Non bruciare i tuoi soldi: ecco gli investimenti che fanno la differenza

Ogni asset che compone l’indice è unico e ha caratteristiche in grado di massimizzare il nostro rapporto di rischio e rendimento, soltanto grazie al corretto momento di acquisto e vendita.

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Uno degli errori più comuni quando si vuole investire in un indice di borsa, è quello di orientare la propria scelta su strumenti che replicano il loro andamento, come i fondi comuni, gli ETF o CFD.

Bisogna tenere in considerazione che investire sull’intero listino comporta necessariamente l’esposizione al rischio, in assenza di diversificazione, moltiplicato tante più sono le aziende dello stesso settore che esso contiene. Investire in un indice di borsa basandosi sulla costruzione data, senza valutare individualmente il momentum che costituisce le aziende che lo compongono, significa essenzialmente perdere l’opportunità di ottimizzare i rendimenti nel breve termine, considerando l’intero listino equivalente rispetto ai suoi singoli componenti.

Quali sono i più importanti indici azionari

Gli indici azionari più importanti sono quelli degli Stati Uniti, in quanto la politica e l’economia degli USA rappresenta ancora per il mondo il benchmark di riferimento e la guida per le decisioni internazionali. Così anche gli indici azionari che ne rappresentano in larga parte il potere economico, sono il valore aggiunto capace di trainare i capitali con incrementi che, se valutati sul lungo periodo, sono ampiamente in grado di soddisfare le aspettative degli investitori.

È possibile tuttavia notare come il numero delle società che compongono gli indici, non è garanzia di diversificazione o di protezione dal rischio, né tantomeno di profitti proporzionali, divenendo solamente un ostacolo ai profitti derivanti dall’impossibilità di una gestione attiva, quando il numero di società che li compone risulta eccessivamente alto.

I migliori indici azionari sul quale fare trading

Dow Jones Industrial Average, più noto semplicemente come Dow Jones, secondo per fondazione solo al NYSE che fu creato nel lontanissimo 1792, è l’indice storico della Borsa di New York. Uno dei suoi fondatori Charles Dow, è stato anche pioniere dell’analisi tecnica, con i suoi studi dedicati ai cicli di borsa, grazie ai quali è popolare ancora oggi venendo studiato nei manuali di trading come un fondamentale per capire il funzionamento dei mercati finanziari.

Charles Dow e il suo socio Edward Jones diedero vita all’indice nel 1896 includendo le 12 compagnie più rappresentative dell’economia dell’epoca. In quegli anni l’economia nord americana era particolarmente sviluppata nel settore ferroviario, nelle piantagioni di zucchero, cotone e tabacco, nonché nell’estrazione di materie prime come gas e petrolio.

Attualmente l’indice include le prime 30 aziende dell’azionario americano in base a una ponderazione basata sul prezzo delle loro quotazioni, rappresentative quindi della loro capitalizzazione. L’indice viene naturalmente aggiornato in base agli andamenti del valore delle azioni delle società quotate, ed è quindi suscettibile di cambiamenti in base ai cicli economico finanziari. La società più vecchia attualmente quotata risale soltanto al 1976, mentre gli ultimi aggiornamenti sono stati fatti nel 2020.

  • Rendimento medio ultimi 10 anni (2010-2020): 11,8% annuo
  • Anni in negativo: 2
  • Drawdown massimo: – 5,63% (2018)
  • Rendimento massimo: 26,5% (2013)

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Lo Standard & Poor’s 500

L’indice Standard & Poor’s 500 è forse tra gli indici creati dall’agenzia S&P Global ratings, quello più popolare. Se prima del 1957 quotava solamente 90 aziende, oggi è l’indice di riferimento del mercato azionario degli Stati Uniti, con un paniere comprensivo delle 500 aziende americane più importanti per capitalizzazione e valutazione finanziaria.

Questo indice è stato creato non soltanto in base ai valori delle azioni delle società quotate, ma anche in base alla loro liquidità e al flottante, la quantità di azioni effettivamente scambiabili sul mercato. Questo lo rende particolarmente adatto per quegli investitori ampiamente capitalizzati, in grado di investire senza necessariamente incidere sul valore delle quotazioni.

  • Rendimento medio ultimi 10 anni (2010-2020): 15,8% annuo
  • Anni in negativo: 2
  • Drawdown massimo: – 6,24% (2018)
  • Rendimento massimo: 28,88% (2019)

L’indice Russell 2000

L’indice Russell 2000 è un indice che si presta particolarmente bene quando si vuole investire con un profilo di propensione al rischio, considerando le prestazioni in termini di crescita, che è possibile ottenere sul mercato azionario.

Rispetto agli indici finora descritti, i quali prendevano in considerazione le aziende USA finanziariamente più rilevanti, al contrario queste, pur avendo la loro importanza economica sono diversamente dai colossi quotati nel Dow Jones e S&P500, aziende di piccola media dimensione. Per avere un termine di paragone l’indice Russell 2000 rappresenta solo il 10% della capitalizzazione dell’indice Russell 3000, che quota più tradizionalmente le aziende a più alta capitalizzazione negli Stati Uniti.

Questo indice fondato nel 1984 è anche molto utile per prendere consapevolezza dei limiti di rischio e di rendimento, che è possibile ottenere rispetto ai risultati delle performance che abbiamo osservato sugli indici ponderati sulla capitalizzazione.

  • Rendimento medio ultimi 10 anni (2010-2020): 14,9% annuo
  • Anni in negativo: 3
  • Drawdown massimo: – 11% (2018)
  • Rendimento massimo: 26,85% (2010)

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Il NASDAQ 100

Il NASDAQ, con sede a New York, fu fondato nel 1971. Il suo acronimo, National Association of Securities Dealers Automated Quotations, fa riferimento alla sua natura particolare, esso infatti fu il primo mercato borsistico al mondo gestito interamente per mezzo della rete informatica.

Quando ancora gli scambi avvenivano alle grida, in un clima caotico, questa borsa forniva un servizio di intermediazione telematico tra gli investitori, agevolando l’incontro tra domanda e offerta e rendendo accessibili gli scambi per mezzo di operatori market maker, che prendevano gli ordini dei traders i quali non dovevano più recarsi fisicamente nella sede borsistica. Successivamente esso divenne la prima sede borsistica a offrire un servizio per il trading online.

Il NASDAQ 100 racchiude in un indice, il paniere delle maggiori società non finanziare quotate nel NASDAQ Composite Index. La maggior parte rappresentano società del settore tecnologico, informatico, elettronico e delle telecomunicazioni.

Si può dire che questo è l’indice migliore per un trading attivo tra quelli più accessibili, permette di offrire una prima selezione delle aziende quotate negli indici USA. E come mostrano i dati, il numero limitato delle società che lo compongono, non presenta alcuno svantaggio, neanche qualora si volesse di rimanere investiti in un ottica di lungo termine.

  • Rendimento medio ultimi 10 anni (2010-2020): 22,2% annuo
  • Anni in negativo: 1
  • Drawdown massimo: – 1,04% (2018)
  • Rendimento massimo: 47,58% (2020)
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