Recessione o stagnazione, ecco cosa emerge dalla reazione ai dati Usa sull’inflazione

Recessione o stagnazione, il contesto difficile può essere affrontato dagli investitori azionari puntando sui settori difensivi che presentano i maggiori vantaggi competitivi.

Rallenta ad agosto l’inflazione Usa deludendo comunque l’aspettativa degli investitori. L’inflazione core al netto di energia e alimentari è invece aumentata spianando la strada per nuove aspettative negative e sell off.

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Stock.Adobe

Borse europee e Wall Street hanno chiuso in calo; il dato dei prezzi al consumo di agosto è passato dall’8,5 di luglio al 8,3%. Si tratta della seconda diminuzione consecutiva in 4 mesi che si accompagna però all’aumento dei beni alimentari saliti dell’11,4%; l’incremento maggiore dal 1979.

È in questo contesto che le azioni difensive, tipicamente legate a beni di largo consumo, dai farmaceutici alle utility possono costituire gli asset per la rotazione del portafoglio.

I numeri affossano la speranza che la Fed di Jerome Powell risponda in maniera meno aggressiva nel suo percorso di rialzi. Il prossimo annuncio sui tassi Usa è atteso il 21 settembre. Il titolo del Tesoro Usa a 10 anni è tornato sui record di rialzi del 3,5% toccato a giugno. A questo punto l’aspettativa è la terza stretta di 75 punti base, considerata inevitabile. Le aspettative del mercato vedono un obiettivo di tassi di interesse USA tra il 4,00% e il 4,25%. Questo sarà chiaro nella riunione di dicembre.

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Ci vorranno ancora tempo e determinazione per ridurre l’inflazione, nel complesso la situazione per i cittadini Usa rimane stabile quanto incerta; negli Stati Uniti i prezzi sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi due mesi. Una notizia positiva per le famiglie americane. Inoltre, i salari reali sono aumentati di nuovo per il secondo mese consecutivo compensando la tendenza negativa.

In questo contesto di fragilità anche la BCE ha voluto alzare i tassi di 75 punti base nella riunione del 8 settembre. Lagarde sembra credere allo scenario che la Bce considera meno realistico e più negativo; la caduta del PIL dello 0,9% l’anno prossimo. Peggiore invece l’aspettativa degli analisti di Barclays; una recessione nell’area euro dal quarto trimestre 2022 fino al secondo trimestre 2023, con una contrazione del PIL reale dell’1,7%.

Il rialzo dei tassi è servito anche a compensare la svalutazione dell’euro e la possibilità che un ulteriore inflazione arrivi a causa del prezzo delle importazioni. Anche l’istituto di Francoforte ha messo al primo posto la lotta all’inflazione, in un contesto economico e politico che rimane complesso.

Tra le società europee su cui è possibile diversificare per proteggere e compensare il calo di altri settori sull’azionario ci sono:

GSK, una delle maggiori aziende farmaceutiche in procinto di creare la prossima generazione di trattamenti sanitari. La linea di nuovi prodotti innovativi e l’ampio inventario danno alla società un forte vantaggio competitivo. Tra i suoi vantaggi anche molti farmaci con brevetto esclusivo; questi danno all’azienda un grande potere contrattuale rispetto ai prezzi di mercato.

Un secondo titolo su cui diversificare il rischio è Anheuser-Busch InBev. L’azienda è il più grande produttore di birra al mondo nonché una delle prime cinque aziende di prodotti di largo consumo, bevande alcoliche e analcoliche, con i marchi globali come Budweiser, Corona, Stella e Artois.

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