Stipendio, quando può essere pignorato: tutte le varianti di un incubo

Le vicissitudini possono portare a particolari situazioni che spesso conducono all’indebitamento. Lo stipendio può essere pignorato?

pignoramento libretto postale
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Cosa succede quando una persona non riesce a rispettare le proprie scadenze. Cosa succede quando un debito, una pendenza, non possono essere onorati, se cosi si può dire, intendendo il più semplice e spietato concetto della fine dei giorni necessari al pagamento che incombe. Succede che il creditore può attivarsi per provare a recuperare per l’appunto il credito al debitore. Nei fatti a tale azione si può arrivare nel momento in cui non si riesca in altri modi a risolvere il rapporto pendente, per l’appunto tra debitore e creditore. In soldoni quando nonostante tutto il debitore non riesce a pagare la somma dovuta.

Il creditore per l’appunto può mettere in piedi, con tutti i diritti di questo mondo, una azione puramente legale nei confronti del debitore che potrebbe con ogni probabilità risolversi a suo favore attraverso l’emanazione di un atto di pignoramento forzato dei beni dello stesso soggetto debitore. In questi casi, si può arrivare anche al pignoramento dello stesso stipendio del soggetto coinvolto. Bloccare questo tipo di azione non è sempre facile. Nel momento in cui si riceve la notifica dell’atto di precetto, bisognerebbe tramite azione legale presentare ricorso per bloccare l’azione e quindi prendere tempo.

Stipendio, ecco quando può essere pignorato: tutti i casi previsti dalla legge

Uno stipendio, quindi, perchè è questo che interessa alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani, stando alle leggi in vigore attualmente può essere pignorato. Chiaramente il tutto deve avvenire, nel caso, nei limiti previsti dalla stessa legge. Il caso illustrato in precedenza può rappresentare l’anomalia in questo senso. Infatti nel momento in cui un giudice autorizza la sospensione di un azione esecutiva di pignoramento nei confronti del debitore, di fatto quell’azione non può avvenire. In quel caso specifico, quindi, almeno per un certo periodo non si può procedere al pignoramento dello stipendio del soggetto, eventualmente.

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Il pignoramento è di fatto l’ultimo atto, tra quelli previsti dalla legge, per provare a recuperare un credito spettante. L’estremo tentativo da parte del creditore, sia esso persona fisica o meno di recuperare la quota a lui spettante. In ogni caso anche qualora si arrivasse al pignoramento dello stipendio del debitore è bene specificare che questi potrà essere praticato, di fatto, nei limiti massimi di un quinto dell’importo totale, cosi come previsto dalla legge. Affinché  tutto sia praticabile nei fatti c’è bisogno dell’ufficialità dell’atto di pignoramento. In questo caso ad entrare in scena sarà il titolare del debitore.

Sarà lui a certificare il fatto che il debitore è in quel momento suo dipendente all’Ufficiale giudiziario, comunicando inoltre la cifra sulla quale dovrà essere calcolata la trattenuta di un quinto. Il tutto dovrà avvenire entro dieci giorni dalla ricezione dell’atto di pignoramento. La comunicazione può essere effettuata tramite Pec o raccomandata. Le attuali leggi in vigore regolano il tutto stimando che la somma massima pignorabile per stipendi fino a 2.500 euro è di 1/10. Per stipendi tra 2.500 e 5mila euro, la quota pignorabile è di 1/7, mentre per stipendi sopra i 5mila euro la quota pignorabile è di 1/5. In ultimo, va detto che la tredicesima mensilità, nel caso, non può mai essere pignorata.

Pignorare insomma anche lo stipendio è possibile e del tutto regolato dalla legge. Esistono dei limiti, certo, ma ciò non toglie che non si possa forzatamente privare il debitore della quota pattuita, mensilmente, direttamente dal proprio stipendio. Non pagare i propri debiti, per qualsiasi motivo, può portare a certe drastiche situazioni. I tempi che viviamo, spesso, ci raccontano anche questo.

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