Ritiro anticipato dal lavoro: l’incredibile caso che fa perdere fino a 1000 euro

Non sempre il ritiro anticipato dal lavoro è una scelta conveniente. Infatti, in alcuni casi può far perdere fino a 1000 euro.

Nel corso degli ultimi anni sono state introdotte diverse deroghe alla legge Fornero, con lo scopo di offrire ai lavoratori la possibilità di ritirarsi in maniera anticipata dal lavoro. Al momento, sono disponibili solo 2 opzioni che permettono ai lavoratori italiani di ricevere la pensione in anticipo.

Ritiro anticipato dal lavoro
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La riforma pensionistica in vigore, conosciuta con il nome di legge Fornero, prevede un requisito anagrafico di vecchiaia fissato a 67 anni di età, a prescindere dal genere del lavoratore.

In alternativa, è disponibile la pensione di vecchiaia anticipata che prevede un requisito contributivo di tutto rispetto: 41/42 anni di versamenti obbligatori.

Per andare incontro alle esigenze dei lavoratori, negli ultimi anni sono state introdotte delle deroghe alla legge Fornero che, in presenza di specifici requisiti, hanno permesso a migliaia di lavoratori di andare in pensione anticipata.

Le opzioni di pensione anticipata attualmente ancora disponibili, fino al 31 dicembre 2022, sono Ape sociale e Opzione donna.

Si tratta, in entrambi i casi, di un’opportunità che può essere fruita in presenza di specifici requisiti del lavoratore.

Ritiro anticipato dal lavoro: le opzioni disponibili

Le deroghe alla legge Fornero, che danno la possibilità al lavoratore di uscire anticipatamente dal lavoro, sono valide fino al 31 dicembre 2022. In sostanza, a partire dal 2023, i lavoratori che intendono andare in pensione dovranno fare affidamento solo ed unicamente sulla riforma pensionistica in vigore. Fermo restando che, con l’elezione del nuovo Governo, potrebbero essere prorogate alcune misure o introdotte di nuove.

Intanto, i contribuenti hanno la possibilità di accedere a Ape sociale o a Opzione donna.

L’ape sociale è un’indennità a carico dello Stato, erogata in favore di soggetti che hanno compiuto almeno 63 anni di età e non risultano titolari di altra pensione diretta, in Italia o all’estero. Accedendo a questa misura di pensionamento anticipato il lavoratore può ritirarsi dal lavoro, percependo un assegno del valore massimo di €1.500, in attesa della pensione di vecchiaia.

Questa misura è indirizzata in favore di:

  • lavoratori in stato di disoccupazione, in seguito alla cessazione del rapporto per licenziamento, anche collettivo, o per dimissioni per giusta causa. Il lavoratore in questione deve avere maturato un’anzianità contributiva di almeno 30 anni.
  • Coloro che assistono, da almeno sei mesi, un coniuge è un parente di primo grado affetto da disabilità grave, secondo quanto previsto dalla legge 104.
  • I lavoratori che hanno subito una riduzione della capacità lavorativa in seguito del riconoscimento dell’invalidità civile superiore o uguale al 74%. In questo caso, è necessario che il lavoratore sia in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni.
  • I lavoratori dipendenti che, al momento della domanda, sono a 36 mesi di distanza dalla anzianità contributiva e che per 6 anni, degli ultimi 7, abbiano svolto una professione gravosa.

Opzione donna

In merito al trattamento pensionistico conosciuto con il nome di Opzione donna, questo è riconosciuto alle lavoratrici che hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

Per accedere a questa misura è necessario avere un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni, per le lavoratrici dipendenti, e 59 anni, per le lavoratrici autonome. Per accedere alla prestazione è necessario che sussista la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.

Il sacrificio economico dietro il pensionamento anticipato

Sebbene accedere in maniera anticipata alla pensione, senza dover attendere il raggiungimento del sessantasettesimo anno di età, possa sembrare una scelta conveniente, occorre considerare il sacrificio economico annesso.

Per questo motivo, sul portale dell’INPS è disponibile un software che effettua il calcolo dell’assegno pensionistico che il lavoratore potrebbe percepire. Si tratta di una vera e propria simulazione di calcolo, che permette di ponderare rischio-beneficio in vista di un possibile ritiro anticipato dal lavoro.

Secondo il calcolo contributivo attuale ogni lavoratore versa il 33% del valore del proprio stipendio. L’importo versato ogni mese andrà a formare il cosiddetto montante contributivo. Grazie ad esso è possibile calcolare l’assegno che spetta al lavoratore al raggiungimento dei requisiti che danno accesso alla pensione.

Di conseguenza, uscire un anno o due anni prima comporta un importante cambiamento in termini economici.

A conti fatti, anticipare anche solo di un anno il ritiro dal lavoro può avere un costo pari a oltre €1000 annui sulla pensione.

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