i prezzi sono saliti da gennaio del 2020 mostrano oggi una fase di incertezza dovuta al mutamento delle aspettative e ai timori per l’evoluzione delle decisioni di Stati Uniti e Europa, concernenti i sospetti sul rivenditore online della violazione della privacy degli utenti.

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Le accuse mosse dall’Europa a Amazon

L’autorità europea incaricata di vigilare sulla privacy e sulla protezione dei dati, ha accusato Amazon di utilizzare in violazione del GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati, utilizzando in modo illecito le informazioni personali che i consumatori rilasciano in seguito all’utilizzo dei servizi dell’e-commerce. La vertenza costerà ad Amazon una multa da 746 milioni di euro. Amazon si è giustificata dicendo che i dati personali degli utenti non sono stati esposti alla visione di terze parti. I dati vengono raccolti per ottimizzare l’esperienza d’acquisto dell’utente, con precise linee guida che limitano gli usi che l’azienda può fare di essi, tuttavia l’e-commerce è stato più volte attenzionato dai legislatori, che hanno notato la vasta quantità di dati accumulati, non solo in relazione ai clienti retail, ma anche ai negozi che vendono i propri prodotti all’interno del sito internet.

I poteri dell’autorità per la regolamentazione e la protezione dei dati dell’Unione Europea, sono aumentati significativamente a partire dal 2018. La legislazione europea consente di imporre multe fino al 4% degli introiti derivanti dalle vendite annuali delle aziende messe sotto inchiesta. L’ultima sanzione in ordine di importanza è stata fatta nei confronti di Google che è stata multata per un ammontare pari a 50 milioni di euro. Le inchieste su Amazon sono state portate avanti anche tramite le prove ottenute da Germania e Regno Unito, che hanno mostrato come Amazon utilizza le informazioni aggregate per portare avanti una competizione sleale a vantaggio dei suoi prodotti.

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