Trading: le commodity più volatili, il ruolo della Cina sul prezzo dell’energia

L’escalation bellica ha sconvolto le aspettative dei trader. Il mercato delle commodity si rivelato il più vulnerabile. Ecco le più volatili

I produttori colti per lo più alla sprovvista hanno oggi problemi nel soddisfare la domanda di energia, metalli e materie prime agricole.

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La settimana è stata particolarmente volatile per le commodity; il contratto future al Ttf, mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale dell’Europa continentale, è scivolato al di sotto dei 200 euro per megawattora, oltre il 40% in meno dal record di 345 euro raggiunto all’inizio della settimana. Volatile anche il prezzo del petrolio, che è invece risalito nell’ultima seduta della settimana, sostenuto dai persistenti timori di interruzioni nell’offerta a causa dalla guerra in Ucraina.

Il mercato dipende oggi in modo particolare sui colloqui per il rilancio dell’accordo nucleare tra Usa e Iran. In cambio il Paese potrebbe cominciare ad alzare i livelli produttivi decongestionando nei prossimi mesi la domanda e sul breve termine l’aspettativa degli investitori.

Dopo aver raggiunto i livelli più alti dal 2008 all’inizio della settimana ed essere calato bruscamente nelle sedute successive, il greggio Wti ha viaggiato venerdì sul filo dei 110 dollari al barile, per poi chiudere in rialzo al Nymex a 109,32 dollari al barile, segnando un aumento del 3,1%.

Tra i metalli più volatili su cui fare trading questa settimana ci sono palladio e platino

I prezzi del palladio sono aumentati nelle ultime settimane, aumentando del 13% mese su mese a partire da venerdì. Russia e Ucraina guidano la produzione globale di metalli come alluminio, nichel e rame. Tuttavia la Russia è stata il principale fornitore in Europa di metalli rari come il palladio e il platino.

Il palladio questa settimana ha raggiunto un massimo storico di 3.442,47 dollari l’oncia. Il 40% della produzione di questo metallo prezioso, utilizzato anche dall’industria automobilistica, proviene dalla Russia. Oggi il palladio è arrivato al prezzo di 2.414 dollari, in calo rispetto ai 3.011,50 dollari di sette giorni prima.

Il conflitto in Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia potrebbero avere un impatto sulla fornitura di palladio e platino. Il Paese rappresenta rispettivamente il 37% e il 9% della produzione globale. Le basse scorte di palladio continuano a limitare le vendite automobilistiche.

Le commodity più volatili su cui fare trading: il ruolo del palladio nel settore industriale

Con l’inventario fermo l’offerta di nuovi veicoli non ha modo di incrementare sul breve termine. Thomas King, presidente della divisione dati e analisi di J.D. Power osserva che le vendite in diminuzione sono dovute a una mancanza di offerta piuttosto che di domanda. I prezzi medi dei veicoli venduti dall’azienda a febbraio hanno raggiunto 44.460 dollari, segnando un aumento del 18,5% anno su anno.

Il palladio è un metallo prezioso che oltre a essere un bene particolarmente scarso, è la chiave per i dispositivi di controllo sull’inquinamento dei veicoli con motori a combustione. Dal punto di vista commerciale e produttivo questo metallo, dall’aspetto grigio metallizzato, è utilizzato per la maggior parte nella costruzione dei convertitori cataliticinel settore metalmeccanico. Grazie alla sua particolare malleabilità e al suo basso punto di fusione, con esso vengono realizzate applicazioni utili anche alla costruzione di pannelli fotovoltaici e delle celle a combustibile, utilizzante anche nei veicoli elettrici, dato il loro elevato rendimento.

Le commodity più volatili su cui fare trading: platino e alluminio

L’altro mercato interessato dall’incertezza delle esportazioni russe è quello del platino. Il metallo è tra le commodity più volatili su cui fare trading questa settimana. Il mercato globale del platino ha avuto un enorme surplus nel 2021. Il platino viene utilizzato insieme al palladio e al rodio per neutralizzare le emissioni di scarico nelle automobili, nonché in settori come la produzione di vetro e la gioielleria. Questo metallo dipende dalle esportazioni russe per circa il 10%. Date le attuali condizioni di mercato il platino può venire sostituito nel settore automobilistico al palladio, che potrà essere utilizzato soprattutto nell’industria automobilistica cinese.

Anche l’alluminio merita di essere preso in considerazione questa settimana. Il trading sul metallo ha portato il prezzo dell’alluminio per la prima volta nella sua storia oltre i 4.100 dollari a tonnellata. Sulla prosecuzione del trend long di questa commodity, oggi scambiata intorno ai 3.485 dollari, pesano oggi le dinamiche dell’economia cinese.

Le dinamiche dell’economia cinese sul prezzo di alluminio e petrolio

La Cina, sempre più protagonista sulla scena internazionale, produce circa il 60% dell’alluminio a livello globale. Pechino già dallo scorso anno ha avviato nel Paese un giro di vite sulle emissioni inquinanti, che ha influito sull’uso dell’energia e di conseguenza sul prezzo finale nella produzione del metallo.

I mercati appaiono in leggera ripresa sugli auspici positivi nei negoziati sull’Ucraina. Nonostante questo, la guerra non si ferma e Mosca ha intensificato i bombardamenti sulle città ucraine, estendendoli all’era ovest di Leopoli, verso la Polonia. Oltre questo a influire sulle prospettive della domanda di materie prime c’è anche la riunione della Fed, che mercoledì avvierà il primo di una serie di aumenti dei tassi. Il giorno dopo toccherà alla Banca d’Inghilterra rialzare il costo del denaro. Anche le banche centrali di Giappone, Indonesia, Taiwan e Russia s’incontrano questa settimana.

A Roma è atteso il vertice sull’Ucraina tra il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi. Intanto riprendono i colloqui tra la delegazione di Mosca e quella di Kiev in videoconferenza. Un’apertura sembra possibile e il premier ucraino Zelensky ribadisce l’impegno a continuare le trattative con Mosca per cercare un compromesso con Putin. La speranza che i negoziati portino a riaprire i porti sul Mar Nero fa scendere un po’ i prezzi del grano e del mais, saliti vertiginosamente.

Energia, fertilizzanti e inflazione aumentano il costo delle commodities alimentari

I maggiori costi agricoli derivanti dall’impennata dei prezzi del petrolio e dei fertilizzanti, si aggiungono all’inflazione già elevata, nonché alla possibilità di forti perturbazioni meteorologiche La Nina, che può contribuire ad aumentare l’attività degli uragani. Oltre i cereali questo potrebbe influire sull’aumento dei prezzi al consumo di carne e altri prodotti alimentari. Mais e soia sono le materie prime di base per il mangime di bestiame e pollame.

In questo contesto è forte la possibilità dell’inizio di una stagflazione. La forte volatilità dei mercati si lega al timore che le vicende belliche e i prossimi rialzi dei tassi possano frenare la crescita, senza riuscire a contenere l’inflazione. Alta inflazione e rallentamento della crescita economica sembrano uno scenario sempre più probabile almeno per l’Europa e di conseguenza anche per gli Usa. In questa fase l’Europa è più a rischio in quanto risente maggiormente dei crescenti prezzi dell’energia, mentre gli Stati Uniti sono protetti da una maggiore autonomia in questo senso.

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