Pensioni, torna in voga la proposta di Tridico: i pro e i contro dei ‘due tempi’

Si torna a parlare di riforma delle pensioni: in questo periodo torna sul tavolo la proposta a due tempi del presidente Inps Tridico.

La riforma previdenziale è da anni al centro della scena politica ma ben lontana dall’essere concretamente affrontata. E’ necessaria una legge specifica che rimoduli un sistema così complesso come quello pensionistico, di cui il nostro Paese ha un assoluto bisogno.

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Inps luglio 2022: cosa succederà?

Ciò che serve è un cambiamento strutturale corposo che tocchi tutti quegli aspetto fino ad oggi mai realmente affrontati, vale a dire che sia un supporto valido a donne, giovani, ai lavoratori precoci ma che risolva anche i problemi che affrontano coloro che devono riscattare la laurea a costi troppo elevati.

Inoltre devono essere applicate riduzioni fiscali sostanziose a chi si trova già in pensione e bisogna puntare sull’implementazione della previdenza complementare, che in Italia a differenza di altri Paesi europei stenta a decollare. Di pensioni si parla sempre troppo e allo stesso tempo troppo poco, senza mai concretamente entrare nel nodo della questione. In tempi di pandemia prima e di guerra adesso, il tema scottante della politica che sta realmente a cuore a milioni di italiani sembra essere stato dimenticato.

Proprio in questi giorni fa nuovamente capolino sul tavolo del governo la proposta di Tridico. Il presidente dell’Inps nell’ottobre 2021 aveva illustrato la sua proposta di riforma del sistema previdenziale durante un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, ma l’effetto sortito non fu quello sperato. Il premier Draghi e i suoi ministri vararono poi nella nuova Legge di bilancio Quota 102, l’Ape Sociale e Opzione Donna.

Torna in voga la proposta di Tridico

La proposta di Tridico che sembra tornare ora in auge a distanza di quasi un anno, mira ad una pensione a due tempi. In sostanza consiste nell’erogazione di una parte dell’assegno pensionistico uscendo dal lavoro in anticipo a 63-64 anni con il sistema contributivo e della restante parte con il sistema retributivo quando si raggiungono i 67 anni di età.  Di questa opportunità illustrata da Tridico avrebbero usufruito circa 332 mila persone e i costi si sarebbero aggirati sui 4 miliardi di euro per il periodo 2023 – 2027. Secondo il calcolo del presidente Inps l’erario dal 2027 al 2031 avrebbe potuto risparmiare altri 2 miliardi di euro.

Evidentemente però questa proposta non è risultata particolarmente vantaggiosa agli occhi dell’esecutivo che lo scorso anno non l’ha minimamente presa in considerazione. Più che sulla pensione a due tempi il Governo attuale sembra continuare a puntare sulla flessibilità in uscita ma solo con il conteggio di tutti gli anni con il sistema contributivo, come accade per Opzione Donna, per tutta la durata del pensionamento. Questo appare agli esperti una sorta di contentino, in quanto la questione delle pensioni andrà quanto prima affrontata in maniera ben diversa e più nello specifico.

Nessuno sembra voler mettere mani ad una riforma complessa e certamente difficile ma trovare le risorse non è impossibile: si potrebbe cominciare riducendo le pensioni d’oro, e sono tante quelle per le quali non figurano regolari versamenti previdenziali. Oppure si potrebbe contrastare in maniera efficace e produttiva l’evasione fiscale, o ancora utilizzare le risorse risparmiate dallo Stato con gli oltre 160 mila morti di Covid, l’85% dei quali pensionati, e con ciò che si è ottenuto con Quota 100.

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