Conviene aprire un conto corrente tra partner conviventi? I pro e i contro

Forse non tutti sanno che si può aprire un conto corrente tra partner conviventi, e che dunque non sono sposati. Ma conviene? Vediamo i pro e i contro di questa scelta.

conto corrente tra partner
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Solitamente quando si parla di conto cointestato si pensa alla “classica” situazione familiare. Marito e moglie. In realtà, il conto cointestato, secondo quanto disposto dalla Legge, si può aprire con chi si vuole. In teoria, possono farlo due amici, due fratelli o sorelle, due soci in affari. E quindi anche due partner che vivono insieme. Alla Banca poco importa quale sia il legame che unisce i cointestatari. L’importante è che vengano rispettate le regole. Esistono però diverse formule per aprire un conto cointestato. Queste opzioni vanno a offrire rischi e benefici, per cui è sempre bene scegliere con cautela la soluzione più adatta.

Conto corrente tra partner, conviene? Cosa dice la Legge

Come accennato poco sopra, la Legge non vieta a nessuno di aprire un conto cointestato, così come un libretto postale eccetera. Per conto corrente si intende anche un conto con una banca virtuale. La scelta di utilizzare un solo canale di deposito dei liquidi porta ovviamente dei vantaggi. Innanzitutto il risparmio sulla spesa di gestione del conto stesso. Come sappiamo, ammonta a poco meno di un centinaio di Euro all’anno, a seconda dei contratti, e quindi avere un conto solo aiuta. Inoltre, è più facile tenere sott’occhio le spese. Inoltre, cumulando due redditi su un unico conto è anche più facile ottenere eventuali prestiti e/o fidi. Dunque, tutto molto bello.

Attenzione però al “rovescio della medaglia”. Un conto cointestato, per sua natura, permette appunto ad entrambi i titolari di “metter mano” al denaro. Quindi, che si tratti di un rapporto amoroso, affettivo o d’affari, deve esserci la massima fiducia. La Banca infatti, una volta aperto il conto, non pone limiti e ogni intestatario può effettuare bonifici, prelievi e versamenti. Ovviamente vige una regola “non scritta” secondo cui la “proprietà” dei soldi è equamente spettante al 50% per entrambi i firmatari.

La differenza tra firma congiunta e firma disgiunta

Vale la pena, quindi, scegliere con cura la formula con cui si apre un conto corrente. Esistono due possibilità: la firma congiunta e la firma disgiunta. Anche se tra i partner c’è tanto amore e rispetto, è opportuno comunque scegliere la soluzione più pertinente alla situazione reddituale della coppia. Infatti non è detto che entrambi versino sul conto cointestato lo stipendio. Può darsi che uno dei due non lavori, o che lavori saltuariamente. O che ci sia ampia differenza di entrate. Ecco perché è meglio scegliere un tipo di “firma” diverso a seconda del caso.

Con la firma disgiunta, infatti, ogni intestatario del conto può muoversi in libertà ed effettuare tutte le operazioni concesse dal rapporto in essere con la banca. Bonifici, pagamenti, uso della carta di credito eccetera. Questo potrebbe rivelarsi un problema se uno dei due partner è più “spendaccione” dell’altro. Va detto comunque, che in caso di contestazione o chiusura del conto, chi ritiene di aver versato più soldi (magari perché ha la busta paga più alta) e lo dimostra, ha diritto a riappropriarsi della sua quota.

Con la firma congiunta ci si tutela meglio, perché ogni operazione che viene effettuata da uno dei due titolari sarà autorizzata solamente anche con la firma dell’altro. In questo modo si ha ancora più controllo dei rispettivi movimenti.

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