Legge 104 e permessi, cosa si può (davvero) fare e cosa no: i rischi spesso ignorati

Cosa può fare o meno un caregiver durante i permessi Legge 104, quali i rischi per eventuali abusi: le domande ricorrenti e aspetti spesso ignorati

Cosa è possibile fare e cosa no, da parte di un dipendente, nel caso dei permessi Legge 104 del 1992; i rischi per un eventuale abuso, quali sono alcuni dettagli da sapere e le conseguenze a proposito di un tema che desta grande attenzione ed interesse. Ecco di cosa si tratta.

Legge 104 e permessi: cosa si può fare, rischi, gli aspetti spesso ignorati
Mani (fonte foto: Adobe stock)

È un tema dunque dalla grande rilevanza, quello inerente a Legge 104 e permessi, oggetto dell’approfondimento da parte di Laleggepertutti.it, che spiega che, a proposito del caregiver, un dipendente può rischiare il licenziamento ove mai vi fosse un abuso dei permessi previsti dalla legge 104 del 1992. Sono in molti infatti che potrebbero chiedersi cosa si può fare durante tali permessi e cosa no.

Si legge, a tal riguardo, che con una recente sentenza, n. 6796/22, la Cassazione ha detto che si può sanzionare il dipende che fruisce della legge 104 essendo un caregiver, impiega solo una piccola parte del permesso per motivi personali e per farsi i fatti suoi, viene spiegato, invece di assistere il familiare disabile.

Questo, anche qualora l’abuso in questione riguardi meno di un quinto delle ore concesse dall’aziende al dispendente relativamente all’assistenza. Si tratta di un comportamento vietato, ma che non può essere ritenuto tanto da grave da avere come conseguenza la perdita del posto. Laleggepertutti spiega che la sanzione è legittima a patto che non si quella espulsiva.

Legge 104 e permessi, cosa è possibile fare?

Tema dunque su cui vi è grande interesse, quello in oggetto, così come in tanti si chiedono se è possibile ad esempio chiedere i permessi anche per i suoceri, o ancora, rispetto alla legge 104, se si può lavorare in presenza di accompagnamento e sulla compatibilità circa l’attività lavorativa.

Nel caso sopra indicato, che viene spiegato da Laleggepertutti.it, l’uomo era stato licenziato, ma tale azione è stata ritenuta non valida poiché sproporzionata relativamente all’abuso commesso. La legge, viene spiegato, prevede che in tali casi il datore sia costretto al pagamento del risarcimento al lavoratore ma non al reintegro sul posto, il quale spetta soltanto nel caso in cui si venga accusati di un comportamento mai commesso. Una piccola consolazione per l’uomo che è rimasto dunque disoccupato e che ha dovuto accontentarsi della Naspi e del risarcimento.

Cosa è possibile dunque fare durante i permessi Legge 104? Laleggepertutti.it spiega che il problema principale sta nel fatto che non vi è una risposta detta espressamente da parte della legge, che prevede l’assistenza al familiare disabile, la quale non necessariamente deve essere continuativa.

Ciò sta a significare che l’impiego dei permessi in questione sarebbe compatibile con l’adempimento di piccole faccende quotidiane, come nel caso ad esempio della spesa da fare, o delle faccende domestiche. Quelle azioni che qualora non vi fossero non sarebbe possibile il ménage domestico, sebbene si legge che è necessario che non siano prevalenti rispetto al resto della giornata, ma rapidi intermezzi tra un momento di assistenza e l’altro.

Laleggepertutti menziona anche la sentenza Cass. sent. n. 54712/16, mediante cui la Suprema Corte affermato che la funzione principale dei permessi 104 resta quella di prestare un aiuto e assistenza continuativa ai portatori di handicap, e nel medesimo tempo un sostegno economico integrative alle famiglie che hanno un ruolo centrale aspetto alla cure e assistenza di persone portatori di handicap. Ancora, si spiega circa la pronuncia, non è possibile negare la circostanza che questi permessi “vengono concessi per consentire al lavoratore, che con abnegazione dedica tutto il suo tempo al familiare handicappato, di ritagliare un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali”.

Si legge che non emergerebbe che, rispetto ai permessi, l’attività di assistenza debba essere prestata proprio nelle ore in cui il lavoratore avrebbe dovuto svolgere la propria attività lavorativa. Anzi, si legge ancora, sarebbe questa una interpretazione da escludere poiché il presupposto circa la concessione dei permessi è che il lavoratore faccia assistenza al familiare handicappato “con continuità e in via esclusiva“, ma tale locuzione non andrebbe ad implicare un’assistenza continuativa di 24 ore, poiché nel corso delle ore di lavoro, il dipendente non può allo stesso tempo assistere il familiare.

Dunque, viene spiegato, sarebbe sufficiente che l’assistenza venga prestata con modalità costante, ma con una flessibilità relativa alle esigenze del lavoratore.

Quindi, chi usufruisce dei permessi retribuiti dal lavoro in relazione alla legge 104, potrebbe dunque dedicare una parte della propria giornata “ai propri affari”, spiega Laleggepertutti, a patto che non sia snaturata la sostanza dei permessi in questione e che non dimentichi totalmente il familiare invalido. Ancora, si legge che la giurisprudenza più volte ha fatto proprio il principio che prevedere che durante tali permessi è possibile occuparsi di piccole faccende domestiche, attività come andare a prendere i figli a scuola ad esempio. Si può tornare a casa, si spiega, per aprire la porta agli operai, ma non impiegarli per smaltire il lavoro arretrato di casa

Permessi Legge 104, cosa non si può fare e rischi

Quando si usufruire dei permessi legge 104, spiega Laleggepertutti.it, non si può restare a casa propria, magari a rigorosi, ma bisogna andare presso il disabile. Non è richiesto dormire con lui né restarvi sino a mezzanotte, ovvero fino alla fine della giornata, sebbene tempo fa fu ritenuto legittimo dalla Cassazione il licenziamento del dipendente sorprese, in ora notturna e durante uno dei giorni di permesso, a prendere parte ad una serata in discoteca.

Nel corso di tali giorni di permesso, non si può andare al bar con amici, andare in palestra o fare una gita, attività ludiche insomma, ma non si potrebbe impedire, si legge, di fare due passi e prendere un po’ d’aria uscendo di casa. Sarebbe legittimo, si spiega, ritenere che se tale azione avvenga nei paraggi della casa del disabile e non a distanza, non vi sia alcun abuso.

Il tempo da dedicare ad attività extra deve esser in ogni caso ridotto e non andare a compromettere la qualità inerente l’assistenza. Recarsi al mare o dedicarsi allo svago serale non attiene a tale logica. Così come ovviamente non possono essere impiegati i permessi per svolgere altri lavori.

Rispetto ai rischi, nel caso di abusi si può incorrere in sanzioni disciplinari che devono essere proporzionati all’entità dell’abuso, si legge. Dal richiamo verbale al licenziamento per giusta causa. Inoltre, l’azienda potrebbe anche denunciare il dipendente che sarebbe incriminato per truffa ai danni dell’INPS, atteso che la retribuzione, in queste giornate, viene anticipata dal datore e poi recuperata da Istituto Nazionale di previdenza sociale.

Ad ogni modo è opportuno ed importante che ciascuno si confronti con esperti del campo e professionisti del settore al fine di chiarire ogni eventuale dubbio, approfondire ogni aspetto e dettaglio.

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