Spread e tassi BTP un mix ‘tossico’ che preoccupa l’economia: cosa può accadere agli investitori?

Inflazione e timori di un peggioramento per le condizioni internazionali fanno temere per l’economia italiana.

Oggi lo spread viaggia attorno a 187 punti, con i tassi decennali che scendono fino al 2,85%.

economia Spread e tassi BTP un mix tossico

Il rischio recessione non sembra ancora scontato sulle previsioni positive anche se a ribasso della crescita del Pil in Italia. Tuttavia si teme un rallentamento delle grandi economie come quella Usa e quella cinese. La fiammata dei rendimenti dei Btp è forse l’indicatore più sensibile di una condizione generalizzata sul piano internazionale.

Francois Villeroy de Galhau, esponente del Consiglio direttivo della Bce guidata da Christine Lagarde ha affrontato il tema dei tassi pochi giorni fa. L’attenzione è stata rivolta all’impatto di un euro che continua a svalutarsi, potrebbe avere sull’indice dei prezzi al consumo dell’eurozona.

La Bce, è già pronta a un rialzo dei tassi e si attende il momento propizio all’interno del processo di normalizzazione delle tensioni con la Russia. La scommessa è quella di un rialzo dei tassi di 25 punti base a luglio, e di altre due strette monetarie entro la fine dell’anno.

Spread e tassi BTP; cosa può accadere all’economia italiana

L’Italia, oppressa ormai da anni dal problema del debito pubblico elevato, rimane vulnerabile agli aumenti dei tassi di interesse. Questi sono tuttavia inevitabili e si affiancano alla fine del programma di acquisti di asset (APP) che hanno reso sostenibile il finanziamento del debito pubblico. Nel caso specifico la volatilità dei rendimenti dei BTP è stata rafforzata dall’influenza sproporzionata che gli acquisti della Bce hanno avuto nel determinare i prezzi del mercato.

La trasmissione di tassi di interesse più elevati al debito pubblico richiede tempo; per avere un esempio un aumento dei rendimenti sulla curva dei rendimenti del 1% dovrebbe far salire di 3 miliardi di euro le spese per interessi dello stato il primo anno, e di quasi 6 miliardi di euro nel secondo anno. Valori che proporzione al debito complessivo sono sicuramente gestibili e che lascerebbero ancora più spazio di manovra la Commissione Ue dovesse prorogare la sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita al 2023.

Più che sostenere direttamente la finanza con l’acquisto di titoli di debito è importante scenario che l’Unione si concentri in modo più costruttivo sugli investimenti pubblici.

L’attuale contesto di mercato caratterizzato dal peggioramento della propensione al rischio e da condizioni monetarie più restrittive sarà deleterio per gli interessi sui Titoli di Stato a tutto favore degli investitori. Questi devono poter contare sulla credibilità italiana testandone la resistenza alle pressioni sulla sua solvibilità. L’aspettativa secondo gli analisti di ING è che uno spread BTP-Bund che nel breve termine può raggiungere fino 250 punti base. Visto che l’inflazione europea toccherà il picco solo alla fine di quest’anno, il trend a rialzo dei bond europei dovrebbe proseguire ancora per qualche mese.

In che modo l’aumento dell’inflazione danneggia chi investe in obbligazioni?

Quando salgono i timori per la crescita dell’inflazione, la grande domanda è quanto la situazione può aggravarsi e quanto può durare. È anche il caso degli investitori che al momento possono sfruttare gli alti tassi di interesse dei Btp.

L’aumento dell’inflazione danneggia infatti anche chi investe in obbligazioni; erode il loro potere d’acquisto in caso di cedole a tasso fisso e riducono il valore dell’obbligazione in termini di prezzo. La relazione tra tassi di interesse e valore delle obbligazioni è infatti di natura inversa. Maggiore e il rischio minore sarà il prezzo offerto per l’acquisto dell’obbligazione che sconterà sul suo rendimento un tasso di interesse più alto. A parità di altre condizioni quindi l’investitore può trovarsi esposto su un’obbligazione che perde valore rispetto al momento d’acquisto e che avrà quindi un rimborso minore alla scadenza.

Il tasso di interesse è una variabile chiave nella determinazione del valore delle cedole, ma queste possono non essere in grado di compensare la perdita di valore dell’investimento.

Un esempio delle variabili di rendimento di un titolo di Stato oggi

Se acquistiamo un’obbligazione a con scadenza a 5 anni e tasso fisso per 1000 euro riceveremo in un anno 1100 euro, corrispondenti a un tasso di interesse del 10%. L’aumento dei tassi di interesse può portare obbligazioni simili alla nostra a essere emesse a un tasso dell’11%. Il mercato sposterà il suo interesse sulle emissioni più remunerative e il nostro titolo comincerà a essere venduto o essere acquistato in misura minore. Il prezzo del nostro bond scende infatti a 963 euro, scontando sul prezzo il valore attuale a 5 anni all’interesse del 11%. Questo che significa che abbiamo registrato una perdita di 37 euro pari al 3,7% del capitale investito.

La variazione dei tassi di interesse ha effetti maggiori tanto più è lunga la scadenza del titolo obbligazionario acquistato e il suo valore sconta nel presente il valore di tutti i suoi flussi di cassa futuri. Per questo motivo una buona strategia per proteggere l’investimento obbligazionario dalla fluttuazione dei tassi di interesse può essere quella di ridurre l’esposizione alle obbligazioni a lunga scadenza. In alternativa è possibile acquistare obbligazioni a tasso variabile o indicizzati all’inflazione.

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