Stipendio più basso, se la busta paga riserva brutte sorprese: ecco perché

È probabile che qualcuno abbia ricevuto uno stipendio più basso. Ma quali sono i casi previsti? Ecco cosa dice la legge 

stipendio più basso
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Alcune persone potrebbero ritrovarsi con una busta paga meno cospicua. Anche se di primo acchito viene da pensare che la decurtazione sia illegale, esistono delle regole ben precise. Il datore di lavoro ha infatti una sorta di “libertà d’azione”, ovviamente se segue le normative vigenti. Andiamo a capire quando è possibile un taglio dello stipendio, sotto che forma e quali sono le prime casistiche del 2022.

La Legge italiana e in primis la Costituzione difendono il lavoratore e i suoi diritti fondamentali. Ognuno ha diritto a uno stipendio adeguato alle mansioni che svolge, e comunque che gli permetta di vivere dignitosamente. Dunque un datore di lavoro non può decidere liberamente quale sarà la paga del suo subordinato, a meno che non vi sia un accordo tra le parti. La Legge non vieta al datore di lavoro di “proporre” una riduzione di stipendio, ma siccome la paga è parte integrante del contatto di lavoro, solamente con la firma degli interessati si potrà effettuare un qualsiasi cambiamento.

Se c’è una cosa che poi è vietata assolutamente, è quella di spostare il dipendente ad altre mansioni di livello inferiore. In questo caso potrebbe pagarlo di meno ma la Legge tutela il lavoratore. Esso, infatti può “essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento delle ultime svolte”. Ci sono dei casi, però, in cui il rapporto tra lavratore e datore di lavoro può cambiare, e di conseguenza causare una busta paga più bassa.

Stipendio più basso, i casi previsti dalla Legge

La Legge prevede che, “in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali che incide sulla posizione del lavoratore, lo stesso può essere assegnato a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore purché rientranti nella medesima categoria legale.”

Il suddetto cambiamento deve essere comunicato per iscritto e in ogni caso il lavoratore potrà mantenere il livello di inquadramento e di conseguenza la stessa busta paga. Però, potranno venir meno “gli elementi retributivi collegati a particolari modalità di svolgimento della precedente prestazione lavorativa”. Se ad esempio per la mansione precedente erano previsti incentivi o bonus, non essendo elementi retributivi possono essere eliminati.

Anche l’indennità di mansione può cambiare, e di conseguenza far trovare al lavoratore una busta paga più bassa. questo perché si tratta di una “voce” che il datore di lavoro può eliminare proprio in virtù del cambiamento di mansione effettuato come detto sopra “per motivi organizzativi dell’azienda”. Vi è poi il caso della proposta del datore di lavoro di una riduzione dello stipendio per “difficoltà dell’azienda”. Casi come questo sono successi soprattutto durante la pandemia, quando in effetti molte imprese hanno vissuto un tracollo.

Anche in questo caso, però, il lavoratore non è obbligato ad accettare. A meno che non concordi col datore di lavoro che sia l’unico modo per non perdere il lavoro. Se la procedura però non è stata eseguita nella maniera corretta, il lavoratore “può impugnare l’accordo entro 6 mesi dalla eventuale cessazione del rapporto.” Se vince il ricorso può ottenere l’annullamento della procedura ed essere reintegrato con le mansioni originarie, e con la stessa paga. Otterrà infine anche la restituzione delle somme che ha perso nel frattempo.

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