Legge 104, attenzione: nasconde problemi sulla pensione, ma non tutti lo sanno

Legge 104 e fruizione del congedo straordinario, non dà diritto alla maturazione delle parti equivalenti il periodo di assenza dal lavoro.

La legge 104 rappresenta una grande conquista sociale per i lavoratori e in molti ne hanno usufruito. Ma ci sono elementi di questa legge che andrebbero meglio evidenziati in quando hanno risvolti negativi in termini di economici nel medio e lungo periodo.

Legge 104: nasconde delle penalizzazioni sulla pensione
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La legge 151 del 2001 ha introdotto un congedo straordinario per i dipendenti che siano familiari di persone con handicap grave. Chi si trova in questa situazione può dunque assentarsi dal lavoro per un massimo di 2 anni nell’ambito dell’intera carriera lavorativa.

Durante questo lasso di tempo la retribuzione è a carico dell’INPS che eroga i cosiddetti contributi figurativi che sono validi per la pensione. Ma bisogna porre molta attenzione, in molti infatti non sanno che questo tipo congedo risulta penalizzante dal punto di vista della progressione di carriera.

Legge 104: perché il congedo straordinario può incidere sulla carriera (e sulla pensione)

Usufruire di questo congedo non dà diritto alla maturazione delle parti equivalenti il periodo di assenza dal lavoro in termini di 13^, di ferie e neppure di trattamento di fine rapporto (il TFR). Al riguardo la circolare INPS n. 6 del 16 gennaio del 2014 specifica che: “il periodo di fruizione del congedo con legge 104, interrompe l’anzianità ai fini della progressione di carriera lavorativa”.

Per questo motivo ci sono stati casi in cui l’Ufficio del Tesoro ha chiesto la restituzione di somme “percepite indebitamente” in quanto non si è tenuto conto, nell’erogazione degli stipendi e nelle progressioni di carriera, dell’elemento di cui sopra. Queste notifiche sono giunte anche a persone, andate magari da poco in pensione, che si sono ritrovate una decurtazione della stessa in quanto sono stati sottratti i mesi del congedo straordinario. Insomma un bel pasticcio!

Chi ha diritto a richiedere il congedo straordinario?

Vale la pensa ricordare chi e quando si ha diritto al congedo straordinario: è riconosciuto ai lavoratori dipendenti per assistere un familiare con disabilità grave. La legge 104, art. 3 comma 3, sancisce, come detto, che può essere al massimo di 2 anni in tutta la carriera lavorativa. Forse non tutti sanno che si può usufruire del congedo anche in modo frazionato in giorni, mentre non è possibile farlo in termini di ore.

Hanno il diritto a chiedere il congedo all’Istituto Nazionale di Previdenza il coniuge convivente o in second’ordine, i genitori (anche adottivi), i figli conviventi, i fratelli, le sorelle conviventi.

Nel corso del periodo di congedo, è riconosciuta, come detto, la contribuzione figurativa valevole per il raggiungimento della misura e del diritto alla pensione. Bisogna anche valutare l’incidenza che il periodo di congedo ha sulla busta paga per chi percepisce retribuzioni elevate. Infatti sia l’indennità sia la contribuzione figurativa devono sottostare ad un limite annuo che viene rivalutato sulla base delle variazioni dell’indice ISTAT. La comunicazione dei nuovi limiti è fatta ogni anno dall’INPS tramite circolare.

Bisogna sottolineare, infine, che il venir meno della condizione che consente la fruizione del congedo con legge 104, deve essere subito comunicata all’INPS che dunque procederà alla revoca del beneficio. L’azienda può in ogni momento dare luogo a delle verifiche d’ufficio dei requisiti, e procedere, nel caso, ad accertamenti disciplinari e penali.

La legge 104 poco conosciuta

In conclusione possiamo dire che, pur nell’ambito di una legge di grande livello di welfare, abbiamo evidenziato un meccanismo che penalizza il lavoratore: Purtroppo, il più delle volte non si conosce tale penalizzazione e si rischia di dover restituire delle somme percepite in più. Il congedo straordinario di due anni per assistere il familiare con disabilità grave, crea molti dubbi e la mancanza di informazioni concrete su questa misura da parte delle amministrazioni il più delle volte è inesistente. Sarebbe necessario che l’INPS desse luogo a una campagna informativa per mettere i lavoratori interessati al congedo (ma anche le varie amministrazioni aziendali) al corrente di tutti i risvolti contributivi dello stesso.

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