Il buono fruttifero ritrovato dopo 36 anni: a 111 anni diventa di colpo ricca

Una vicenda che ha dell’incredibile. Il buono ritrovato dopo quasi quarant’anni ha cambiato la vita della donna, inconsapevole di tutto.

Buono fruttifero
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La storia che stiamo per raccontare non è di quelle che si possono verificare ogni giorno, poco ma sicuro. Un buono fruttifero che salta fuori dopo quasi quarant’anni ed una situazione ai limiti del surreale. Cosa succede in effetti in certi casi. Come si comporta l’istituto di credito, in questo caso Poste italiane al cospetto di una vicenda come questa. Facciamo ordine partiamo dal principio. Protagonista di quanto accaduto è la signora Francesca Morrone, di Casali del Monaco, in provincia di Cosenza. La donna, che oggi ha ben 111 anni, ha di recente fatto una scoperta che probabilmente mai avrebbe immaginato di fare.

Vedova, classe 1910 la donna rischia ad un certo punto un colpo quando alcuni parenti trovano nella sua casa un buono fruttifero emesso nel 1986 dal valore di 50 milioni di lire, intestato tra l’altro proprio a lei. I parenti dell’anziana, presa in mano la situazione si rivolgono direttamente a Poste italiane, per chiedere il rimborso della somma spettante con in aggiunta i relativi interessi maturati nel corso di quasi quarant’anni. La risposta di Poste italiane, una volta effettuato il calcolo dovuto parla di una cifra corrispondente a 378mila euro. La cifra però non convince i parenti della donna che si rivolgono all’associazione Giustitalia.

Il buono fruttifero ritrovato dopo 36 anni: il calcolo corretto ha portato a tutt’altra cifra per la donna

L’associazione Giustitalia, che si come missione, cosi come riportato attraverso il proprio sito web di “promuovere, assistere, tutelare, rappresentare e difendere i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei cittadini e degli stranieri, nonché consumatori di beni e degli utenti di servizi e comunque gli interessi diffusi dei consumatori e degli utenti in genere”, vuole però vederci chiaro nella vicenda ed indaga per provare a fare in modo che alla donna vengano corrisposti tutti  gli interessi dovuti dopo quasi quarant’anni. Quello che emerge, in qualche modo giustifica la delusione dei parenti dopo la prima valutazione fatta da Poste italiane in merito all’entità del rimborso spettante alla signora Francesca Morrone.

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Come per l’appunto confermato dalla stessa associazione: “Da un più attento esame giuridico, è emerso che l’importo dovuto era  più del doppio rispetto a quello prospettato da Poste italiane, in quanto i tassi di interesse che devono essere applicati sono quelli stampati sul retro del buono”. Appare quindi evidente che alla donna, in effetti spetti una cifra molto più consistente. L’associazione Giustitalia inoltre ribadisce: “L’articolo 26 del Dpr 600 del 1973, prevede infatti l’applicazione della ritenuta in base al principio di cassa e non a quello della maturazione. Gli interessi maturano ogni bimestre e vengono incassati dal sottoscrittore solo quando si presenta all’ufficio postale per riscuotere il montante. La somma totale dovuta per il rimborso dei buoni predetti – fa sapere l’Associazione Giustitalia – ammonterebbe a 947.560,00 euro”.

La protagonista della vicenda, la signora Francesca Morrone sarebbe inoltre disposta, una volta ricevuta la giusta cifra da Poste italiane, a donare parte della stessa somma in beneficenza a vantaggio di una più celere distribuzione dei vaccini anti covid nelle varie strutture preposte della regione Calabria. Distribuire, nuovamente, quella fortuna, in qualche modo piovutale dal cielo. La donna resta in attesa di conoscere cosa succederà ai suoi soldi, a quel buono fruttifero di cui probabilmente addirittura ignorava l’esistenza.

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