Buoni Fruttiferi Postali e Buoni del Tesoro: le differenze che ti fanno scegliere

Spesso si commette l’errore di confondere i Buoni Fruttiferi Postali con i Buoni del Tesoro; infatti, nonostante questi siano molto simili non vanno confusi poiché vi sono delle evidenti differenze. Scopriamo insieme quali sono.

Gli italiani sono sicuramente dei grandi risparmiatori, infatti, le giacenze nei conti correnti bancari e postali sono davvero considerevoli. Tuttavia,  in passato abbiamo analizzato come la scelta di tenere tanti soldi in giacenza sul proprio conto corrente non sia di sicuro la soluzione migliore per tenere al sicuro i propri risparmi.

Differenze tra Buoni Fruttiferi Postali e Btp

Nell’ultimo periodo, infatti, stiamo assistendo ad un aumento dell’inflazione che non ha precedenti negli ultimi 30 anni. Proprio in virtù di tale problema e per evitare di perdere i risparmi che sono frutto del lavoro di una vita intera molti cittadini sono alla ricerca di metodi per investire i propri risparmi ed evitare così di essere colpiti dal carovita.

Il Buono Fruttifero Postale rappresenta sicuramente un’ottima scelta per investire i propri risparmi ed evitare che l’inflazione li colpisca. Tuttavia, sono molti coloro che commettono l’errore di confondere questo strumento con i Buoni del Tesoro. Scopriamo insieme quali sono le principali differenze e facciamo un po’ di chiarezza.

Le differenze tra i Buoni del Tesoro e i Buoni Fruttiferi Postali: non sono la stessa cosa

Coloro che confondono un Buono Fruttifero Postale con i Buoni del Tesoro sono moltissimi. Tuttavia, le differenze tra questi due strumenti sono evidenti e non lasciano davvero spazio a fraintendimenti. Per quello che riguarda i Buoni Fruttiferi Postali, infatti, essi sono degli strumenti finanziari emessi da Cassa Depositi e Prestiti, ovvero un ente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per oltre l’87% mentre per la restante parte da Fondazioni Bancarie.

I BTp ovvero, i Buoni Poliennali del Tesoro, invece, sono dei Titoli di Stato emessi direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Già in tal senso, la differenza può sembrare sottile, invece, in realtà l’emissione da parte di CDP pur essendo controllata dal Ministero è completamente diversa da quella fatta per i Buoni Fruttiferi Postali poiché per i primi il debitore corrisponde a CDP mentre nel caso dei BTp il debitore è lo Stato.

Le differenze principali tra BTp e Buoni Fruttiferi Postali: rimborso del capitale

Le differenze tra i Buoni Fruttiferi Postali e i Buoni Poliennali del Tesoro sono molteplici, in questo articolo dedicheremo maggiore attenzione ad alcune che risultano più importanti da tenere in considerazione. In primo luogo una differenza sostanziale la possiamo riscontrare sul rimborso del capitale. Infatti, per quello che riguarda un Buono Fruttifero Postale, il rimborso del capitale si può avere sempre non appena sono decorsi i 18 mesi ed esso avviene al 100% del valore nominale. 

Il caso, invece, dei Buoni del Tesoro è diverso poiché se il risparmiatore volesse ritornare in possesso del capitale investito prima della scadenza dovrebbe rivendere i suoi BTp in un mercato secondario con il rischio di perdere qualcosa. In questo caso, infatti, il risparmiatore dovrà rivendere il proprio Titolo al mercato secondario secondo i prezzi che vi sono in quel momento.

Le differenze per gli interessi maturati

Un’altra importante differenza va fatta in merito agli interessi maturati. Infatti, per i Buoni Fruttiferi Postali tali interessi vengono liquidati esclusivamente alla scadenza. Il discorso è diverso, invece, quando si parla di BTp poiché questi prevedono uno stacco di cedole semestrali. 

Ne conviene, infatti, che anche il calcolo degli interessi sui due strumenti presi in considerazione avviene in maniera diversa. Il calcolo degli interessi sui Buoni Postali segue una capitalizzazione composta ovvero, gli interessi maturano a loro volta interessi. Per quello che riguarda invece i Titoli di Stato, gli interessi si calcolano in maniera semplice poiché essi vengono periodicamente incassati dal risparmiatore.

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