Crisi russa: l’ETF è lo strumento per mitigare la volatilità del portafoglio

Nelle ultime settimane, la volatilità del mercato è tornata a salire sensibilmente. Ecco gli ETF utili a mitigare gli effetti della crisi russa.

L’indice VIX o Volatiliy Index viaggia in questi giorni ai massimi da un anno a questa parte: il 7 marzo scorso sono stati superati i 36 punti, più del doppio rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

ETF crisi russa

Il Volatility Index è un parametro parte del Chicago Board Exchange che indica la volatilità del mercato azionario. Questo particolare strumento di riferimento viene osservato dagli investitori come punto di riferimento dell’incertezza o della paura.

Le cause nell’incertezza delle prospettive sul medio lungo termine degli operatori e dei trader sono molteplici. Lo scorso 24 febbraio, il presidente Vladimir Putin ha ordinato alle truppe russe di entrare in Ucraina. Lo scoppio del conflitto tra Mosca e Kiev ha fatto lievitare i prezzi delle materie prime, provocato il crollo del rublo, costretto la banca centrale russa a chiudere la Borsa di Mosca. Oltre a questo sulla Russia pesano le sanzioni internazionali e il pericolo piuttosto concreto di un default.

La storia insegna che a tutti i momenti di crisi succedono i maggiori periodi di crescita. Le opportunità di investimento si ripropongono in modo ciclico, aspettare e rimanere flat in momenti come questo può essere la strategia più semplice. Sebbene ciò sia un buon consiglio per gli investitori con prospettive di lungo termine e un’allocazione ben diversificata, per chi ha invece tempi di investimento più brevi, agire ora per preservare il capitale può essere la priorità.

Crisi russa: il contesto operativo e l’ETF per mitigare la volatilità del portafoglio

La guerra in Ucraina potrebbe far piombare il mondo in uno scenario molto diverso, le cui variabili sono oggi poco chiare. Il pericolo inflazionistico e la crisi energetica agitano lo spettro della stagflazione. La Russia, undicesima economia più grande del mondo è di peso medio e solo vagamente integrata con le catene di approvvigionamento globali. Non è un mercato importante per le esportazioni e le banche occidentali hanno già ridotto la loro esposizione alla Russia nel 2014 dopo l’annessione della Crimea. Se questo limita il rischio economico e finanziario, una fuga verso titoli rifugio può influire sul prezzo delle obbligazioni nei mercati emergenti. Dopo due anni di aumento dell’indebitamento i maggiori costi di finanziamento per i governi e imprese sono meno gestibili.

Insomma, nuove sfide possono attendere gli investitori limitati dagli effetti imprevedibili sull’economia di paesi che subiranno gli effetti della crisi Russa. In questo contesto alcuni ETF possono fornire un modo alternativo di ridurre il rischio mantenendo l’esposizione a un possibile nuovo ciclo rialzista.

Minimizzare il rischio con iShares Edge MSCI World Minimum Volatility UCITS ETF

Gli approcci che puntano a minimizzare il rischio tentano di costruire un portafoglio contenendo la volatilità all’interno di uno specifico paniere di titoli. Si investe puntando al valore intrinseco e operando con una leva inferiore, maturando una crescita del capitale più stabile e prevedibile. Un modo semplice per investire su un titolo già completo in questi termini è puntare su l’iShares Edge MSCI World Minimum Volatility UCITS ETF.

Con oltre quattro miliardi di euro in gestione, questo ETF cerca di costruire il portafoglio meno volatile possibile partendo dai titoli dell’indice MSCI Europe sotto una serie di vincoli. Questi riguardano la grandezza dell’esposizione su singoli titoli e settori rispetto all’indice MSCI Europe. La posizione difensiva di fondo dovrebbe compensare le variazioni eccessive, sia durante le fasi ribassiste che rialziste. Gli investitori non dovrebbero aspettarsi che generi rendimenti che battono il mercato, ma piuttosto puntare a una performance fluida che eviti in questo periodo la sovraesposizione a rischi difficili da calcolare.

Man mano che i recenti sviluppi convergeranno verso la loro conclusione, l’Occidente risponderà al nuovo provando a resistere a guerre commerciali, pandemia, interruzioni della catena di approvvigionamento e un ambiente politico sempre più imprevedibile.

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